PALERMO – Torna in lista a dieci anni dalla sua elezione al Parlamento europeo e ruggisce perché, da allora, “le tante battaglie” portate avanti in Commissione antimafia che guidava “sono state relegate – dice – a mero orpello”.
Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, ucciso dalla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, si candida con Azione alle Europee. E da ‘calendiana’ lancia una stoccata agli amici di un tempo del M5s: “Si sono incagliati nella rete del potere, altro che aprire le istituzioni ‘come una scatola di tonno’.
Sonia Alfano, dopo 10 anni di nuovo la candidatura alle Europee. Cosa è cambiato da allora?
“Sul piano politico non è cambiato nulla. Basta guardarsi in giro, la Sicilia è sempre sotto quell’assedio operato da gruppi di potere così radicati nel territorio da farmi dire che la democrazia, qui, spesso diventa una bella fiction. La cosa drammatica è legata al fatto che si stanno calpestando le istituzioni europee, perché le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, è sotto gli occhi di tutti, sono state trasformate in una resa dei conti nella maggioranza e nelle prove tecniche per le prossime Regionali e Politiche. Ma credo che lei voglia sapere anche come sono cambiata io. Ebbene, sono molto arrabbiata (incazzata si può dire?)”.
Penso di sì.
“Perché vedo che le tante battaglie portate avanti da me a Bruxelles, ai tempi della Presidenza della Commissione antimafia europea, sono state relegate a mero orpello. Per questo voglio tornare in Europa, con la consapevolezza che se non rompiamo quel legame empio tra istituzioni e sistemi criminali, non sarà mai possibile ricostruire sulle macerie che ci stanno attorno. Perché siamo tra le macerie, e quello che sta accadendo per le strade di Palermo, lo dimostra in modo plastico, tra le ‘spaccate’ contro i negozi e lo spaccio di crack”.
Lei è stata tra gli antesignani del M5s in Sicilia, ai tempi degli ‘Amici di Beppe Grillo’: poi cosa è successo?
“Vi ricordate la famosa promessa dell’aprire le istituzioni come una scatoletta di tonno? Beh, si sono incagliati come delfini nella rete del potere, al movimento di Beppe Grillo è successo esattamente il contrario. Dalla protesta alla proposta c’è un abisso. E quasi nessuno all’interno di quel movimento ha saputo governare quella delicata fase di crescita. Devo recitare un mea culpa? Si, probabilmente sì”.
Su cosa di preciso?
“Avevamo la possibilità di cambiare l’Italia ed invece è stata la casta che combattevamo a cambiare noi. Devo anche far notare, mio malgrado, che una parte sebbene residuale del popolo dei Cinquestelle agisce sui social in maniera volgare e aggressiva. Ha idea delle offese personali e delle minacce che ricevo sui social? Per questo rivolgo un appello a Giuseppe Conte: faccia tacere quegli sconsiderati che usano la bandiera dei Cinquestelle come un manganello, virtuale, ma pur sempre manganello. La mia storia personale non lo consente”.
Qual è l’obiettivo di Azione in queste elezioni europee nella circoscrizione Isole?
“Vogliamo vincere, vogliamo superare il quorum, vogliamo dimostrare che esiste una Sicilia (ed anche una Sardegna) dove il voto è libera espressione delle idee e non mercimonio. Le condizioni ci sono tutte, me ne accorgo andando in giro per la Sicilia. Le persone, donne e uomini e tanti ragazzi, hanno capito l’importanza di questo turno elettorale e non sono disposti a farla passare liscia ai vecchi dinosauri del partito unico siciliano. Ho citato Alfio Caruso”.
Lei è uno dei volti dell’antimafia in Sicilia, altri ce ne sono in altre liste. Non c’è il rischio che diventi un brand?
“Magari fosse solo un brand. Sulla recente storia dell’antimafia andrebbe scritta un’intera enciclopedia. Secondo me è un errore immaginarci come una sorta di riserva indiana. È un’offesa all’intelligenza dei siciliani. Ognuno di noi ha la sua storia personale. Poi, prima o poi andrà fatta una riflessione seria e coraggiosa su cosa significhi fare antimafia oggi”.
In una intervista a LiveSicilia Rita Bernardini, capolista di Stati Uniti d’Europa, ha difeso il diritto di Totò Cuffaro a fare politica. Azione è invece andata sempre in rotta con l’ex governatore.
“Comprendo la posizione di Rita Bernardini. Dal suo punto di vista, quello di una donna che si è battuta per i diritti civili, per la situazione delle carceri, l’analisi è ineccepibile. Perché ha un portato sociologico che si fonda su una storia profonda. Ma anche il mio punto di vista, che come tutti sanno è diametralmente opposto, ha le sue ragioni. E secondo me, ad una attenta analisi, sarebbe opportuno che il ‘cuffarismo’ non trovasse più spazio nell’agone politico. Non è una questione personale. D’altronde, al netto di ogni altra considerazione, se non sbaglio Cuffaro è in politica da oltre 40 anni”.