PALERMO – “Ci chiediamo come la Regione siciliana possa acquisire beni immobili di proprietà dell’Istituto regionale del vino e dell’olio per un valore complessivo di 3 milioni di euro, in assenza di una stima dei medesimi. Eppure in Sicilia succede anche questo su input dell’assessorato al Bilancio”. Lo dice il deputato regionale del M5s Luigi Sunseri, componente della commissione Bilancio dell’Ars, che punta il dito contro le scelte dell’assessorato regionale Economia, guidato da Gaetano Armao. L’esponente del M5s chiede quali sono i criteri seguiti per individuare gli immobili da acquisire e sulla base di quali valutazioni la Regione potrà farlo.
“L’Irvo è un ente a rischio default – ricorda Sunseri -. Era commissariato fino a settembre 2018 e ancora oggi non ha un Cda. Ha un buco di bilancio di 7 mln di euro e i conti bloccati a causa del pignoramento fatto da Verona Fiere, la società che gestisce il Vinitaly, per un credito di 3,3 mln dovuto al mancato pagamento dell’affitto degli stand, dal 2009 al 2014. E la Regione cosa fa? Opta per un’ operazione di finanza creativa, ratificata dal Parlamento giovedì scorso. Nel ddl di variazione di Bilancio è stato inserito un emendamento ‘last minute’, che prevede un contributo straordinario di 3 milioni di euro per l’acquisto di immobili dell’Irvo e approvato in fretta e furia dall’Ars”.
“La norma modifica un articolo della finanziaria 2018, che aveva previsto la possibilità di accendere un mutuo di 3 mln di euro per l’acquisto di immobili dell’Irvo da parte della Regione, ma che gli uffici hanno bollato come inapplicabile, dopo l’entrata in vigore della legge”. “Ho provato a spiegare in Aula alcune incongruenze – prosegue il parlamentare -, ma sono stato bloccato”. “Con l’ok alla norma, quello che è uscito dalla porta principale in pratica è entrato dalla finestra, perché quello che gli uffici del Dipartimento avevano considerato ‘inapplicabile’ – conclude – è stato trasformato in un contributo di 3 mln di euro per acquistare immobili non meglio specificati e a scatola chiusa, senza alcun beneficio per l’amministrazione, mentre a pagare il conto di anni di mala gestione sono sempre i siciliani”.