CATANIA. “Il Tar di Catania ha introitato 2.110 ricorsi; nel 2022 soltanto 1977; analogo dato è possibile riscontrare nella sede di Palermo, che da 2.320 ricorsi depositati è passato a 2.127. Ciò che più colpisce è che sono stati depositati a Catania 146 ricorsi per appalti contro i 194 dello scorso anno, praticamente il 25% in meno. È il dato peggiore degli ultimi anni”.
Lo afferma il presidente del Tribunale amministrativo regionale di Catania, Pancrazio Maria Savasta, nella relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario “Il dato è preoccupante, poiché, paradossalmente – sottolinea il presidente Savasta – il contenzioso, specie nelle aree più sensibili dell’economia, vale a dire quelle degli appalti pubblici, è indice del “movimento del mercato” determinato dalla mano pubblica che appalta opere e servizi pubblici. La chiave di lettura può essere duplice. Il detto calo potrebbe derivare, appunto, da un minor numero di appalti banditi nella nostra Regione. Potrebbe essere altresì determinato anche dai costi rilevanti del processo speciale sugli appalti, che sconta un rilevante contributo unificato, di guisa che, in un momento di grave crisi, ad accedere alla Giustizia amministrativa potrebbero essere avvantaggiate le realtà imprenditoriali medio-alte (che, quindi, possono “permettersi” di instaurare un contenzioso) a discapito di quelle più piccole, che, pertanto, finiscono con il “subire” la possibile illegittimità della procedura di aggiudicazione. Probabilmente – osserva il presidente Savasta – il dato è giustificato da ambedue le circostanze sopra prospettate, comunque espressive di una crisi economica che riguarda sia la Regione nel suo complesso che le imprese localizzate nel territorio”. “Se così è, come ho premesso – sottolinea il presidente del Tar di Catania – occorre chiederci cosa sia possibile fare per alimentare un circolo virtuoso e quale ruolo debba ricoprire ciascun attore dell’Amministrazione pubblica e della Giustizia Amministrativa, chiamata quest’ultima a sindacare la legittimità”. dell’operato della prima.
“La fiducia del cittadino è in crisi”
“È arrivato il momento di ridisegnare i rapporti e la dinamica degli interessi pubblici, mettendo alla porta, una volta per tutte, chi, sotto le mentite spoglie della loro cura, a qualsiasi livello, pretende di esercitare un potere, piuttosto che un servizio alla qualità delle cose da fare”. Prosegue il presidente del Tribunale amministrativo regionale di Catania, Pancrazio Maria Savasta, nella relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, ricordando “l’omelia sferzante e coraggiosa dell’arcivescovo Luigi Renna” per la festa di Sant’Agata e il suo “invito a ‘non avere paura’”. “Il Giudice amministrativo, però, da solo – sottolinea Savasta – non può cambiare le cose. Occorre sviluppare virtuose sinergie tra i poteri dello Stato. Il Legislatore anche regionale deve avere il coraggio di assumere le scelte politiche, senza scaricare la responsabilità sull’Amministrazione e sulla giurisdizione. Deve intervenire sui centri del potere economico, che mai forse come in questo periodo stanno lucrando accampando giustificazioni fondate sulle tragedie di una guerra scellerata.
Assistiamo a una crisi sempre più pressante di fiducia del cittadino, soffocato nella sua dimensione economica dal gioco dei poteri forti”. “Occorre intervenire – aggiunge il presidente del Tar di Catania – per creare indiscriminate condizioni per tutte le famiglie e le imprese, per affrancarsi dalle dipendenze energetiche, che, ingiustificatamente, hanno raggiunto valori intollerabili, abbandonando il sistema dell’assistenza, che suona come la dipendenza da elemosina. Bisogna porre rimedio a scelte di politica fiscale sull’edilizia, che hanno avuto l’effetto di drogare un mercato, assestando verso l’alto i prezzi generali di uno dei maggiori settori produttivi dell’economia e affliggendo con costi esorbitanti i cittadini e le stesse imprese”. “Non sta a me indicare i motivi e le modalità di intervento – osserva il presidente Savasta – posso soltanto auspicare che venga fuori il coraggio della reale e leale vicinanza al cittadino, ciascuno nel proprio ruolo, senza il timore di rischiare per costruire”.