PALERMO- Dal vuoto di una vetrina spaccata, tra via Roma e la stazione, passa un mondo di inquietudini, di violenze e di vite perdute. Anche certe strade, in questo angolo di Palermo, sono perdute. Pure alcune biografie smarrite si aggiungono all’elenco e chissà se si ritroveranno mai.
C’è un ragazzo che attraversa, senza badare al colore del semaforo. Piazza, forse con un gessetto, degli schizzi sull’asfalto. Almeno sembra. C’è una vitalità confusa, colta in una visione d’insieme. Ma, fra poche ore, al calare del buio invernale, scatterà un non dichiarato, eppure periodico, coprifuoco.
La vetrina spaccata ancora una volta
Sos Palermo. Per il ‘Gran Cafè Torino’, dunque, con la sua vetrina spaccata, nell’ennesimo colpo testimoniato da un video. Siamo a quota cinque in poco meno di un anno. E pare quasi male chiedere a Maria Teresa Macchiarella (nella foto), la titolare: come vi sentite?
Infatti, lei risponde, con garbo: “Siamo stanchi” Ma poi si presta per la video-chiacchierata. E ancora parla di abbandono, di assenza, di speranze difficili, di coraggio. Di via Roma che dovrebbe essere “ripopolata”. Ma lo fa con un velo di tristezza, Maria Teresa che non smette di combattere per il suo lavoro, per la sua famiglia. Come quando sei sotto assedio e, all’orizzonte, non si intravvedono i rinforzi.
E ha ragione. E hanno ragione. A che serve raccontare immancabilmente lo stesso dramma, la stessa visuale, lo stesso sconforto? Finisce quasi per essere involontario voyeurismo che aggrava lo spirito, se il paesaggio non muta. Sos Palermo.
Le lotte e l’insicurezza
Eppure, da qui, dalle strade perdute del crack, delle spaccate, nel cuore di una porzione di città derelitta, sono passati in tanti. I politici, con le promesse dei politici. L’arcivescovo di Palermo – Don Corrado – con denunce appassionate e messaggi genuini. Sfilò in corteo un popolo che chiedeva audizione e che si ritrova in un clima insicuro, alla casella di partenza.
Sos Palermo. Chi sono le ombre della notte che spaccano vetrine e hanno la vita spaccata? “Dietro c’è spesso la droga, ci sono i consumatori di crack”, dice Nino Rocca, una vita spesa al servizio delle fragilità più in bilico.
L’escalation dello spaccio
“Tanti sono i modi per procacciarsi i soldi – dice Rocca -. C’è la ricettazione, c’è la prostituzione, perfino dei minorenni, c’è il furto, c’è chi consuma e spaccia… Siamo in una fase molto grave e il denaro che circola finanzia la mafia. Chi si fa di crack può spendere duecento euro al giorno e poi si butta sull’eroina, sul metadone…”.
Rocca continua a combattere nella squadra del bene: “Uscire dal crack è molto difficile. Sappiamo che la vicina Ballarò è una piazza di spaccio. Il quartiere andrebbe bonificato, non con la repressione. Ci vorrebbero molti centri di accoglienza, aperti notte e giorno”.
“Abbiamo sottolineato più volte l’emergenza – insiste fra’ Gaetano, cappuccino, parroco valoroso di Sant’Antonino – ora siamo in un momento di regresso. Le istituzioni lasciano molto a desiderare, riguardo alla presenza sul territorio. Ci vorrebbe una maggiore costanza dei servizi sociali. La dispersione scolastica è un fenomeno grave. Lo spaccio di droga è in piena escalation”. Sì, fra’ Gaetano combatte.
Missionari in trincea
La stazione centrale si staglia, lucente, sorvegliata e ordinata: un fortino di efficienza nel deserto. Nell’atrio si sta organizzando il presepe. “Speriamo – dice chi ci lavora – che la città venga a vederlo e che trovi un po’ di conforto”. I punti di ristoro, tra panini e patatine, accolgono una folla allegra di ragazze e ragazzi. Nella piccola cappella qualcuno si raccoglie in preghiera, per un’oasi di pace.
Qui, quando calerà il buio invernale, ci saranno altre ombre. Ci saranno i poveri, gli sfrattati, i clochard. Quelli che hanno fame. Quelli che dormono nel cartone.
Da queste parti, dal suo Sos Palermo, Biagio Conte cominciò la missione di un’intera esistenza in saio e sandali. Voleva partire per l’Africa, ma capì che la trincea era dietro l’angolo. Il prossimo 12 gennaio saranno due anni che Fratel Biagio è spirato, nel mezzo della sua buona battaglia.
La sua opera immensa continua grazie a chi ne ha condiviso sogni e patimenti. Ma quella voce unica che, da sola, rischiarava il buio, che si lasciava ascoltare e all’occorrenza gridava, manca a tutti. Niente prenderà mai il suo posto, sul cuore delle strade perdute.