"Sogno un Pd siciliano|con la stessa moralità emiliana" - Live Sicilia

“Sogno un Pd siciliano|con la stessa moralità emiliana”

INTERVISTA A GIUSEPPE ARNONE
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Un detto popolare dice che “i panni sporchi si lavano in casa” ma Giuseppe Arnone, consigliere comunale del Partito Democratico ad Agrigento ed ex presidente di Legambiente Sicilia, non sembra pensarla così ed è pronto a una “trasferta” in Emilia Romagna con lo scopo di “moralizzare il partito”.

Per le strade di Piacenza saranno affissi circa 200 manifesti in cui l’avvocato agrigentino chiede l’aiuto degli “amici e compagni emiliani” per sensibilizzare Bersani in merito alle vicende del partito nella città dei Templi. E per essere certo di raggiungere lo scopo e far breccia nel cuore del segretario nazionale, Arnone replicherà l’iniziativa anche a Bettola, paese natale di Bersani. “In questi mesi – scrive Arnone nei cartelloni – il mio impegno principale è quello di fare pulizia nel Pd agrigentino ed in Sicilia. E penso di vincere questa battaglia con il vostro contributo, coinvolgendo voi, corregionali del nostro ottimo segretario Pierluigi Bersani”.

“Chiedo – spiega Arnone a Livesicilia– che il Pd della mia terra abbia la stessa moralità del Pd emiliano. Voglio che Bersani sia consapevole della situazione che vive il partito ad Agrigento, dove c’è ‘leggerezza’ nei confronti del fenomeno mafioso e dove sono evidenti le logiche di ‘microfeudalesimo’ di cui ha parlato lo stesso Bersani in un intervento pubblico lo scorso 6 febbraio”. “Chiedo – aggiunge – che si faccia chiarezza su alcuni personaggi, su episodi di malaffare che riguardano esponenti del Pd ad Agrigento e provincia. Parlo, ad esempio, di Giuseppe Giuffrida, del caso ‘Manzullo’, dell’ex sindaco di Campobello di Licata Calogero Gueli”.

Arnone non esita poi a definire “truccato” il tesseramento ad Agrigento. “Nel 2009 – denuncia – la stessa commissione regionale di garanzia ha accertato che era ‘difforme’ dai regolamenti ma poi è stato ugualmente ritenuto valido. Nel 2010, invece, il tesseramento è partito solo alla fine di ottobre”.

E anche se il partito, tramite il rappresentante legale Antonio Misiani, ha diffidato la società di affissione e i Comuni di Bettola e Piacenza dall’accettare i manifesti, Arnone non demorde. “Ignora Misiani – replica in una lettera inviata alla società di affissioni ma anche a Misiani, Bersani, al sindaco e al questore di Piacenza – l’articolo 21 della Carta Costituzionale che attribuisce soltanto alla Magistratura ‘per atto motivato’, nel caso di delitto, la possibilità di impedire – con il sequestro – la diffusione di uno scritto o di un manifesto. Se, come sostiene liberamente l’onorevole Antonio Misiani, il manifesto fosse diffamatorio, a stabilirlo non deve essere certamente Antonio Misiani, bensì un giudice, con gli strumenti – querela, citazione in giudizio, art. 700 – che il Codice prevede. Per quanto riguarda l’utilizzo del simbolo, ai sensi dello statuto del Partito Democratico, sono un componente del gruppo consiliare del Partito Democratico al Comune di Agrigento, eletto quindi dal popolo. E, da avvocato, dico che ho pieno diritto ad utilizzare quel simbolo”. “Se poi (Misiani ndr.) ha necessità di qualche lezione di diritto, anche costituzionale – chiosa Arnone – vi è la mia piena disponibilità, anche in base alla solidarietà di appartenenti al medesimo partito, di fornirgli gratuitamente alcune interessanti spiegazioni”.

L’iniziativa di Arnone anima ulteriormente le già agitate acque in casa Pd. A dividere gli esponenti del partito in Sicilia sono i rapporti con il governatore Raffaele Lombardo alla luce dell’inchiesta catanese. La segreteria regionale ha deciso, con il placet di Bersani, di continuare a sostenere il presidente della Regione nonostante le critiche piovute da altri esponenti del partito.

Per Arnone “quello di Lombardo è il miglior governo della storia della Sicilia, con personaggi del calibro di Massimo Russo, Giosuè Marino, Caterina Chinnici, Gaetano Armao, Pier Carmelo Russo che hanno operato bene. Certo, con la vicenda catanese ci muoviamo su un terreno viscido, ma le dichiarazioni di chi tira in ballo Lombardo devono essere verificate. Le critiche che arrivano da alcuni esponenti del partito, come Capodicasa, sono strumentali”. Arnone propone quindi di “arrivare a un accordo con il presidente Lombardo. Se entro breve la situazione non si chiarisce in modo a lui favorevole dovrebbe autosospendersi evitando così ulteriori tensioni”.


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