FIRENZE – “Temiamo che ‘Cosa nostra’ abbia palesato, come fece nel 1993, stragi per far abolire il carcere duro e tanto altro ancora, e che, come allora, si sia corsi ai ripari: trattando”: così in una nota Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime di via dei Georgofili, dopo la diffusione del video con Bernardo Provenzano. “Un vecchio signore con una papalina in testa che potrebbe essere chiunque, ma questo ha poca importanza, è apparso in un video in Tv, mentre, in preda ad un linguaggio farneticante, presumibilmente stava all’interno di un carcere. Poteva essere Bernardo Provenzano, il boia di via dei Georgofili, così come poteva essere chiunque”, scrive Giovanna Maggiani Chelli criticando chi “invoca uno Stato più umano verso la mafia corleonese che nel 1993 ha messo l’Italia a ferro e fuoco”.
“Per domani 25 maggio a Parma – spiega Maggiani Chelli – si terrà un corteo nazionale, bloccando la città, giusto contro il 41 bis regime con il quale nella città emiliana è detenuto Bernardo Provenzano”. A 20 anni dalla strage di via dei Georgofili, aggiunge la presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, “forze dirompenti stanno forse tentando di dare una spallata all’unica roccaforte che disturba ‘Cosa nostra’: il carcere dal quale non si possono dare ordini di morte e di condizionamento del voto”.