Pupari, dinamite e pizzini | Ecco la verità di Massimo C. - Live Sicilia

Pupari, dinamite e pizzini | Ecco la verità di Massimo C.

Massimo Ciancimino ha finito la sua deposizione al processo Mori, seguita in diretta video da Livesicilia. Nell'articolo trovate le sue affermazioni più importanti, minuto per minuto. Da mister X, alla dinamite, all'archivio di suo padre, ai pizzini.
La deposizione di Ciancimino
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7 min di lettura

Massimo Ciancimino ha ripreso il suo posto di testimone d’accusa sulla “trattativa” tra Stato e mafia. Stavolta come detenuto è comparso nell’aula della quarta sezione del tribunale di Palermo, per il processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di avere favorito Cosa nostra. S

In un primo momento Ciancimino era stato citato per il 26 aprile ma l’udienza era stata rinviata dopo il fermo del figlio di don Vito con l’accusa di calunnia nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Ecco la cronaca dell’udienza.

11.02 Il pm Di Matteo ha mostrato i documenti che Massimo Ciancimino ha consegnato l’8 marzo 2010. Si tratta di un manoscritto del padre, l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. L’ex primo cittadino sosteneva che De Donno e Mori avevano volutamente datato in maniera falsa gli incontri fra don Vito e gli stessi carabinieri.

11.06 “Mio padre era stato contattato dai difensori dei Graviano e di Riina per testimoniare e sbugiardare Mori e De Donno al processo sulle stragi. Mio padre non lo fece su indicazione del signor Franco. Decise di rispettare i patti che aveva fatto con quest’ultimo e si avvalse della facoltà di non rispondere”.

11.09 Il pm mostra una lettera al presidente della Banca d’Italia, Antonio Fazio. E’ stata scritta da don Vito. Ciancimino dice di averla ricevuta dal misterioso suggeritore (il famoso puparo), ma non fa il nome, lo chiama “mister X”.

11.22 “Mi disse che mio padre era stato vittima della trattativa portata avanti da Mancino, Amato, De Gennaro. I documenti che ho consegnato provengono tutti dall’archivio di mio padre. Dopo il 7 aprile 2010 sono stato avvicinato da questo mister X. Mi ha citato alcuni personaggi a me cari. Sosteneva di essere stato perseguitato da De Gennaro e Falcone. Mister X era un carabiniere, autista del generale Paolantoni. L’ho incontrato a Palermo e Bologna. Mi ha dato una serie di documenti. Voleva che li consegnassi io ai pm. Lui non voleva apparire”.

11.28 “Mi ha promesso di darmi pure un manoscritto autentico di De Gennaro indirizzato a mio padre. Mi diceva di stare tranquillo: con questo documento non possono accusarti della calunnia”.

11.31 “Mister X mi ha detto di non parlare più con i pm su Mori ed altri. Perché diceva che erano stati altri a portare avanti la trattativa. Mi disse che era stato De Gennaro a organizzare l’intercettazione in Calabria per screditarmi. Mi suggerì di allontanarmi da Palermo. Di stare attento. E dopo pochi giorni mi è stato recapitato il pacco con la dinamite a casa”.

11.41 Il pm chiede allora a Ciancimino perché non ha parlato prima della dinamite con la scorta. Ciancimino risponde: “Perché temevo che mi dicessero che mi ero inventato tutto. Ero certo che l’opinione pubblica avrebbe pensato che mi ero inventato tutto perché il Prefetto Caruso mi stava togliendo la scorta”.

11.48 “Sto rispondendo alle domande dei pm. Nel momento in cui devo fare nomi importanti mi servono delle prove cartacee. Altrimenti rischio la calunnia. Ecco perché non ho detto prima alcune cose e invece dicono che faccio ammissioni a rate. Con le mie dichiarazioni ho peggiorato la mia situazione giudiziaria. Se mi stavo zitto era meglio. Vado avanti perché ho fiducia nei magistrati. Lo faccio per mio figlio”.

12.20 “Io ho trovato la lettera a Fazio nella mia cantina di Bologna. Poi mister X me ne ha mandato una copia senza la firma di mio padre. Non so se la lettera sia stata recapitata. Mio padre mi confidò che era opportuno scrivergli perché era possibile un suo ingresso in campo. Poteva prendere in mano l’elettorato della Democrazia Cristiana che nell’aprile del 1992 si stava sfaldando”.

12.26 “Ho consegnato due lettere a Luciano Violante nella sede dell’antimafia a palazzo San Macuto. Mio padre voleva essere sentito”.

12.34 Documento del 13 settembre 2010. “Ne avevo parlato con mio padre – dice Ciancimino jr – tra il 2000 e il 2002”. Il pm dice che nella prima facciata si legge: “Ho fatto leggere al colonnello l’articolo de ‘il mondo’… ho aderito alla richiesta di Mori … anche io sono a rischio… sto andando in una direzione indicata da mio figlio Massimo”.

