Superburocrati in carriera politica | Ecco i grand commis di Crocetta

Superburocrati in carriera politica | Ecco i grand commis di Crocetta

Da Cartabellotta a Barresi, sono diversi i dirigenti chiamati dal presidente della Regione a svolgere il ruolo di assessore. Il governatore non si fida dei deputati, così ecco in giunta tecnici e componenti dei gabinetti. E non mancano i dipendenti della Regione che assumono un ruolo politico senza nemmeno entrare nel governo.

PALERMO – Nei giorni caldi, caldissimi del “click day” l’argomento più gettonato era proprio quello: la netta separazione tra politica e burocrazia. Tra indirizzo e gestione. Da un lato Nelli Scilabra, dall’altro Anna Rosa Corsello al centro di un “caso” di scuola: dove può arrivare l’assessore e fino a dove può spingersi il burocrate?

Nell’era di Rosario Crocetta questo confine, chiaramente segnato dalle norme (il decreto legislativo 165 del 2001 ad esempio, i cui principi sono stati ripresi dal cosiddetto decreto ‘anticorruzione’) è stato più volte e abbondantemente varcato. In maniera legittima, certamente. Ma contribuendo a ingenerare quella confusione tra politica e burocrazia, la cui separazione è alla base della funzionalità della pubblica amministrazione stessa.

E a dire il vero, il governatore tra i burocrati pescò subito: Patrizia Valenti, dirigente di grande esperienza con una parentesi anche a capo della segreteria tecnica di Totò Cuffaro viene scelta come assessore alla Funzione pubblica. Sarà lei a mettere le mani sulle prime versioni della riforma-flop delle Province. Poi, dopo una nomina a vicepresidente della Regione, i rapporti col governatore precipiteranno, fino al rimpasto che la porterà fuori dalla giunta. Adesso è tornata tra i ranghi dell’amministrazione.

E nel primo governo Crocetta figurava un altro burocrate. Dario Cartabellotta, dopo anni di esperienza da dirigente (all’Agricoltura ma anche, ad esempio, all’Istituto vite e vino) è stato nominato già nella prima giunta, su indicazione dell’Udc. Ne uscirà dopo un anno e mezzo circa, tornando però al ruolo di dirigente generale sempre all’assessorato all’Agricoltura. Fino al ruolo di responsabile unico al Cluster Biomediterraneo dell’Expo di Milano. Quello naufragato tra la pioggia e le polemiche. Che hanno assunto subito una connotazione politica, con lo “scontro” tra il dirigente e l’assessore Nino Caleca.

Ma Cartabellotta non sarà l’unico burocrate a essere cooptato dentro la giunta della rivoluzione. Proprio il polemico addio di Nino Caleca, infatti, ha finito per portare al governo una dirigente di lungo corso come Rosaria Barresi. Un “va e vieni” che finisce per incrinare un principio espresso, ad esempio, dal decreto anticorruzione: “A coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della regione che conferisce l’incarico, non possono essere conferiti: gli incarichi amministrativi di vertice della regione; gli incarichi dirigenziali nell’amministrazione regionale”. Ma i rientri nei ranghi di Cartabellotta e Valenti (e anche il futuro ritorno della Barresi) derogano a quel divieto perché si tratta appunto di dirigenti di ruolo. Di cui Crocetta si fida molto più dei politici. Non a caso, sempre alla Funzione pubblica il governatore ha nominato (scelta sfortunata, visto che l’assessore ha rassegnato le proprie dimissioni poche settimane dopo) un alto burocrate di Palazzo Chigi come Marcella Castronovo. Una “simpatia” per i burocrati che potrebbe dare nuovi frutti molto presto. Dopo l’addio di Lucia Borsellino, infatti, uno dei nomi più gettonati per la successione è quello di Salvatore Sammartano, ex dirigente generale dell’assessorato alla Salute e attuale ragioniere generale.

