PALERMO – Una lettera dai toni durissimi nei confronti dei soci, dimissioni irrevocabili ancora non accettate ma già formalizzate e definite “irrevocabili”, ma soprattutto un feeling che si spezza e un sogno di rinascita che va in frantumi. Termina nel peggiore dei modi l’esperienza di Roberto Alajmo come direttore artistico del Teatro Biondo di Palermo: nominato nel settembre del 2013 dal sindaco Leoluca Orlando con l’obiettivo di risollevare le sorti dello Stabile, il giornalista se ne va sbattendo la porta in aperta polemica proprio con il Professore.
Un rapporto considerato solidissimo fino a qualche mese fa, ma che è andato in frantumi sbattendo sugli scogli della spending review. Orlando, infatti, ha chiuso i cordoni della borsa e chiesto al Teatro e ai suoi 47 dipendenti di trovare fra le pieghe del bilancio tagli per 1,2 milioni di euro. Un’impresa improba per un ente che ha un bilancio di 6 milioni, ha svolto l’80% dell’attività, ha lavoratori che hanno già maturato 8 stipendi su 14 e hanno già rinunciato all’integrativo e non ha ancora avviato la campagna abbonamenti, che a questo punto resta una vera incognita.
Il cda, riunitosi oggi, non ha formalmente trattato il tema delle dimissioni e lo farà a fine agosto, ma intanto la lettera dai toni durissimi rimane agli atti sebbene il diretto interessato non la renda pubblica “per rispetto nei confronti del cda”. “Ormai il teatro che avevo disegnato assieme a Emma Dante è stato sfregiato – si limita a dire il direttore a Livesicilia – Sono stato delegittimato dai soci e non posso più essere chiamato a distruggere quello che avevo costruito”. Un riferimento chiarissimo al risanamento che il giornalista della Rai, fra mille difficoltà, era riuscito a ottenere: meno spese, più spettacoli, botteghino sold out, nomi altisonanti come Emma Dante che però a questo punto lascerà il Teatro seguendo Alajmo.
Le prime frizioni si erano avute già a metà luglio, quando Orlando aveva definito il Biondo una “isola infelice” a dispetto delle altre partecipate: un accostamento che avrebbe irritato moltissimo il direttore, anche per il danno d’immagine con la campagna abbonamenti alle porte. Poi la lettera che ha fatto traboccare il vaso, ossia quella scritta dal sindaco con cui il Comune ha negato contributi straordinari. Insomma, gli 1,2 milioni necessari a ripianare il disavanzo degli anni scorsi, secondo Palazzo delle Aquile, vanno trovati fra i dipendenti, gli spettacoli e gli stipendi del management. Una linea condivisa anche dalla Regione, sebbene i due enti debbano ancora versare per intero la propria quota per il 2016.
I 400 mila euro giunti oggi dal Fondo ministeriale per gli spettacoli basteranno appena per pagare gli stipendi di giugno e luglio e forse la 14esima, ma il resto rimane appeso a un filo. I lavoratori sono con il fiato sospeso e i sindacati sul piede di guerra perché adesso, senza Alajmo, tutto diventerà più difficile. Bisognerà trovare alla svelta un sostituto disposto a una cura lacrime e sangue e che, in questo marasma, faccia partire la stagione: chiudere semplicemente il Teatro, sospendendo gli stipendi, consentirebbe di ottenere risparmi per appena mezzo milione, se si considerano anche le penalità a cui si andrebbe incontro. Troppo poco per sanare i conti e a rischio ci sono anche i contributi ministeriali, per il mantenimento dei quali bisogna garantire un certo numero di spettacoli e produzioni. Insomma, il pericolo è che il risanamento fin qui ottenuto venga vanificato.
Il cda, in una nota, “esprime profondo rammarico per le mancate intese istituzionali tra la Regione Siciliana e il Comune di Palermo” e “ritiene ineludibile l’avvio di una procedura straordinaria di ulteriore contenimento della spesa”, anche se non può non osservare “che la vita amministrativa e artistica del Teatro risente dei ritardi nell’erogazione delle quote associative da parte dei soci”. Il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato ad Alajmo e al consigliere Vittorio Scaffidi Abbate di predisporre un piano straordinario di intervento. “Tale piano, pur individuando i tagli possibili in tema di produzione, ospitalità e gestione delle risorse, dovrà, necessariamente, tener conto di criteri e parametri quantitativi e qualitativi posti dalla normativa vigente per garantire le caratteristiche strutturali di Teatro Stabile e, quindi, evitare rischi di contrazione del contributo ministeriale legato a tali requisiti”.
“Mi auguro che il cda del teatro Biondo non attenda la fine di agosto per discutere le dimissioni del direttore Alajmo: la storia del Biondo e i suoi dipendenti non possono più attendere incertezze di ogni tipo”, commenta il consigliere comunale del Mov139 Giulio Cusumano. Un invito ad Alajmo a “fare strada insieme” arriva su Facebook da Fabrizio Ferrandelli.
LA NOTA DELLA CGIL
“Abbiamo avuto rassicurazioni che in settimana arriveranno gli stipendi di giugno e luglio per i lavoratori del Teatro Biondo e la settimana prossima con l’arrivo del contributo nazionale e del contributo regionale sarà pagata la quattordicesima. Questa per il momento è l’azione più urgente. E’ inaudito che i lavoratori abbiano tre mesi di stipendi arretrati”. Lo dichiara il segretario dell’Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso, preoccupato per “la diatriba in corso al Biondo tra management del teatro, i soci e la politica”. “I lavoratori, insieme al sindacato – aggiunge Rosso – sono preoccupati, stanno pagando in prima persona il prezzo di risanamento di questo teatro. E’ fondamentale erogare i finanziamenti in tempi e modi certi, un anno di ritardo porta al black-out totale dell’attività: gli interessi passivi delle anticipazioni bancarie si accumulano, non c’è possibilità di programmare le stagioni, non vengono pagati i fornitori. Tutto questo innesca un meccanismo diabolico. E invece la politica continua a improvvisare”. E’ quanto afferma il segretario dell’Slc Cgil Maurizio Rosso dopo aver appreso delle dimissioni rassegnate oggi dal direttore del Teatro Biondo Roberto Alajmo. “La notizia delle dimissioni ci coglie di sorpresa perché Alajmo ancora non ha completato il suo percorso. Anche se responsabile di alcuni errori, Roberto Alajmo ha triplicato incassi e abbonamenti, ha ridato slancio e visibilità nazionale a questo teatro da troppi anni chiuso in se stesso e isolato, ha portato Emma Dante, personaggio di spicco, nel panorama internazionale – dichiara Rosso – Forse Alajmo paga il prezzo di alcuni aspetti riferiti all’organizzazione del lavoro e alla produttività, che poteva mettere a punto meglio. E al reperimento di risorse private. L’integrativo aziendale non andava tagliato ma ridiscusso: poteva essere elemento fondamentale della produttività e della riorganizzazione del lavoro in chiave nuova e moderna. Un integrativo che affrontasse i temi della flessibilità, dell’azzeramento dello straordinario e della polivalenza dei lavoratori attraverso anche un percorso di formazione attraverso le nuove tecnologie”. “Speriamo di cominciare, subito dopo le paventate dimissioni di Alajmo – aggiunge Rosso – una discussione seria con la politica per programmare e organizzare con raziocinio le prossime stagioni del Teatro Biondo”.