PALERMO- “La condanna di mio fratello per rivelazione di segreto d’ufficio è di 18 mesi di cui 6 indultati. L’interdizione dai pubblici uffici è prevista per condanne oltre i tre anni. Poi mi pare strano che dirigenti dell’Ars che prendono anche 300 mila euro di stipendio invece di chiedere le sentenze alle corti di appello chiedano una atto notorio agli ex deputati o ai loro familiari. Le norme le devono applicare loro perchè sono retribuiti, anche in modo esagerato, per farlo”. Lo dice Silvio Cuffaro, fratello dell’ex presidente della Regione siciliana Salvatore, dopo le dichiarazioni del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, secondo cui sarà sospeso il vitalizio all’ex politico condannato per favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio e per questo interdetto dai pubblici uffici.
Cuffaro sostiene che ”ad oggi non è arrivato alcuna comunicazione sull’inizio di un procedimento amministrativo per sospendere il vitalizio ma solo una richiesta di un atto notorio in cui il deputato doveva dichiarare se avesse subito interdizione dai pubblici uffici per i reati di cui al titolo secondo etc etc”. ”Mio fratello percepisce – aggiunge – 4400 euro di vitalizio al mese su cui poi paga anche le tasse in sede di dichiarazione dei redditi e la somma scende a circa 3400 euro. Ha pagato i contributi come tutti per avere questa somma”. ”La Corte dei Conti – conclude – nel 2007, pronunciandosi sul caso di un altro parlamentare regionale, ha sentenziato chiaramente che le norme non hanno applicazione retroattiva ma per il futuro. Totò prende il vitalizio da tre anni. Se glielo togliessero sarebbe un balzo indietro dal punto di vista della civiltà e del diritto”.