Teatro Massimo simbolo antimafia | Palermo sul New York Times - Live Sicilia

Teatro Massimo simbolo antimafia | Palermo sul New York Times

La prima pagina del New York Times

La prestigiosa testata Usa dedica un lungo articolo di Rod Nordland a pagina 3.

Il riconoscimento
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PALERMO – Con quasi due milioni di lettori in 160 paesi di tutto il mondo, è uno dei quotidiani internazionali con la maggiore diffusione, oltre ad essere certamente il più prestigioso. Ieri il New York Times ha dedicato la foto di apertura della prima pagina al Teatro Massimo di Palermo, definito “Non solo una bella facciata ma un simbolo antimafia” con un lungo articolo firmato dal giornalista Rod Nordland e accompagnato da fotografie di Gianni Cipriano. Il testo ripercorre la storia del Teatro, dalla sua fondazione alla chiusura negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, alla successiva riapertura.

Ricordando che si tratta del teatro più grande d’Italia, il terzo in Europa dopo l’Operà di Parigi e lo Staatoper di Vienna, Nordland sottolinea come il Massimo sia “un teatro d’opera con una storia che pochi luoghi artistici possono eguagliare. Ciò a sua volta ha contribuito a sperimentazioni coraggiose nel portare l’alta cultura in una comunità attraversata da difficoltà”. L’articolo sottolinea l’apertura alla città del Teatro, il costo contenuto dei suoi biglietti “una rarità fra i grandi teatri d’Opera, che ne fa un teatro per tutti e non per i pochi”, il coinvolgimento dei giovani e dei migranti, l’incontro col le periferie con “Opera Camion”, la nuova dimensione internazionale con presenze prestigiose a Palermo e importanti tournée internazionali.

“Se grandi teatri o luoghi di cultura come l’Opéra a Parigi o il Covent Garden di Londra sono importanti ma non sono il simbolo della propria città e del suo percorso di sviluppo – conclude l’articolo citando il Sindaco Leoluca Orlando, presidente della Fondazione Teatro Massimo – il Teatro Massimo è certamente il simbolo di Palermo, della sua rinascita e della fine del dominio mafioso”. Il testo integrale dell’articolo, in lingua inglese, è disponibile all’indirizzo

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