PALERMO – Cinque indagati finiscono agli arresti domiciliari per corruzione nella sanità e per altri scatta l’interdittiva temporanea. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Cristina Lo Bue dopo gli interrogatori di garanzia terminati il 13 novembre scorso.
Il personaggio chiave della sanità
Il personaggio chiave dell’inchiesta è Antonio Maria Sciacchitano, commercialista palermitano, ex componente del collegio sindacale dell’ospedale Civico e dell’Asp di Palermo. Era già finito ai domiciliari lo scorso giugno in un’altra inchiesta che affondava le radici in “Sorella sanità”. Era il soprannome dato a Fabio Damiani, un tempo potente manager alla guida delle centrale unica di committenza per gli appalti della Regione siciliana. Per Sciacchitano la Procura chiedeva il carcere.
Gli avvocati Antonio Di Lorenzo, Filippo Liberto, Marco Manno e Salvo Aiello hanno sollevato la questione della datazione dei capi di imputazione. Il gip l’ha accolta: i fatti contestati sono connessi a quelli della prima ordinanza e dunque vanno retrodatati a giugno. Ciò significa che i termini di fase scadono a metà dicembre. Nel frattempo, però, nell’ambito della seconda inchiesta la Procura di Palermo ha chiesto il giudizio immediato per Sciacchitano. Un atto che fa ripartire il calcolo dei termini di fase.
La nuova contestazione
Nella nuova contestazione la Procura ritiene che Sciacchitano abbia incassato una tangente da 10 mila euro, pagata dagli imprenditori Gaetano Di Giacomo e Massimiliano De Marco per agevolare la “Servizi ospedalieri spa” nell’aggiudicazione della gara per la fornitura e la sterilizzazione del materiale chirurgico all’Arnas Civico-Di Cristina-Benfrarelli. Una gara che era stata revocata nel 2023 e bandita di nuovo nel 2024.
De Marco e Di Giacomo finiscono agli arresti domiciliari, anche per loro i pm avevano chiesto il carcere. Stessa cosa per il faccendiere Catello Cacace (pure lui già coinvolto nella precedente inchiesta assieme a Sciacchitano).
Indagata anche il responsabile unico del procedimento Alba Cristodaro: la Procura avrebbe voluto che venisse mandata ai domiciliari, ma il Gip ha deciso la sospensione per un anno dal pubblico ufficio per l’indagata assistita dall’avvocato Giuseppe Gerbino.
Tre tangenti per 14 mila euro
Patti illeciti sarebbero stati siglati pure per l’acquisto di macchinari e servizi dalla E. Medical e dalla Svas Biosana. Schiacchitano avrebbe incassato tre tangenti per complessivi 14 mila euro da Diego Russo (divieto di esercitare impresa per nove mesi), Umberto Perillo (arresti domiciliari e interdittiva per un anno), Giuseppe Valentino (divieto di esercitare impresa per sei mesi) e Vincenzo Criscuolo (divieto di esercitare impresa per sei mesi). Sono tutti campani. Si tratta di responsabili, rappresentanti legali e collaboratori delle due imprese.
Altra gara della sanità su cui si indaga è quella per il servizio di noleggio e pulizia della biancheria dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, di cui Sciacchitano era presidente dell’organismo di valutazione.
Si parla in questo caso di una tangente da 2.500 euro sborsata da Umberto Maggio della Pacifrico srl. L’intermediario sarebbe stato Milko de Seta collaboratore della srl. Per entrambi, difesi dagli avvocati Antonino e Giuseppe Reina, è stata decisa la misura interdittiva di esercitare impresa per un anno a fronte di una richiesta di arresti domiciliari. Per Aldo Albano, provveditore dell’azienda sanitaria Villa Sofia-Cervello, difeso dall’avvocato Massimo Motisi, stop di un anno dall’esercizio di pubblici uffici.

