Furti, rapine ed estorsioni: viaggio nella Palermo violenta

“Ti sbatto la testa per terra”| Viaggio nelle viscere di Palermo

In città e provincia si muovono bande di rapinatori. La legge della violenza
IL BLITZ STELE
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3 min di lettura

PALERMO – Più che un’inchiesta è un viaggio nelle viscere di una Palermo maleodorante. Bande di predoni vanno in giro a razziare di tutto. Non solo in città, ma anche in provincia. Il blitz dei carabinieri con i venti arresti di oggi accende l’ennesimo faro su un sottobosco di violenza e sopraffazione.

Quel numero di targa

Nell’inchiesta del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dei sostituti Giorgia Spiri e Felice De Benedittis, c’è dentro di tutto: dai furti alle rapine, dalle estorsioni allo spaccio di droga. I militari sono partiti dal numero di targa di un furgone Iveco, su cui era stato caricato il materiale edile rubato nel deposito di un’impresa e Lascari, e si sono dovuti misure con un giro vorticoso di illegalità gestito, così sostiene l’accusa, dalla famiglia Cintura.

La stalle e la taverna

Le basi operative erano una taverna abusiva in un magazzino di via Torre Ingastone, al Cep, e la “stalla” di via Mango, a Borgo Nuovo. Quest’ultima è da sempre la roccaforte dei Cintura. Si tratta di un locale malandato, accanto a una villa seicentesca.

L’anno scorso si è scoperto che era anche la stalla degli orrori, dove venivano spezzate le ossa alle vittime-complici dei falsi incidenti. Tra un femore rotto e l’altro i Cintura avrebbero usato la stalla come deposito del materiale rubato. Una refurtiva variegata: materiale edile, macchine, furgoni, motori, ponteggi in ferro, tubi di rame, betoniere, radiatori per climatizzatori e tanto altro ancora.

La banda non ha risparmiato i locali della comunità Don Calabria, che a Trabia dà una mano ai tossicodipendenti, lo stabilimento della ex Coca Cola a Partanna Mondello (quello che doveva ospitare Decathlon) o l’acquedotto comunale San Ciro, a Palermo, il giardino della memoria intitolato alle vittime della mafia a Isola delle Femmine.

“Ti sbatto la testa per terra”

I Cintura avrebbero tenuto sotto scacco con la violenza grosse fette dei rioni Cruillas, Cep e Zen. Facevano il giro delle attività commerciali e con la scusa di dovere raccogliere i soldi per la festa di quartiere si facevano consegnare poche decine di euro: 10 euro dal titolare di un bar, 20 euro dal parrucchiere, 50 euro dal benzinaio, 40 euro dallo sfasciacarrozze. Il linguaggio era esaustivo e convincente: “Ti sbatto la testa per terra”.

La droga rubata e la punizione

Altre volte erano gli stessi indagati a subire la reazione violenta. Sarebbe accaduto a Massimiliano Cataldo che assieme a Gianluca Caruso (sono solo indagati) avrebbero allestito una piantagione di marijuana a Isola delle Femmine. Solo che una notte sparirono 400 piante di Cannabis. Il mancato guadagno fu contestato a Cataldo. Che subì una ritorsione, nonostante fosse fratello di Ivan, uno degli arrestati del blitz.

Le intercettazioni

Così la ricostruisce Antonino Buscemi, intercettato dai carabinieri: “… si è venduto a suo fratello (stavano parlando di Ivan Cataldo) per il fatto dell’erba, proprio lo hanno distrutto a suo fratello ieri, lo hanno portato mezzo in coma all’ospedale… gliela sono andati a rubare l’erba… lui faceva il guardiano… gliel’hanno rubata e quelli non ci hanno creduto… di mattina volevano cinquemila euro l’uno da loro infatti loro si stavano andando a vendere la pala, ora di sera ne volevano diecimila e diecimila… lo sai chi la poteva sistemare solo tuo zio Andrea (l’interlocutore di Buscemi è Marcello Domenico Cintura), gli faceva dare solo i loro soldi che hanno speso, dove si è detto mai che uno gli deve dare pure il guadagno… almeno così io so, poi non lo so se è vero”.


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