TRAPANI – Ricorso della Procura rigettato. La Cassazione ha ribadito l’incompetenza territoriale del giudice di Trapani e confermato che Francesco Cascio non andava arrestato perché non c’erano le esigenze cautelari.
L‘ex presidente dell’Ars è accusato di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta “Artemisia”, che ha portato gli inquirenti a scoprire, nel marzo scorso, una superloggia nel Trapanese.
Confermato, dunque, quanto era stato stabilito nei mesi scorsi dal Tribunale della Libertà che aveva accolto il ricorso degli avvocati Enrico Sanseverino, Roberto Mangano e Vincenzo Giacona. Cascio era finito ai domiciliari.
Il giudice di Trapani che firmò l’ordinanza di custodia cautelare era territorialmente incompetente. Non poteva ordinare l’arresto né di Cascio, né degli altri indagati dell’inchiesta muoveva dall’esistenza di una loggia segreta capace di condizionare la vita amministrativa di alcuni comuni trapanesi. Il centro nevralgico era Castelvetrano e ne avrebbero fatto parte massoni, politici e professionisti.
La mente dell’associazione a delinquere segreta sarebbe stato l’ex onorevole regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto. Cascio, invece, era finito ai domiciliari per favoreggiamento perché avrebbe rivelato a Lo Sciuto l’esistenza dell’inchiesta trapanese, dopo averlo appreso da Giovannantonio Macchiarola, allora segretario del ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Analoga decisione è stata assunta dalla Cassazione per un altro indagato, Salvatore Virgilio, assistente capo della polizia, difeso dall’avvocato Giovanni Caracci.