"Sono io l'elemento di discontinuità | Solo così si può rompere col passato" - Live Sicilia

“Sono io l’elemento di discontinuità | Solo così si può rompere col passato”

Parla Enrico Foti: uno dei tre candidati alla poltrona di Rettore.

CATANIA. Enrico Foti è pronto. Torniamo a trovare il direttore del dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’università degli Studi di Catania a distanza di qualche settimana. La corsa a tre alla poltrona di Rettore è ufficialmente scattata.

Direttore, che quadro si sta delineando?
“Sta venendo fuori un quadro tuttosommato articolato nel senso che da una parte abbiamo i due candidati della Scuola di Medicina che si propongono in continuità con l’amministrazione Pignataro mentre io mi propongo come elemento di discontinuità con tutto il passato. Dal passato prossimo a quello remoto”.

In questi ultimi mesi ha tastato il polso dei docenti e del personale tecnico-amministrativo: e, allora, Le chiedo cosa accadrà alle elezioni ormai imminenti?
“La mia percezione è che da parte della comunità universitaria vi sia un gran desiderio di guardare avanti e di mettersi alle spalle una stagione di conflitti e, comunque, tormentata. E che ha tanti piccoli problemi che vanno a svantaggio dei nostri studenti che devono essere, invece, sempre al centro della nostra attenzione. Ma la nostra comunità sceglierà per il meglio”.

Cosa dice ai suoi “competitor”?
“Sono due persone da me stimatissime. Ma credo che io possa rappresentare una forza di innovazione maggiore”.

Immaginava una non-ricandidatura di Pignataro?
“No. Devo dire di no. Immaginavo, al contrario, una sua candidatura. Ma immagino anche che sia stata una scelta meditata e molto personale: io, comunque, lo ringrazio per l’attività che ha svolto in questi quattro anni”.

Tre punti essenziali del Suo programma.
“Anzitutto, io partirei da un punto zero: pacificare e riportare armonia. Dopodichè, dobbiamo mettere in moto la macchina approvando le cose che sono state esitate nell’ultimo periodo e che sono state dichiarate illegittime. E’ necessario sbloccare l’attività di una macchina che è ferma. Vorrei ricordare che siamo con un esercizio provvisorio da un punto di vista della contabilità. Inoltre, occorre dar seguito alla composizione di tutti gli Organi istituzionali che ancora devono essere formati”.

Cos’altro?

“Occorre dare respiro all’azione dell’Università attraverso una didattica rivolta agli studenti. Noi abbiamo perso 13 mila studenti in pochissimi anni: sono numeri importantissimi anche dal punto di vista economico”.

Perché si sono persi tutti questi studenti?
“C’è, anzitutto, una componente sulla quale non possiamo agire e che è di povertà territoriale: ma anche, in parte, per un venir meno della nostra autorevolezza come Università. Non riusciamo più a proporre percorsi attrattivi. Altro punto è quello di aprirsi alla città. Dobbiamo divenire agorà aperta a tutti indipendentemente dai colori politici: non si può essere espressione solo di una parte. E, assieme, essere elemento di stimolo per il territorio”.

Non sembra semplicissimo metterlo in pratica…
“Quello che voglio dire è che sto scoprendo una quantità di eccellenze e capacità inespresse che vanno coagulate e convogliate. In parte, sono anche mortificate dall’impossibilità di promozione che dobbiamo avviare senza indugio e senza dimenticare il personale tecnico-amministrativo che è un supporto essenziale per tutte le nostre attività”.

Che confronto si attende con i suoi colleghi candidati?
“Un confronto sereno incentrato sui programmi e sui contenuti”.

Davvero i prossimi 6 anni di mandato saranno determinanti per il futuro dell’Ateneo?
“Assolutamente sì. Io credo che l’Università sia stata vista per troppo tempo come un posto che poteva offrire tanto in termini di sottogoverno: oggi, al contrario, l’Università è un bene prezioso che va accudito e curato. Viviamo in un territorio difficile ma, proprio per questo, dobbiamo aumentare il senso di appartenenza e partecipazione. Se posso esprimere una mia sorpresa in positivo è quella di avere toccato con mano le tante Eccellenze della nostra Università. Abbiamo realtà incredibili che, però, non riusciamo a rappresentare all’esterno: qui a Catania abbiamo professori che sono luminari a livello mondiale”.


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