Superbonus, rivolta contro il decreto D'Anca: "Meno limitazioni" - Live Sicilia

Superbonus, rivolta contro il decreto D’Anca: “Meno limitazioni”

Le proposte del segretario della Filca Cisl Sicilia

Da super opportunità in grado di risollevare l’intero comparto dell’edilizia trainando la ripresa economica del Paese, a super flop: questo il rischio concreto, “se non verrà rivista la modifica normativa fortemente restrittiva delle cessioni del credito d’imposta per il Superbonus”. Per Paolo D’Anca, segretario generale della Filca Cisl Sicilia, “è chiara la ratio della correzione di tiro del decreto Sostegni ter” da parte del governo, che, nella proroga dei benefici al 110% per l’adeguamento energetico e sugli altri bonus edilizi, ha bloccato la cessione dei crediti ad infinitum fissandone il limite a una, e tuttavia caldeggia una ragionevole “via di mezzo fra il divieto assoluto e il mercato delle vacche dei crediti d’imposta da parte delle imprese. Noi diciamo: non più di due cessioni, se tre paiono troppe”. Le imprese, appunto: “I benefici hanno rappresentato una boccata d’ossigeno in grado di risollevare molte realtà imprenditoriali già decotte, di farle letteralmente rinascere. Fra esse, vanno premiate le più meritevoli e attente alla legalità”.

Segretario, qual è il punto?

“Il nodo cruciale è il famigerato articolo 28 del Sostegni ter. Troncando di netto la catena della cessione del credito, si blocca tutto, tradendo anche il legittimo affidamento di imprese sane che finalmente iniziavano a respirare”.

Già, ma le mele marce ci sono e lo sa. Il governo magari ha ritenuto di non poter alimentare oltre il mercato delle obbligazioni cartolari derivanti dalla cessione originaria del credito d’imposta.

“Siamo d’accordo, non si può far degenerare tutto in un sistema di scatole cinesi. Ma troncare del tutto è dannoso e sbagliato. Riduciamo le cessioni a due, dal momento che risulterebbe penalizzante anche il criterio proposto dall’Ance del limite dei 150 mila euro in cinque anni, che taglierebbe fuori il 70% delle imprese, in pratica tutto il mondo artigiano dell’edilizia”.

Però, la ratio della modifica è astrattamente corretta…

“Indubbiamente siamo contro il mercato delle vacche. I dati della Guardia di finanza li conosciamo e lo Stato ha il diritto-dovere di tutelare se stesso e i cittadini. Ma proprio per questo vanno difesi i più meritevoli e non bisogna penalizzare tutti indiscriminatamente. Si sarebbe dovuto fissare un tetto, limitare, e soprattutto insistere sull’efficacia dei controlli da parte dell’Anticorruzione, mettendoli a regime e non a campione. Invece, cambiare ogni sei mesi le norme dando segnali contraddittori al sistema economico, può rivelarsi un rimedio peggiore del male, vanificando gli immensi benefici delle misure agevolative. Qui esplodono i cantieri, quella sì che sarà una catena devastante. E il Superbonus sarà vantaggio di pochi”.

Fin qui, a parte l’allargamento a due cessioni, la protesta. E la proposta?

“Ampliare con decisione la portata dei benefici, al Sud e alle infrastrutture, agli edifici pubblici, a scuole e ospedali. Vedrebbe, in quanti lavorerebbero: se oggi un giovane fosse in grado di intravedere anni di ripresa del settore, investirebbe sulla propria vita in edilizia, senza la triste alternativa che si presenta molto spesso oggi, fra il lavoro nero (o grigio) e lo starsene a casa con il reddito di cittadinanza, con netta vittoria di quest’ultima opzione. Anche a questo servono i controlli più serrati, a garantire ai lavoratori l’opportunità, non di farsi sfruttare, ma di lavorare regolarmente. Le opportunità dei bonus e del Pnrr danno orizzonte, dieci-vent’anni per affacciarsi al settore con fiducia. Professionalmente, una vita”.


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