PALERMO- Ad un mese di distanza, l’Ars ci riprova. Dopo la clamorosa bocciatura, oggi Sala d’Ercole ha dato il via alla discussione generale sul disegno di legge sul taglio del numero di consiglieri e assessori comunali, approvato all’unanimità in commissione Affari istituzionali.
“Il ddl permetterebbe un risparmio di circa 18 milioni di euro”, ha spiegato nella sua relazione Antonio Malafarina, che ha sostituito il presidente della prima commissione Antonello Cracolici (a Roma per un incontro sulla istituzione dei liberi consorzi). “Si tratta ancora di calcoli approssimativi – ha ammesso – ma non sono lontani dalla realtà. I dati ufficiali sono in corso di elaborazione, e le prime stime parlano addirittura di un risparmio di circa 40 milioni. Si tratta di tagli dolorosi – ha aggiunto Malafarina – ma necessari per ristabilire principi di moralità e dare una risposta a tutti quei fatti di cronaca che portano discredito alla politica”.
La riforma prevede l’adeguamento delle indennità di sindaci, amministratori e consiglieri a quelle del resto d’Italia. Il numero dei componenti dei consigli comunali sarà, invece, ridotto del 20% per tutti i comuni sotto i 50mila abitanti. Per quindici comuni (i nove capoluoghi e le sei città con oltre i 50 mila abitanti) il taglio sarà invece del 10%. Una distinzione che non è piaciuta a Giovanni Ioppolo. “Ritengo che proprio le grandi città debbano sostenere un sacrificio maggiore”, ha sostenuto il deputato della Lista Musumeci, auspicando che la riforma possa essere discussa senza alcuna fretta dall’assemblea. Un invito alla calma che è arrivato da più parti. Secondo Bernadette Grasso “il ddl merita approfondimento, anche perché dubito che i risparmi possano essere quelli indicati da Malafarina. Con questo ddl rischiamo di fare i moralisti con i consiglieri e gli amministratori locali – ha aggiunto – e non colpiamo lì dove ci sono i veri sprechi”.
Proprio sulle cifre snocciolate da Malafarina si sono concentrate la maggior parte delle perplessità. A cominciare da quelle del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che ha giudicato “esagerata” la stima dei 18 milioni di risparmio. “Ci sono piccoli comuni in cui il gettone di presenza dei consiglieri si aggira attorno ai 200 euro l’anno, senza considerare che in molti casi sia consiglieri che amministratori hanno rinunciato alle proprie indennità. E questo all’opinione pubblica va spiegato – ha aggiunto Ardizzone – per evitare che si continui a gettare discredito sulle istituzioni”.
Sulla stessa scia il pensiero di Pietro Alongi. “Mi chiedo come sia stata quantificata questa cifra e se sono stati tenuti in considerazione tutti quei consiglieri che hanno rinunciato ai gettoni di presenza o quei sindaci che hanno rinunciato all’indennità. Tagliare dove non ci sono costi è ipocrisia – ha affermato il deputato di Ncd – e si traduce soltanto in un danno alla democrazia”.
Ma perplessità si sono levate anche dai banchi della maggioranza. A cominciare da Anthony Barbagallo. Secondo il deputato del Pd “in un momento difficile come quello attuale, tagliare le indennità ai sindaci è un segnale sbagliato. La politica e le istituzioni dovrebbero stare accanto ai primi cittadini”, ha spiegato Barbagallo. Un pensiero condiviso anche dal compagno di partito Francesco Rinaldi. “Non possiamo abbandonare politici e amministratori locali che ogni giorno sono in prima linea. Capisco l’adeguamento alle norme nazionali, ma è una materia delicata e bisogna procedere con attenzione e cautela”. Su questo punto, ancora più duro Vincenzo Figuccia. “Rischiamo di dare in pasto all’opinione pubblica l’idea per la quale tutti i politici sono da condannare – ha detto in Aula il deputato di Forza Italia – e io a questo gioco non ci sto”. Il ddl ha invece incontrato il favore del Movimento 5Stelle. Salvatore Siragusa ha annunciato voto favorevole alla riforma “per dare un segnale forte e far riavvicinare i cittadini alle istituzioni”. La discussione sul ddl resterà aperta fino a martedì prossimo, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti.