Tarsu 2006, la guerra dei ricorsi| Il Comune non teme effetti a cascata - Live Sicilia

Tarsu 2006, la guerra dei ricorsi| Il Comune non teme effetti a cascata

A Palazzo delle Aquile nessuna preoccupazione per il verdetto in Cassazione. Ecco perchè.

PALERMO – Nessuna preoccupazione. E’ questo che si pensa a Palazzo delle Aquile, dopo la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha dato ragione alle Congregazione delle Suore di carità del Principe di Palagonia che avevano fatto ricorso contro una cartella Tarsu del 2008 (la tassa sui rifiuti dell’epoca) da 50 mila euro. Uno dei tantissimi casi in cui i contribuenti della quinta città d’Italia hanno deciso di ricorrere alle commissioni tributarie, pur di annullare gli aumenti considerati ingiusti.

Ma andiamo con ordine. E’ il 2006 quando il Comune decide di aumentare le aliquote della Tarsu del 75 per cento: una decisione contro cui in tantissimi presentano ricorso, sia per quell’anno che per quelli successivi. Ma il Tar nel 2009 annulla solo gli aumenti relativi all’anno 2006, costringendo l’allora amministrazione Cammarata a rimborsare 65 milioni di euro (operazione fatta a costo zero, grazie a un cavillo della convenzione con Serit). Il tutto perché, secondo i giudici amministrativi, il consiglio comunale non si sarebbe pronunciato con una delibera ad hoc.

Una storia vecchia, anzi vecchissima, se non fosse che alcuni contribuenti, oltre alla strada amministrativa, hanno deciso di percorrere anche quella della giustizia tributaria. Un iter in cui non ci sono ricorsi collettivi, ma singoli: in poche parole, ogni caso fa storia a sé. Il Comune in alcuni casi ha vinto, in altri (come quello delle suore, assistite dal professor Angelo Cuva) ha invece perso. Peccato che, questa volta, ad aver influito negativamente sia stato anche il fatto che il Comune non si è difeso: gli uffici di piazza Giulio Cesare infatti non hanno fornito la documentazione dovuta all’Avvocatura.

Nonostante tutto, però, a Palazzo delle Aquile non temono l’effetto cascata. “Già il Tar e il Cga, dando ragione al Comune, hanno stabilito che, sulla base di una giurisprudenza consolidata, vige il principio dell’autonomia annuale di imposta”, dicono al Comune. Insomma, ogni ricorso fa storia a sé e soprattutto non ci sarebbero effetti sugli anni seguenti al 2006. Inoltre, spiegano sempre a Palazzo delle Aquile, chi non ha fatto ricorso prima, adesso non può più farlo: i termini sono scaduti.

Non ci sono numeri ufficiali su quanti siano i ricorrenti, ma le prime stime parlano di alcune centinaia di ricorsi per importi comunque non elevatissimi. Nessuna preoccupazione per i conti dell’ente, insomma, anche perché non tutti i contribuenti sono disposti ad arrivare fino in Cassazione per cartelle esattoriali magari poco onerose.

Alcuni rinunciano, come nel caso del sindaco Leoluca Orlando. Anche lui aveva impugnato la cartella e aveva per giunta vinto in due gradi di giudizio, ma contro il ricorso del Comune in Cassazione ha rinunciato pagando i 1.900 euro chiesti da Palazzo delle Aquile. Di cui, nel frattempo, era diventato primo cittadino. “Un altro caso esemplare del caos e della improvvisazione che hanno caratterizzato i conti del Comune fino al 2012, sia sul fronte della spesa sia sul fronte delle entrate, coperte con operazioni discutibili di cui i cittadini hanno pagato il prezzo”, commenta il sindaco.


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