Pugno duro per i postini del capomafia di Altofonte Domenico Raccuglia. Trentasette anni di carcere per cinque imputati. La sentenza è della Corte d’appello di Palermo.Questi gli imputati e le rispettive pene: Mario Salvatore Tafuri, titolare della Tafuri Costruzioni e gestore dell’impianto di calcestruzzi Co. edil. cem di Altofonte (9 anni), Girolamo Liotta, imprenditore edile di Camporeale (9 anni), Giacomo Bentivegna, dipendente della Co. edil, cem (9 anni), Giuseppe Campanella, impiegato del comune di Salaparuta (7 anni), Marco Lipari, imprenditore agricolo di Camporeale (tre anni e 6 mesi).
Secondo l’accusa, che ha retto anche in secondo grado, facevano parte della rete di fiancheggiatori che ha contribuito alla lunga latitanza di Mimmo Raccuglia. La latitanza del veterinario, durata quindici anni, finì in un appartamento di Calatafimi. Quindici anni che non gli impedirono di riunirsi con la famiglia per le vacanze e addirittura diventare padre per la seconda volta. Tutto merito, secondo l’accusa, della rete di favoreggiatori che smistavano la sua posta e organizzavano gli spostamenti.
Raccuglia è stato già condannato a tre ergastoli, tra cui quello che gli è stato inflitto per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo). Quando parlavano al telefono, per non farsi scoprire, i postini chiamavano i pizzini pillole. E per la consegna dei messaggi più delicati ricorrevano ad escamotage a prova di polizia lanciando le lettere giù da un viadotto dove altri emissari sapevano di trovarli. Stratagemmi che non hanno impedito prima l’arresto e oggi la seconda condanna.