Stabile, tra debiti e inadempienze |La sfida di Pace per salvare il teatro - Live Sicilia

Stabile, tra debiti e inadempienze |La sfida di Pace per salvare il teatro

Al vaglio il piano di risanamento dell’ente. Novità importanti a proposito del personale e statuto dell'ente.

CATANIA – “L’uomo dei teatri”, è l’appellativo attribuito a Giorgio Pace, il commissario straordinario chiamato a salvare il palco di prosa più antico di Catania. Già apprezzato capo del Foos e prima ancora direttore operativo del Teatro Massimo di Palermo, il suo compito al teatro Stabile non sarà più semplice degli altri. Ma il commissario è ben noto per l’ottimo esito raggiunto in seno all’orchestra sinfonica siciliana, esito fortemente legato al modello organizzativo proposto da Pace, e dovuto proprio alla linea d’azione “intransigente” con cui ha messo a segno una serie di risultati. Un precedente che – alla luce di quanto emerso dall’ispezione eseguita dagli ispettori chiamati a verificare lo stato gestionale, finanziario e amministrativo dell’ente – ha spinto l’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo a nominarlo commissario straordinario. Ma il sentirsi addosso una tale responsabilità è un pensiero che non lascia del tutto indifferente Pace, che tuttavia si dice fiducioso.

“Ho accettato per due motivi: innanzitutto perché ho a cuore questo ente, secondo perché sono cresciuto qui a Catania. Poter farvi ritorno mi ha dato un’emozione particolare. Mantengo anche il ruolo di sovrintendente dell’orchestra sinfonica siciliana, quindi riuscire a conciliare i due ruoli sarà uno sforzo non indifferente da parte mia”.

Laureato in fisica, modicano, il commissario straordinario ha già studiato le carte, un faldone che illustra non senza un pizzico di sbigottimento. “D’ora in avanti tante cose non saranno più tollerate” – avverte. “Quello che ho già avuto la possibilità di valutare sono i debiti, eclatanti. Una situazione finanziaria molto grave. Il debito ammonta ad oltre 12 milioni di euro. Inadempienze verso attori, compagnie e artisti che rivendicano giustamente quanto gli è dovuto. Ciò non consente di lavorare serenamente”. 

Ma già al vaglio il nuovo potenziale piano di risanamento dell’ente. L’accesso al Ris (fondo rotazione interventi straordinari) sarebbe l’unica via risolutiva che metterebbe l’ente al riparo da nuove richieste di sequestro. “Il piano prevede il ricorso ad una alla legge importante, quella del 2013 dedicata agli enti che presentano una sovraesposizione di debiti. Ci consentirebbe di ristrutturare il debito almeno per vent’anni, riducendolo almeno del 40%. E bloccando tutte le richieste di pignoramenti. Sarà questo il primo passo per tentare di rimettere in cammino il teatro. La procedura è realizzata tramite la collaborazione con vari comitati fra cui l’ente teatro di Sicilia con cui stiamo lavorando per valutare se l’operazione è fattibile: i requisiti per fare tutto questo al momento pare che ci siano”.

Quando il teatro stabile potrà nuovamente iniziare a produrre, secondo lei?

Presto. Stiamo preparando degli spettacoli al teatro greco di Catania per il 15 settembre con Pippo Pattavina e Luigi Lo Cascio, in “Canto delle Sirene”, un recital con musicisti e artisti per la regia di Ezio Donato. Siamo già in contatto con il responsabile di Tindari per fare altre cose a Palazzolo Acreide. Ci muoveremo nello scorcio di quest’estate che sta per finire nell’ambito dell’organizzazione dell’assessorato al Turismo palcoscenico siciliano. Stiamo anche studiando per mettere su un vero e proprio cartellone per 2016-17. L’ambizione è di offrire una programmazione artistica di tutto rispetto sempre compatibile con le nostre risorse e senza contrarre debiti nei confronti degli artisti che vengono qui a lavorare per noi. Innanzitutto, però, mi rivolgo ai nostri abbonati e a quanti hanno a cuore le sorti di questo ente. Sono loro che ci devono aiutare a salvare questo teatro. Noi ci siamo.

Ma tornando ai problemi. Rimane in sospeso la questione dei bilanci. Quello del 2014 chiuso col patrimonio netto di oltre 6 milioni di euro in negativo e quello del 2015 ancora da approvare. Come sciogliere questi nodi?

“Quello del 2015 purtroppo è un bilancio non mio, ma che mi toccherà approvare. Lo presenterò a breve all’assemblea dei soci. Un documento che presenta un disavanzo di oltre 1.450,000 euro. Finora tutti hanno approvato bilanci negativi senza chiedersi il perché, un fatto davvero grave. Il patrimonio negativo è formato dai disavanzi che ogni anno vanno ad accumularsi.

Secondo Pace, il bilancio parla chiaro. Non servono giri di parole.