I governi “tecnici” di Crocetta hanno finito per poggiare spesso su assessori con esperienze da burocrate. Anche di altro tipo. È il caso ad esempio di Maurizio Croce. Prima di entrare in giunta e di finire subito in mezzo alle polemiche per una sorta di ‘sanatoria pre-elettorale’ e per una disgraziata frase sui tre ex colleghi assessori Borsellino, Leotta e Caleca (paragonati al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino), Croce era il commissario per il dissestro idrogeologico (altro tema caldissimo, dopo il crollo del viadotto Himera). Ester Bonafede, invece, presente fin dalla prima giunta Crocetta, quella che annoverava frontman del calibro di Franco Battiato e Antonino Zichichi, proveniva da una esperienza “gestionale”: quella della Soprintendenza della Fondazione orchestra sinfonica siciliana.

E ancora, ecco i casi di Cleo Li Calzi e Giovanni Pizzo. L’assessore al Turismo è stata a capo della segreteria tecnica dell’ex governatore Raffaele Lombardo oltre ad aver lavorato a lungo per la Programmazione. L’assessore alle Infrastrutture ha invece fatto parte degli uffici di staff proprio dell’assessore che è andato a rimpiazzare, Nico Torrisi. Dai gabinetti alla giunta, il passo è breve.

E in qualche caso il tragitto è stato percorso in entrambi i sensi di marcia. Il primo esperimento è stato quello di Michela Stancheris: la segretaria particolare di Crocetta, infatti, verrà chiamata a guidare un assessorato, quello del Turismo. Ma la storia più “complessa” riguarda Mariella Lo Bello. Assessore al Territorio nella prima parte della legislatura, verrà sacrificata in occasione di uno dei rimpasti di governo (al suo posto traslocherà Maria Rita Sgarlata). Ma il governatore non si dimenticherà della fedelissima che denunciò ad esempio qualche scandalo sulle autorizzazioni per le discariche o per viaggi sospetti di burocrati regionali. Mariella Lo Bello verrà infatti dapprima ripescata a capo della segreteria particolare di Crocetta. Solo una parentesi, visto che il ritorno in giunta arriverà presto: alla Formazione professionale, assessorato dal quale era stata nel frattempo defenestrata Nelli Scilabra. Anche lei passerà dalla giunta agli uffici: quelli della movimentatissima segreteria particolare del presidente.

C’è infine una categoria di burocrati che hanno finito per assumere un ruolo “politico” pur non essendo mai stati nominati all’interno di un esecutivo. È il caso di Maurizio Pirillo, ad esempio. Più volte accusato dal governo di aver in qualche modo “invaso” campi spettanti alla politica. Due i casi emblematici: la riapertura delle conferenze di servizio sugli investimenti nell’Eolico e il recento “no” alle nuove autorizzazioni per i lidi balneari. Decisione capovolta, appunto, dall’assessore Croce.

Anna Rosa Corsello, invece, in una drammatica seduta di commissione Cultura all’Ars, “demolì” l’operato politico del “suo” assessore di allora, cioè proprio Nelli Scilabra, puntando il dito persino sulla voglia della giovane componente della giunta Crocetta di mantenere una certa “visibilità”. Parole dall’indubbio valore politico, che allora vennero censurate dal governatore. Che alla fine, però, ha finito per sacrificare la studentessa, ripescando, di fatto (sebbene al dipartimento Lavoro) la potente burocrate. Infine, la più alta in grado, tra i burocrati regionali, ha finito per ricevere persino una mozione di censura all’Ars. Un’azione che quasi sempre viene indirizzata a cariche politiche. Depositato a Palazzo dei Normanni e iscritto da mesi all’ordine del giorno, invece, l’atto d’accusa contro Patrizia Monterosso continua a prendere polvere. Nonostante le pressanti richieste ad esempio dei deputati grillini, è stata veemente la difesa del governatore. Un esempio, tra tanti. Crocetta ha scelto di fidarsi dei burocrati. La sua rivoluzione ha finito per poggiare le proprie fondamenta su chi da sempre gestisce le cose della Regione. Persino – e soprattutto – ai tempi degli odiati predecessori Cuffaro e Lombardo. Come se la burocrazia, in fondo, non avesse un colore.


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