12.46 Il pm mostra il pizzino col nome di De Gennaro, per il quale Ciancimino è stato arrestato per calunnia.

12.50. Ciancimino: “Ho ricevuto questo scritto da mister X per posta. Mi disse che lo aveva avuto da mio padre. Ho scritto io i nomi tranne quello di De Gennaro. Me lo dettò mio padre per ricordare i suoi rapporti con le istituzioni. Ho scritto sotto la dettatura di mio padre. Mi sono meravigliato. C’erano nomi che non avevo mai sentito dire prima. Contrada, ad esempio, sapevo che aveva fatto arrestare mio padre”. Pm: “Il nome Gross è collegato con una freccia a De Gennaro”. Ciancimino: “Non ho scritto io De Gennaro. Ho chiesto a mio padre nel 2000 chi c’era dietro Gross. E mio padre mi disse che c’era De Gennaro. Poi mister X mi consegnò lo scritto col nome di De Gennaro”.

12.57 Il pm: “Lei ha però dichiarato di avere assistito mentre suo padre scriveva De Gennaro”. Ciancimino: “Ricordavo male. Mio padre aveva solo cerchiato il nome ‘Gross’. Non c’era il nome di De Gennaro, ma mio padre mi disse che Gross era il collegamento con De Gennaro”.

13.18 “Mio padre scriveva con una Olivetti. Ne aveva però un’altra più piccola con cui scriveva le lettere a Provenzano. Le teneva sotto il letto. Non sono state sequestrate, non so dove siano finite”.

13.22 Inizia il controesame da parte dell’avvocato Basilio Milio. L’archivio segreto di Vito Ciancimino, che è stato trovato dalla Dia sabato scorso dopo l’indicazione del figlio Massimo, si trovava già nella casa palermitana del testimone da tre anni, come dichiarato dallo stesso Ciancimino jr. Milio chiede quante perquisizioni ha ricevuto. “Quattro – risponde Ciancimino – in un locale non catastato ho fatto trovare molto materiale. Una parte era in una cassetta di sicurezza in Liechtenstein”.

13.37 L’avvocato Milio: “Lei ha detto che la nomina dell’avvocato Amato fu suggerita a suo padre da Mori e De Donno”. Ciancimino: “E’ vero. In totale abbiamo speso 25 milioni di lire”.

13.40 Milio chiede a Ciancimino: “Lei conosce Strangi? Non ne posso parlare. Prima devo farlo con l’autorità competente”. E subito dopo aggiunge: “Ho parlato con Strangi, la conversazione è stata mal interpretata”.

13.51 Milio: “Lei ha detto a Strangi che poteva attingere notizie sulle indagini?” Ciancimino: “Risponderò nelle sedi appropriate. Comunque non ho mai avuto rapporti con la ‘ndrangheta”.

13.58.  Ciancimino: “Ho ricevuto 50 candelotti di dinamite con una richiesta di soldi di Messina Denaro. Nel biglietto c’era la foto di mio figlio che entrava nella macchina di scorta e la scritta: stai attento a cosa dici”.

14.06 Ciancimino dice di avere deciso di raccontare la vicenda della dinamite dopo un confronto con la moglie, che gli ha detto: “Racconta tutto. A costo che andiamo a vivere in Papuasia”.

14.20 L’avvocato Milio: “Il contro papello a chi era destinato?” Ciancimino: “Era un documento che mio padre doveva fare vedere a Provenzano”. L’avvocato: “A proposito del post-it allegato al papello, come si spiega il fatto che suo padre – prudente com’era – allegasse un post-it che comprovava le sue responsabilità?” Ciancimino: “Mio padre era certo che non avrebbero mai perquisito casa nostra”.

14.55 Il presidente Mario Fontana incalza: “Non le sembra un non senso ricevere della dinamite e non dirlo ai pm?” Ciancimino: “Avevo paura, una parte l’ho fatta buttare. Era avvolta con un panno e c’era la foto di mio figlio. Ho avuto paura. A poco a poco me ne sono liberato, non volevo mettere paura a mia moglie”.

15.04 Il pm: “Suo padre aveva rapporti con il generale Subranni, allora capo dei Ros?” Ciancimino: “Mi disse che lo conosceva, ma non altro. Mi disse che era inquadrato, nel senso che era manovrabile”.

15.07 Pm: “Lei ha detto che si è disfatto di parte dell’esplosivo. Come?” Ciancimino: “Vorrei omettere nome e cognome. A voi pm l’ho detto, ora preferirei non dirlo. E’ un amico a cui ho chiesto un favore. Gli ho spiegato la situazione, che mia moglie sarebbe tornata a Bologna. Gli ho chiesto di buttare il sacchetto in mare. E così ha fatto”. Il pm insiste: “Non vuole fare il nome?” Ciancimino: “Preferisco di no”


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