CATANIA. Stm a rischio declassamento. La buona notizia è che l’Europa mette a disposizione cento miliardi di euro per raddoppiare le produzioni di semiconduttori per le aziende del Vecchio Continente, la cattiva è che a Catania non arriverà un solo centesimo. La denuncia arriva dai segretari della Cisl e della Fim, Rosaria Rotolo e Pietro Nicastro, che mettono in guardia dalla strategia di investimento che depotenzierà ulteriormente il siti catanese della Stm. Si materializzano, insomma, le paure che sindacalisti e lavoratori avevano espresso durante lo sciopero del mese scorso. “Il motivo – spiegano Rotolo e Nicastro – scaturisce dalle attività che sono in atto in questi giorni a livello europeo e nazionale, dove la commissione delle multinazionali dell’elettronica, la cosiddetta Electronic Leader Group, sta decidendo le strategie per dare un forte impulso al settore industriale dei microchip, ma solo in Germania, Francia e Nord Italia”.
Sul banco degli imputati ci sono le istituzioni locali. “Ciò succede – ha spiegato Nicastro – perché non esiste una programmazione dello sviluppo industriale regionale per le eccellenze presenti nella nostra Isola, ed è una grande responsabilità di chi governa che è assente alle vere esigenze del territorio per una crescita che nei prossimi anni non interesserà la Sicilia. Al Nord Italia, invece, sappiamo di incontri già fatti con le istituzioni lombarde per cogliere tale grande opportunità di investimenti”. I timori del sindacato sono legati all’annuncio delle vendite delle quote azionarie di St Microelectronics da parte del Tesoro, nell’ottica di un alleggerimento del debito pubblico, una intensione palesata nei giorni scorsi . L’operazione rischia di favorire gli stabilimenti francesi dell’azienda a danno di quelli italiani in generale e di quello catanese in particolare.
“Tutto questo – denunciano i sindacalisti – mentre la politica italiana e, soprattutto quella siciliana sono assenti”. Sull’argomento interviene pure Luca Cangemi, componente del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, che sottolinea l’assenza di una politica industriale nel nostro Paese e non risparmia critiche all’esecutivo nazionale. “La decisione del governo Letta di mettere in vendita le quote in suo possesso della StM rappresenta un colpo durissimo all’economia di Catania, della Sicilia, dell’intero mezzogiorno”. Così facendo “Si rischia, da subito, di creare una situazione di squilibrio gravissimo con l’altro governo presente nel capitale di StM, quello francese, accentuando il vantaggio degli insediamenti transalpini e riducendo in una condizione definitiva di minorità quelli italiani e in particolare il già penalizzato sito catanese”, continua Cangemi. Tutti chiedono a gran voce l’impegno del sindaco Bianco e del presidente della Regione Crocetta.
Il primo cittadino non si fa trovare impreparato. “Ho chiesto un intervento tempestivo dell’assessore Vancheri, che alle otto e trenta di questa mattina è arrivata a Catania per mettersi a lavoro”. “Abbiamo avuto due ore di intenso colloquio su tutto ciò che riguarda la vicenda della StM”, dice Bianco che vede negli investimenti europei una “grande opportunità” perché “quello catanese è l’unico stabilimento nella zona dell’obiettivo 1”. Su quali basi poggi l’ottimismo del sindaco, al momento, non è dato sapere.