TRAPANI – Sa di aver “esagerato”, dice che “il parallelo con la Shoah è improprio e sbagliato”, e che “sì, polemiche in era Covid e strage di innocenti sono cose assolutamente non comparabili”: “Mi scuso, l’ho detto già in Consiglio e sono pronto come sempre ad assumermi le mie responsabilità. Non sono neppure no vax, pensi un po’. Rocco Greco, vicepresidente del consiglio comunale di Trapani finito nella bufera per un’uscita social che, proprio nelle ore della memoria per l’odioso eccidio di milioni di ebrei nei campi nazisti, paragonava le preclusioni all’attività sportiva in era Covid per i preadolescenti all’orrore delle discriminazioni etniche, parla con Livesicilia. “Mi è davvero partito il neurone, quando si tratta di bambini scatta una molla difensiva che stavolta è andata oltre il segno, ne sono consapevole. Ma resta il merito della questione, vorrei che quello non fosse compromesso dal vespaio che è scoppiato dopo il mio post”.
Consigliere, comprende bene che un conto sono le legittime critiche a un dpcm, altra è la tragedia della Shoah. Che le è preso?
“Lo so, mi è partito l’embolo. Io alleno i ragazzini nell’attività calcistica di base, per me un ragazzo infelice è una ferita. E adesso spero di non aver compromesso il messaggio, anche perché so che in altre regioni ci si sta muovendo seriamente per chiarire molti nodi, a partire dal divieto di attività sportiva per i ragazzi di età superiore ai 12 anni non in possesso di Super Green Pass. Però in teoria la cosiddetta attività di base è permessa. Che fare con un 2009 o un 2010 che fa attività di base? Verrà strappato alla propria squadra, sia essa di calcio, di basket di rugby…”.
E fin qui la critica legittima. Il problema è che si è spostata l’attenzione sui modi, e che ha usato un linguaggio e un paragone caro a certe frange fautrici della disinformazione travestita da complottismo. Il che l’ha fatta passare per un no vax estremo.
“E non lo sono, mi urta pure essere diventato l’idolo di giornata di tanti che non aspettano altro che strumentalizzare per i propri scopi. Allo stesso modo, ora non mi interessa se mi attiro le antipatia di quelle stesse persone. Mi metto soltanto nei panni dei genitori che sono restii, in questo momento, a vaccinare il figlio dodicenne perché magari ha avuto il Covid otto mesi fa, oppure è un soggetto allergico, o ancora ha problemi di salute che non gli impediscono comunque l’attività di base. Parliamo di livello oratoriale, parliamo di socializzazione fra bambini. Dopo il vespaio social era impossibile spiegare tutto sulla stessa piattaforma, sono contento di poterlo fare adesso”.
Sono pur sempre i genitori a scegliere per loro, la ricaduta è dolorosa quanto ovvia.
“Io non voglio giudicare, mi creda, o entrare nella polemica. Ogni famiglia conosce i propri problemi, non sempre la perplessità o il semplice rinviare la vaccinazione è da giudicare. Vedo soltanto una mancanza dentro il decreto, mentre dovremmo cercare di tutelare tutti i bambini, per il provvisorio periodo di vigore delle norme. Davvero è impossibile?”.