PALERMO – L’ultima notizia è di pochi giorni fa: sono stati bloccati i fondi per i teatri pubblici regionali. E’, questo, solo l’ultimo caso di finanziamenti, contributi e stanziamenti che si arenano a causa di qualche gaffe burocratica. E anche in seguito all’immancabile ricorso di chi è stato escluso o penalizzato. Dagli appalti all’agricoltura le vicende sono diverse. Senza contare i casi in cui la Regione è stata già condannata a pagare: sentenze che si sono trasformate in corposi “debiti fuori bilancio”.
Stop ai fondi ai teatri
Il Tar ha sospeso l’efficacia dei decreti d’assegnazione del dipartimento al Turismo: secondo i giudici amministrativi ci sono sufficienti ragioni per ritenere che l’atto sia illegittimo: metà delle risorse è stata divisa non in ragione delle performance degli enti ma sulla base delle entrate che questi anno avuto nel 2017 e nel 2018. Così i teatri che godono di uno stanziamento ad hoc in bilancio avrebbero avuto un “trattamento di favore”.
L’assegnazione dei fondi del Furs, il fondo unico regionale per lo spettacolo è di qualche giorno fa ma un ricorso ha già bloccato la decisione dell’assessorato. L’Ente luglio musicale di Trapani, infatti, ha impugnato l’avviso per l’assegnazione delle risorse ai teatri pubblici davanti al Tribunale amministrativo regionale. Con l’impugnativa sono stati travolti anche tutti gli atti successivi e così circa 3,5 milioni di euro sono sospesi fino al mese di febbraio del 2021 quando il ricorso sarà deciso nel merito.
Nell’ordinanza, i giudici del Tar, però illustrano quale sarebbero i motivi che hanno portato al blocco della graduatoria. Per i togati, infatti, la legge non sembra consentire una distinzione tra i teatri pubblici sulla base dell’ente finanziatore. Il bando, però, finisce per fare, nella sostanza, questa differenza.
A creare una disparità fra i teatri, sarebbe,in particolare un criterio dell’avviso regionale. Mentre il 50 per cento delle risorse è stato assegnato in base a numerosi criteri, il restante 50 per cento delle risorse è stato diviso in virtù delle entrate avute da ciascun ente durante il biennio 2017/2018. Proprio quest’ultimo criterio ha quindi creato “una indubbia condizione di vantaggio a favore dei teatri regionali che, tra le entrate del proprio bilancio – annotano i magistrati del Tar -, possono vantare i finanziamenti che ricevono dalla Regione Siciliana attraverso appositi stanziamenti annuali previsti in capitoli ad essi dedicati del bilancio regionale”. Non viene così rispettata la regola fissata dalla legge su fondo per lo spettacolo che vuole che le risorse del Furs siano spese sulla base delle attività e delle performance degli enti teatrali.
I soldi per l’agricoltura
Come detto, il caso del ricorso proposto dall’Ente luglio musicale di Trapani è solo l’ultimo dei ricorsi che stoppa l’attività della Regione. Sempre di qualche giorno fa è la notizia di un altro stop dal valore di 235 milioni di euro. In questo caso, il Tar ha sospeso l’avviso per i fondi ai giovani imprenditori agricoli del Psr, i fondi europei per l’agricoltura. Ad aprile, dopo la pubblicazione di una prima graduatoria, la Regione ha aperto un processo di “riesame” in autotutela delle richieste. A fine maggio ha così pubblicato una nuova graduatoria. In questo secondo elenco sono entrate, però, 999 aziende che presentando l’istanza di revisione hanno avuto riconosciuta l’“autovalutazione” compiuta sul proprio progetto. Secondo il Tar, però, per la fretta di spendere le risorse, la Regione non avrebbe operato l’opportuna verifica. I giudici amministrativi così hanno cassato la seconda graduatoria facendo rivivere la prima e gettando il caos sulla gestione dei fondi europei.
La Formazione “sospesa”
Un altro ricorso ha tenuto con il fiato sospeso l’intero settore della Formazione professionale. I giudici amministrativi, infatti sono stati recentemente chiamati a decidere se tenere in vita o cassare l’avviso 8, il bando cioè con cui la Regione ha finanziato la prosecuzione delle attività formative per gli adulti. La decisione è arrivata a inizio ottobre. Il Cga ha salvato l’Avviso ma ha accolto i punti del ricorso che riguardavano il tema della “esperienza” degli enti, cioè del numero di corsi organizzati e dei relativi allievi. L’assessorato ha dovuto così rivedere le graduatorie mentre una parte della valutazione dei progetti è stata tenuta in piedi.
Gli appalti della Sanità
Fra i ricorsi che spesso colpiscono gli atti amministrativi, poi ci sono quelli che riguardano i fondi dell’ex Tabella H. Negli ultimi mesi, inoltre, numerose sospensive hanno interessato il settore degli appalti, specie nel settore della sanità. Ripetuti, ad esempio, sono stati i casi di gare in cui la commissione per la valutazione delle offerte non era formata da esperti del settore. Il copione è stato sempre lo stesso: prima il Tribunale amministrativo ha sospeso la gara. Poi l’ha annullata. Sospeso è inoltre, un altro mega appalto da 160 milioni di euro: quello per l’affidamento del servizio di ristorazione nelle aziende sanitarie provinciali del servizio sanitario regionale.
La Regione perde e paga
Spesso i ricorsi sono, poi, all’origine di maxi risarcimenti a carico delle casse regionali. Questi contenziosi, che spesso emergono nei provvedimenti per il riconoscimento dei debiti fuori bilancio, a volte valgono centinaia di migliaia di euro. Spesso arrivano a toccare soglie multimilionarie. Per citare solo due dei casi che recentemente sono venuti alle cronache si può ricordare l’indennizzo da 19,9 milioni che la Regione deve all’Esa (Ente per lo sviluppo agricolo) e il risarcimento da 12 milioni che Palazzo d’Orleans dovrà sborsare alle imprese che avevano avuto aggiudicata la gara per dei lavori nel porto di Palermo.
Nel primo caso la Regione deve le risorse al proprio ente perchè non l’ha mai ricompensato della sottrazione di immobili subita. Nel secondo caso, invece, gli uffici regionali hanno revocato l’affidamento all’impresa che avrebbe dovuto svolgere i lavori di ristrutturazione dei bacini galleggianti di carenaggio che si trovano nello specchio di mare del porto di Palermo. E così, spesso, se il ricorso non “blocca” tutto, costringe la Regione a pagare.