Palermo, Amap: stipendi sbloccati, ma i pm dicono no al piano

Stipendi Amap sbloccati, ma i pm dicono no al piano aziendale

Cento milioni ai raggi X e torna di attualità la storia di una transazione con Iacp

PALERMO – La Procura europea sblocca 3 milioni di crediti del Comune di Palermo in favore di Amap, ma i pubblici ministeri dicono no al piano della società che gestisce il servizio idrico in città.

Da una parte, dunque, si sblocca il pagamento degli stipendi dei 700 dipendenti, dall’altra restano pesanti ombre sul futuro. Amap, infatti, aveva proposto di sequestrare al posto dei 20 milioni, decisi dal giudice per le indagini preliminari, altri beni immobili e mobili, sbloccando così la liquidità aziendale.

Istanza respinta

I procuratori Calogero Ferrara e Amelia Luise hanno respinto l’istanza che metteva sul piattola sede di via Volturno (sulla cui valutazione c’è differenza di vedute), i mezzi dell’azienda (da lasciare in uso alla stessa) e 8,6 milioni previsti dalla transazione con l’Istituto autonomo case popolari. I pm europei continuano a scavare. Finora l’indagine si è concentrata sul prestito a tasso agevolato ottenuto dalla Banca europea dei finanziamenti. Secondo l’accusa, Amap avrebbe fatto carte false prima per ottenere e poi per non perdere il finanziamento. Ora si guarda ad altri cento milioni di finanziamenti comunitari ricevuti dalla società di via Volturno nell’ultimo decennio. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo stanno esaminando i libri contabili.

Il sequestro rende attuale una storia ricostruita da Livescilia l’anno scorso. Amap aveva proposto ai pm di sequestrata il credito di 8.6 milioni che deve incassare dall’Istituto autonomo case popolari. Secondo la Procura, però, ci sarebbe un alto rischio di insolvenza e poi sarebbe esigibile solo dal 2027. Una transazione – un parte del debito pagato subito e il resto a rate – aveva chiuso il caso legato a 15 milioni di euro per consumi idrici non pagati da chi abita gli immobili assegnati dallo Iacp. Molti li hanno occupati abusivamente, come nel caso di interi edifici nel rione Zen, e non sono neppure di proprietà di Iacp ma di enti disciolti (Ina Casa, Icogap, Gescal, Incis), del Demanio dello Stato e della Regione (tra cui le 320 case allo Zen).

Lo Iacp era stato condannato nel 2013 a pagare il debito. Nessuno aveva deciso di impugnare la decisione divenuta definitiva. In passato non si è cercato di resistere, di capire l’origine del debito, se i soldi fossero dovuti. L’Istituto è stato assente. Neppure si è costituito in giudizio e il decreto ingiuntivo è divenuto irrevocabile.


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