“Il bilancio negativo si riferisce ad una gestione negativa. Parliamo di un giro di affari ben al di sopra di quello che potrebbe registrare normalmente un ente come il nostro, che ha un fatturato attivo di 5 milioni di euro e altrettanto di passivo. Un teatro non può arrivare ad accumulare debiti per 12 milioni di euro, un patrimonio netto negativo che ammonta a sei milioni e un disavanzo che ogni anno vanno da due, uno e mezzo. Questo fino a ora è stato tollerato ma non sarà più così”. 

Altra questione scottante è quella del personale. Su questo fronte, Pace ha già in mente una rivoluzione. “Ho già presentato l’integrativo aziendale e affronterò il rinnovo nei termini della compatibilità economica e sulla base dei livelli occupazionali dell’ente. Non licenzieremo nessuno, sia chiaro. Cercheremo di salvare il salvabile, ma opereremo per nuove soluzioni fra cui contratto di solidarietà e part time verticale”. E precisa: “Circa 35 dipendenti, presenti dodici mesi l’anno che percepiscono 15 mensilità questo ente non se li può permettere. Amplieremo la base produttiva questo è logico. Ma se siamo impegnati 8 mesi all’anno non possiamo pagarne 12”. 

Quindi in realtà in passato non si sarebbe proceduto con tagli a benefici e promozioni così come era stato detto?

“Non solo non ci sono stati tagli, ma addirittura sono state fatte assunzioni. Per carità, non voglio soffermarmi sul passato perché ci porterebbe lontano, e nessuno mi obblighi a farlo non avendo nessuno le carte in regola. Tutti erano presenti, e sono arrivati a 12 milioni di debito. D’ora in avanti ci adopereremo anche attraverso un confronto serrato con i sindacati, perché è importante il consenso dei dipendenti. 

Ma alla luce di un quadro economico così complesso e grave si sente di affermare dunque che sono stati commessi dei clamorosi errori?

Molti. 

E a chi apparterrebbero le responsabilità?

Non sta a me definirle, ritengo che tutte le parti in causa ne abbiamo una fetta, perché tutti erano presenti e hanno approvato quei bilanci. Proporrò all’assemblea dei soci varie questioni, fra cui quella relativi ai debiti, ai bilanci e al piano integrativo. Non ultima, la questioni degli immobili. 

E proprio in merito alla questione della sala del Teatro Musco di via Umberto, già oggetto di procedura di sfratto lo scorso 8 luglio, commenta: “Purtroppo i proprietari dello locali attraverso una visione assolutamente miope hanno messo i catenacci alla struttura una settimana prima che io mi insediassi: una mossa sbagliata a mio avviso. Nei prossimi giorni incontrerò i proprietari e porrò all’attenzione dei soci la questione: occorre capire cosa fare di questo immobile. Da decine di anni paghiamo un affitto di seimila euro al mese: credo che sia già stato abbondantemente pagato questo immobile da parte nostra. Non ha senso continuare a corrispondere soldi di affitto in eterno, anche perché non ce lo possiamo permettere. Venirne in possesso mi sembra la scelta più giusta e oculata, visto che la famiglia ha deciso di cederlo, finalmente. Quindi se Comune, Regione tutti insieme converranno su questa ipotesi si farà una valutazione tutti insieme per pagare un mutuo”. 

Altra emblematica questione riguarda la sede di Zia Lisa dichiarata inagibile. “Anche qui si paga un affitto per un locale in cui non ci lavora un solo dipendente” – dice – “Altro spreco che va avanti da sempre. Sono dei capannoni, prima adibiti a laboratori e ora adoperato per il deposito delle scene e costumi. Nessuno qui ha mai preso le carte intervenendo per una disdetta del contratto d’affitto, giusto per non continuare a pagare inutilmente un affitto di un locale inagibile. Il Comune avrà decine di locali che potrebbero essere adibiti a deposito. Ebbene, tutti questi fattori fanno la crisi di un ente come il teatro Stabile. Una gestione che si occupa solo di certe cose, tralasciandone altre, può essere definita solo ‘disamministrazione’.

Ma la programmazione artistica del teatro Stabile avverrà nel segno delle sinergie. “Ho già intrapreso un dialogo col sovrintendente del teatro Biondo, Roberto Laimo al fine di avviare una serie di coproduzioni con Palermo. Una scelta che spero possa superare quelle gelosie e polemiche che non hanno nessun senso. Sarà una collaborazione organica fra teatro Stabile e teatro Biondo di Palermo. Si dice che la mia nomina sgomberi il terreno da molti ostacoli, quindi avendo già avuto riscontro, sono fiducioso”. 

Grosse novità anche per lo statuto. “È arrivato pochi giorni fa un decreto dell’assessorato al Turismo che impone la modifica dello statuto in ordine agli organi statutari di gestione: il Cda sarà composto da tre soggetti: uno nominato dalla Regione siciliana, uno nominato dal Comune di Palermo e un altro nominato dall’ente teatro di Sicilia. Una volta approvata la modifica, si potranno rinnovare gli organi e normalizzare la gestione. Il Commissario ha sempre un termine, deve raggiungere alcuni obiettivi e poi lasciare a chi governa. Mi pare corretto così”.

 

 

 


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