Spaccio a Falsomiele | Il Riesame conferma 9 arresti - Live Sicilia

Spaccio a Falsomiele | Il Riesame conferma 9 arresti

Lo spaccio a Falsomiele

Il tribunale conferma 17 provvedimenti cautelari che il gip aveva annullato. Il ricorso in Cassazione blocca però il ritorno in carcere della stragrande maggioranza degli indagati.

PALERMO – Falsomiele si conferma una delle principali piazze dello spaccio di droga a Palermo. O meglio, il popolare quartiere è diventato un ipermercato dello stupefacente in grado di fornire a decine di clienti ogni tipo di sostanza: cocaina, eroina, hashish e marijuana. Venduta sia al dettaglio che all’ingrosso.

Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare per 17 persone, di cui 9 agli arresti domiciliari. Si tratta di provvedimenti che una prima volta il Gip non aveva applicato per mancanza del requisito dell’attualità. Ora, su appello dei pubblici ministeri, il Tribunale ha applicato le misure. “Una applicazione, al momento, solo sulla carta visto che – come spiega l’avvocato Tommaso De Lisi – il nuovo ricorso in Cassazione che abbiamo già presentato e per il quale attendiamo l’esito sospende l’esecutività delle misure per la stragrande maggioaranza degli indagati”.

Le indagini erano partite tre anni fa (procuratore aggiunto Teresa Principato, pm Sergio Barbiera e Gianluca De Leo. Il Riesame ha ora confermato i domiciliari per Gioacchino Stassi, 46 anni, Vincenzo Cocuzza, 34 anni, Giuseppe Labruzzo, 32 anni, Salvatore Bisiccè, 24 anni, Bruno Calderone, 32 anni, Gregorio Ribaudo, 32 anni, Antonio Persico, 22 anni, Francesco Lo Nardo, 30 anni, Vincenzo Ribuffa, 27 anni.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Antonino Ribuffo, 30 anni, Giovanni Bisiccè, 31 anni, Salvatore Bisicce’, 25 anni, Arcangelo Traina, 25 anni, Giuseppe Bisicce’, 25 anni, Marco Bisicce’ 25 anni. Due hanno l’obbligo di dimora: si tratta di Salvatore Giappone 35 anni e Antonino Fiorentino 23 anni.

Nel corso dell’indagine i carabinieri avevano filmato centinaia di cessioni di droga. Settantuno i consumatori segnalati alla Prefettura. Nella piazza dello spaccio operavano ogni giorno una quindicina di persone fra pusher e vedette pronte a segnalare l’arrivo di macchine sospette. Per rendere più complesso il lavoro degli investigatori chi riceveva i soldi non era mai lo stesso che consegnava la singola dose. Gli spacciatori prendevano le “ordinazioni” al telefono. Utilizzavano schede intestate spesso a tossicodipendenti disposti a cedere la loro “sim” in cambio di una dose. E al telefono bisognava essere prudenti. Si discuteva di caffè da prendere al bar piuttosto che dell’acquisto di macchine, motori, scarpe, borse. Non tutti, però, avevano rispettato la regola del silenzio. I più giovani si erano lasciati scappare frasi esplicite.


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