Tonnellate di droga nei pescherecci |Il "cartello" del narcotraffico - Live Sicilia

Tonnellate di droga nei pescherecci |Il “cartello” del narcotraffico

Alla sbarra i nomi del nuovo gotha di Cosa nostra catanese: tra cui il latitante Andrea Nizza e Lorenzo "Scheletro" Saitta. Quintali di marijuana provenienti dall'Albania sono stati sequestrati dalla Squadra Mobile durante le indagini. Udienza preliminare davanti al Gup.

Parte il processo
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CATANIA – E’ una rotta della droga ormai collaudata quella dall’Albania a Catania. E per il trasporto sono stati usati per mesi pescherecci con tonnellate di marijuana però intercettata e sequestrata dalla Squadra Mobile di Catania che conduceva le indagini sul fiorente traffico di droga. Un’inchiesta che è stata fiutata dai “compratori” e dai “fornitori” che ad un certo punto decidono di far partire il carico dalla Grecia per sviare gli investigatori. Ma non è servito a nulla perchè i due “marinai” dello spaccio hanno trovato ad attenderli i poliziotti. Alla fine tutte le indagini si sono condensate nell’operazione “Spartivento” che lo scorso anno ha portato al fermo di diversi trafficanti di marijuana, collegati al clan Santapaola – Ercolano, che avevano creato “tre cartelli del narcotraffico” a Picanello, San Cristoforo e Librino.

L’inchiesta è culminata nell’udienza preliminare che si è svolta a Bicocca davanti al Gup Santino Mirabella. Un altro processo da latitante per Andrea Nizza, che attraverso il suo legale ha optato per il rito abbreviato, così come Vincenzo Catania, Danilo Scordino, Concetto Di Mauro, Rocco Morabito, Antonino Morabito, Angelo Mirabile e Kasem Piluri. Nel corso della prossima udienza il pm Rocco Liguori, dopo la requisitoria, formulerà le richieste di pena per gli otto imputati. Hanno, invece, chiesto il patteggiamento della pena Lorenzo Saitta, Piero Giuffrida, Alessandro Zuccaro, Giuseppe Grasso, Francesco La Spada, Alfio Costanzo e Giuseppe Costanzo. Il Gup dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per due albanesi ancora latitanti e per Fabio Macrì e Giovanni Stabile.

Le indagini hanno dunque portato alla luce una sorta di società per azioni del narcotraffico con a capo i nuovi boss di Cosa Nostra catanese. Contatti diretti con i fornitori albanesi, senza più intermediari, in modo da far scendere il prezzo all’ingrosso e aumentare gli introiti dei trafficanti. L’inchiesta rivela tre cartelli (divisi per quartiere) che servivano a monopolizzare i rifornimenti delle piazze di spaccio. Il primo gruppo farebbe capo ad Andrea Luca Nizza che opera nella roccaforte di Librino e nel dedalo di stradine di San Cristoforo, il secondo per conto di Lorenzo Saitta detto “Scheletro”  che gestirebbe lo spaccio a San Cristoforo. La terza “società” farebbe riferimento ai fratelli Rocco e Antonino Morabito, trafficanti con base operativa a Picanello.


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