Titanic Sicilia, la politica e il 'reddito di nullafacenza'

Titanic Sicilia, la politica e il ‘reddito di nullafacenza’

I numeri, la realtà e le parole di Galvagno. Il quadro è sconfortante

(Roberto Puglisi) Qui non c’è nemmeno l’orchestrina, ma ci sono i lamenti accorati di chi vede il Titanic Sicilia procedere, a tutta birra, verso l’iceberg dei problemi arrivati al dunque. Comunque, anche tra un giro di valzer e l’altro, la sostanza non cambierebbe. La politica è inceppata e non in grado di produrre una spinta reale. Questo è il dato che si coglie tra le cose e le perorazioni del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Ognuno ha il diritto di tirare la coperta dalla parte che gli interessa, di cronometrare il minutaggio delle sedute dell’Ars, di spiegare perché non siamo al peggio del peggio, eventualmente, ma al meno peggio del pessimo...

Il punto è di sostanza e chiama in causa il coinvolgimento di tutti. Le difficoltà materiali di produzione istituzionale sono anche la ricaduta di una consueta ed estenuante melina politica allargata che conduce all’immobilismo. L’Assemblea alza la mani, chiamando in causa il governo che, dal canto suo, può sempre tirare in ballo le campagne sul caro voli o la messa a punto del pontile di Mondello. L’opposizione attacca. La maggioranza difende. Quella che sembra mancare – con le dovute percentuali di responsabilità – è un’idea complessiva della Sicilia. Se c’è, almeno, non si nota affatto.

Il caso Sanità

Spicca, nel contesto, un caso che sta, ulteriormente, creando solchi e contrapposizioni. Ancora una volta, all’Ars, si è inscenato un piccolo putiferio in calce ai silenzi dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo. Il minuetto del botta e risposta appare scontato, ma irrilevante. Non c’è chiarezza sul profilo della sanità siciliana, nel perimetro di un assessorato che è il più politico e meno tecnico, perché richiede una sensibilità politica accentuata, non soltanto l’apprezzabile conoscenza dei passaggi amministrativi.

La sfida della tutela in termini di salute si valuta su un parametro nazionale. Eppure, da utenti del servizio sanitario a queste latitudini, vorremo saperne di più. Vorremmo conoscere i profili delle scelte. Vorremmo che i pazienti dei pronto soccorso, ridotti in trincee dalla mancanza di personale e di organizzazione, avessero uno spiraglio di speranza. E che chiunque indossi un camice potesse sentirsi, entrando in un ospedale, come qualcuno che offre la sua opera alla comunità. Non alla stregua di un kamikaze legato al suo quotidiano sacrificio.

Ars e governo

I numeri raccontano tanto e li abbiamo squadernati. Ma prima di citarli, ecco le ammissioni dello stesso presidente Galvagno: “Difficilmente in futuro questa Presidenza si assumerà il rischio di avallare norme che potranno essere impugnate. Per fare felice qualche deputato non abbiamo fatto un buon lavoro. L’Aula può rimanere aperta anche h24 ma ci vuole carne al fuoco da mettere. Ci sarà un confronto col governo. Vogliamo lavorare fino alla settimana prima delle amministrative del 28 e 29 maggio, in passato sotto elezioni il periodo di pausa è stato un tantino più lungo. Cercheremo di intensificare l’attività per recuperare”. Una manifestazione di intenti che si scontra con i fatti.

Registriamo, poi, una frase quasi definitiva: “Non vi nascondo che sono in forte imbarazzo. Oggi ricorrono sei mesi dal nostro insediamento, sei mesi in cui ognuno di noi ha messo tutti i buoni propositi possibili e immaginabili per svolgere il mandato a favore dei siciliani. Non posso prendermela per le assenze dei deputati di minoranza perché può starci, ma devo constatare che la stragrande maggioranza degli assenti del centrodestra mette in grandissimo imbarazzo questa Presidenza che non può andare avanti”.

Il reddito di ‘nullafacenza’

“Sedute fantasma, appena in tempo per comunicare, a una sala vuota, gli auguri di Pasqua. Riunioni che durano tra i 7 e i 9 minuti e un ruolo, amarissimo, che oggi è toccato al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, imbrigliato nella sua veste istituzionale e armato di pallottoliere, mentre illustra, ai giornalisti, i “numeri” dei primi mesi di governo. Un’operazione trasparenza, di correttezza istituzionale, quella del presidente, che però svela la debolezza dell’azione di governo della Regione“. Così abbiamo scritto, illustrando l’aritmetica di un fallimento.

Un contesto desolante e la circostanza che somigli ad altre stagnazioni, in periodi precedenti, già narrate, non toglie un grammo alla cruda verità. Gli stessi politici che, in più di una occasione, hanno stigmatizzato ‘lo spreco’ del reddito di cittadinanza, anche non tenendo presente i drammi sociali di chi non ha niente, minimizzando l’altrui povertà e, talvolta, irridendo i percettori, rivolgano la lama affilata di un’analisi sincera a se stessi, ammesso che ne siano capaci. Intorno ai Palazzi del potere siciliani, siamo sicuri che tutti potrebbero offendersi, se qualcuno accusasse i signori onorevoli di percepire il ‘reddito di nullafacenza’? (rp)


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