Trattativa Stato-mafia | Interrogato Massimo Ciancimino - Live Sicilia

Trattativa Stato-mafia | Interrogato Massimo Ciancimino

Massimo Ciancimino

Due ore di interrogatorio per il figlio di don Vito. Ha risposto alle domande dei pubblici ministeri sulle presunte coperture di cui avrebbe goduto Bernardo Provenzano. Ciancimino è detenuto ai domiciliari con l'accusa di essere il dominus di una serie di società responsabili di una mega evasione fiscale.

PALERMO – Massimo Ciancimino è tornato in Procura. Tre ore di interrogatorio per rispondere alle domande dei pubblici ministeri che indagano sulla trattativa Stato-mafia.

È la conferma che i magistrati palermitani continuano a tenere in seria considerazione le dichiarazioni del figlio di don Vito nonostante le bacchettate che il testimone-indagato ha ricevuto nel processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Il Tribunale che ha assolto il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu dall’accusa di favoreggiamento ha trasmesso gli atti alla Procura. Una decisione che potrebbe preludere a una sua incriminazione per falsa testimonianza o calunnia per le dichiarazioni rese al dibattimento.

Il nuovo interrogatorio, che è stato segretato, si sarebbe concentrato proprio sul mancato arresto del padrino corleonese. Le indagini muovono anche dalle denunce del maresciallo Saverio Masi, attuale capo scorta di Nino Di Matteo, il sostituto procuratore che fa parte del pool che indaga sulla Trattativa Stato- mafia, e del luogotenente Salvatore Fiducia, secondo cui sarebbero state ignorate o addirittura alterate alcune relazioni di servizio che avrebbero potuto portare all’arresto di Provenzano all’inizio degli anni Duemila. E cioè ben prima del 2006, anno in cui è finita la sua latitanza nelle campagne di Corleone.

Ciancimino si è presentato al Palazzo di giustizia accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino.Ad attenderlo, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia. Sul piatto c’è il tema dell’esistenza, o meno, di coperture che avrebbero garantito l’impunità a Binu nell’ambito dello scellerato patto fra lo Stato e la mafia per porre fine alla stagione delle stragi di mafia.

Ciancimino ha raccontato che un emissario del signor Franco, il misterioso personaggio più volte citato da Ciancimino jr nei suoi interrogatori, lo aveva avvisato che di lì a poco ci sarebbero stati “sviluppi importanti”. Non era opportuno che rimanesse a Bologna. Da qui la partenza di Massimo Ciancimino per Sharm-el-Sheik. Erano i giorni che precedettero l’arresto di Provenzano. L’emissario lo aveva avvisato che a casa di Provenzano avrebbero trovato documenti che lo avrebbe inguaiato. Così è stato.

Dal 6 luglio scorso a Ciancimino jr sono stati concessi gli arresti domiciliari. Era finito in carcere a fine maggio. Secondo i pubblici ministeri di Bologna e Ferrara, era il vero dominus di una serie di società al centro di un vorticoso giro di affari legati alle importazioni di acciaio e metalli ferrosi in Italia e all’estero, e su cui non sarebbero state pagate le tasse. Ciancimino, a cui gli stessi pm ferraresi hanno riconosciuto il merito di avere collaborato alle indagini, ha fatto sapere di essere pronto, laddove venisse accertata l’evasione fiscale, a pagare i suoi debiti con l’erario.

Quello di Ciancimino è uno degli interrogatori in programma in questi giorni al Palazzo di giustizia. Un palazzo di giustizia, scosso dalle notizie sui possibili attentati ai danni di Di Matteo che non frenano il lavoro dei magistrati.


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