PALERMO – “Ho sempre fiducia nei magistrati. Loro hanno fatto fino in fondo il loro dovere nella ricerca serrata della verità sulle stragi. Ma ci sono altri che devono dare un contributo e parlare. Magari Totò Riina, chissà…” Maria Falcone, la sorella del magistrato ucciso il 23 maggio 1992, ha aperto con queste parole, stamattina, la giornata del ricordo all’interno dell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. A distanza di 21 anni dalle stragi, è proprio l’accertamento della verità il tema centrale delle celebrazioni dal luogo in cui tutto iniziò. Alla presenza delle migliaia di studenti che hanno raggiunto il capoluogo a bordo delle navi della Legalità, è stato Pietro Grasso, Presidente del Senato, a ribadire il ruolo fondamentale dello Stato nella lotta a Cosa nostra:
“La mafia – ha detto Grasso – resta un grave problema per la democrazia. Le sue radici profonde, la sua presenza organica nell’economia, nei sistemi illeciti e decisionali, l’ampliamento della sua sfera di influenza, sono evidenti. Per questo Stato deve essere e deve e apparire forte e rigoroso, al fianco dei cittadini onesti. Inappropriato – ha aggiunto il Presidente del Senato – che le proposte di legge di lotta alla mafia possano essere considerate divisibili. L’unica divisione concepibile, infatti, è quella tra onesti e corrotti. D’altronde – ha precisato – il vento soffia in un’altra direzione. Giovanni e Paolo ci hanno lasciato una grande eredità, che merita impegno e coerenza: chi rappresenta le istituzioni dovrebbe guardare alla loro vita”.
Ed è nella stessa direzione di unità e coerenza che si sono mosse le parole del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri: “Tutto ciò che mira alla legalità non può essere divisivo. Dobbiamo cercare di fare il meglio per il Paese, quindi impegnarci tutti per dare risposte. Il nostro contributo è formato anche dall’attività di confisca nei confronti dei patrimoni di Cosa nostra – ha aggiunto il ministro – ma serve una forte azione internazionale per essere efficaci. Inoltre, è necessario non sottovalutare il mondo del web, un grande mondo che sfugge ai controlli e in cui la mafia si muove. La battaglia – ha concluso – è ancora lunga, ma grandi risultati sono già stati ottenuti. Dobbiamo togliere il denaro alle mafie, ma dobbiamo farlo con strumenti più sofisticati”. I ragazzi delle scuole intervenuti nell’aula bunker hanno posto numerose domande ai rappresentanti delle istituzioni: da come evitare che muoiano altri poliziotti a come migliorare le condizioni delle carceri.
“E’ giusto – ha detto il ministro all’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che questi studenti vedano con la propria faccia chi rappresenta le istituzioni. Dopo aver soltanto sentito parlare di Repubblica, di Senato, di Politica in generale, è bellissimo che possano esporre i propri dubbi e perplessità a noi, di presenza. Un giorno il Paese sarà nelle loro mani, e insieme a loro dobbiamo lavorare per migliorarlo. Così come ricostruiremo la scuola, fondamentale nella loro formazione, nel loro sviluppo di idee personali ed opinioni”. Come ogni anno, l’aula bunker del carcere è piena di striscioni dedicati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Proprio da uno di questi il ministro Carrozza ha preso spunto per rispondere ad una domanda da parte di una studentessa. La ragazza ha chiesto se il Governo vuole l’aiuto dei giovani.
Il ministro: “Come diceva Falcone, è necessario l’impegno ordinario di tutti, nessuno escluso”. Ma nella lotta alla mafia, come ha sottolineato il presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ha un ruolo primario anche l’informazione: “Con l’informazione si può combattere la criminalità organizzata e la Rai deve e può fare molto perché è una grande azienda di informazione. D’altronde – ha aggiunto – la mafia deve essere colpita con l’informazione, che deve essere corretta, approfondita e costante. La televisione entra dappertutto, in tutte le case e può fare un grande lavoro di collaborazione con la scuola. Dopo le domande dei ragazzi, ha fatto ingresso Roberto Saviano. Visibilmente emozionato ha sottolineato l’importanza di quel luogo:
“Tutto è iniziato in questo posto sacro. Quella di oggi è un’Italia diversa da quella che vide iniziare una nuova epoca da quest’aula – ha detto – ma ancora la strada per il cambiamento è lunga. Se fossero qui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino secondo me vorrebbero una battaglia alla mafia europea. Serve una legislazione condivisa”. Dopodiché, la premiazione delle tre scuole che hanno aprtecipato al concorso per il miglio progetto antimafia, bandito come ogni anno dalla Fondazione Falcone. I ragazzi si sono poi dati a canti, musica e balli, con una rivisitazione del tutto personale dell’arcinoto brano “Gangnam style”, trasformato in “Antimafia Style”. A chiudere le celebrazioni, il coro e l’orchestra dell’istituto magistrale Regina Margherita di Palermo.