Tra i dirigenti uno di prima fascia | Relegato all'ufficio Catalogo - Live Sicilia

Tra i dirigenti uno di prima fascia | Relegato all’ufficio Catalogo

Marco Salerno è l'unico dirigente di livello apicale nell'amministrazione regionale. Ma a guidare i dipartimenti sono quasi sempre i "colleghi" di grado più basso, nonostante la legge lo impedisca. Così, è pronto il ricorso che fa tremare una trentina di grand commis della Regione.

PALERMO – Ne è rimasto soltanto uno. Come l’ultimo dei Mohicani. Marco Salerno è l’unico dirigente “di prima fascia” tra gli attuali 1679 alti burocrati della Regione. Il dato emerga dalla pubblicazione pochi giorni fa, sul sito della Funzione pubblica, dell’ultimo aggiornamento del cosiddetto Rud: ruolo unico della dirigenza. Un lungo, lunghissimo (anche troppo lungo, per la Corte dei conti) elenco di nomi, divisi per fasce. A dire il vero, la stragrande maggioranza dei dirigenti è nell’ultima: la terza.

Una “fascia” nata in una notte. Quando l’allora governo Capodicasa trasformò in dirigenti quelli che erano “dirigenti tecnici” che secondo molti andrebbero equiparati agli attuali funzionari, seppur di grando superiore. E invece no, in Sicilia, nel 2000, ecco la nascita di una marea di nuovi dirigenti. E il paradosso è proprio lì. Se qualcuno va a cercare i nomi degli attuali dirigenti generali, cioè quelli messi a capo dei dipartimenti, quelli, cioè, di più alto grado nell’amministrazione regionale, scopre che questi sono quasi tutti dirigenti dell’ultima fascia. Nonostante, tra l’altro, quella stesse legge che li “creò” stabilisca che l’incarico di dirigente generale può essere conferito “a dirigenti di prima fascia, e nel limite di un terzo, che può essere superato in caso di necessità di servizio, a dirigenti di seconda fascia ovvero a soggetti di cui al comma 8”. Vale a dire a soggetti esterni all’amministrazione.

“E invece io sono qui, a guidare il Centro regionale del catalogo”. Marco Salerno ci pensa un attimo, poi ricorda: “Sono un dirigente da 41 anni. Sono stato anche dirigente generale al Turismo. Adesso, guido il Centro. Forse perché sono un ex bibliotecario”. Ma con una laurea in giurisprudenza. Che ne farebbe, insieme al suo ruolo di unico dirigente di prima fascia, il più forte candidato alla guida di un dipartimento regionale. Ma Salerno, forse, non piace al nuovo corso. Che invece ha scelto come dirigenti di alto livello, ex “dirigenti tecnici”. Con un’unica eccezione, a guardar bene, quella dell’attuale Ragioniere generale Salvatore Sammartano. Un paradosso. “Non c’è dubbio – prosegue Salerno – che si tratti di una condizione paradossale. Ma immagino che prima o poi un giudice su questo fatto si pronuncerà”. Si limita a questo accenno, Salerno. In realtà però il burocrate ha già avanzato un ricorso al giudice del Lavoro che rischia di creare un vero e proprio terremoto alla Regione. Ha chiesto, insomma, di sapere se un dirigente di terza fascia può guidare i dipartimenti. Oppure no. Tremano già trenta alti burocrati nominati dal governo Crocetta.

Anche perché, già qualche pronuncia del Tar ha segnato una strada. È il caso del ricorso presentato dai due dirigenti Alessandra Russo e Salvatore Taormina contro la nomina a segretario generale di Patrizia Monterosso. I giudici si sono espressi poco meno di un anno fa, respingendo il ricorso. Ma al di là dell’esito, è la motivazione a essere interessante. I due dirigenti, infatti, secondo i magistrati amministrativi, non potevano aspirare al ruolo di dirigente generale ricoperto dalla Monterosso, proprio perché di terza fascia. Mentre l’attuale segretario generale, in qualità di esterno, poteva ricoprire quel ruolo. “Conosco bene Patrizia Monterosso – ricorda l’unico dirigente di prima fascia Salerno – e non metto minimamente in discussione le sue capacità. In linea assolutamente generale però ritengo che un dirigente interno, per vari motivi, possa svolgere meglio quel ruolo. Faccio fatica a pensare, ad esempio, che il segretario generale del Quirinale, piuttosto che della Camera possa essere una persona esterna a quella burocrazia”.

E i soggetti esterni, alla Regione non mancano. Sono scesi, rispetto al passato (attualmente, per restare ai ruoli di capodipartimento, sono appunto il Segretario generale Monterosso e il dirigente dell’Ufficio legislativo e legale Romeo Palma), ma per la Corte dei conti, rappresentano ancora una “anomalia”. “Continua a sussistere – si legge infatti nell’ultimo rendiconto generale delle Sezioni riunite della Corte dei conti – una particolare diversità di trattamento economico, poiché gli emolumenti di quelli interni all’Amministrazione regionale sono previsti dal contratto collettivo di lavoro, mentre quelli attribuiti agli esterni sono oggetto di libera determinazione”.

Un’anomalia, dicevamo. Soprattutto in Sicilia, dove il rapporto tra dirigenti e “dipendenti semplici”, come emerge proprio dall’ultimo rendiconto, è il più alto d’Italia. Un dirigente ogni 8,67 dipendenti del cosiddetto “comparto” (impiegati di livello non dirigenziale), un dato assai lontano da quelli del resto d’Italia, dove, ad esempio, nelle altre regioni a Statuto speciale, si trova un dirigente ogni 19 dipendenti “semplici”. Ma in Sicilia, in tanti sono diventati dirigenti in una notte. E oggi sono quasi 1700. Tra questi, ce n’è soltanto uno di “prima fascia”. Il governo lo ha relegato all’ufficio del Catalogo. A capo dei dipartimenti, invece, restano i dirigenti che, legge alla mano, lì non potrebbero stare.


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