Trizzino, il 'medico gentiluomo' che lascia M5S

Trizzino, il ‘medico gentiluomo’ che lascia M5S

L'onorevole palermitano passa al Gruppo Misto.
IL COMMIATO E LA POLEMICA
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PALERMOQuando due si lasciano, di certo c’è soltanto che si sono lasciati. E i cocci che rimangono. Vale per le persone e per le comunità. Giorgio Trizzino, medico, fondatore della Samot, alfiere delle cure palliative e palermitano garbato, lascia il M5S di cui è deputato, passando al Gruppo Misto. Un addio che fa rumore.

“La mia storia con il Movimento ha raggiunto il suo compimento. – si legge nella pagina facebook dell’onorevole non più grillino -. Una storia che finisce può trovare una modalità conciliante, quel “restare buoni amici” che vorrebbe preservare entrambi gli animi evitando sofferenze inutili. Quindi si ripercorrono le tappe vissute insieme, i successi ed i propositi. Si finisce col dire che non è colpa di nessuno, che “doveva andare così” e ci si congeda con una stretta di mano. Spesso è solo un’ipocrisia e questo non fa al caso mio. Altre volte invece ci si lascia andare a reazioni scomposte, burrascose, perseguendo il gusto di voler fare del male per ottenere, almeno, la soddisfazione di aver vinto qualcosa, fosse solo la sofferenza della controparte. Quello è davvero il peggiore dei commiati; ciò che resta, alla fine, è solo un mucchio di cenere priva di senso. Anche quest’evenienza non fa al caso mio. Resta una terza via: quella di ammettere per sé di avere sbagliato, ma di aver anche subìto gli errori della controparte, senza necessariamente cercare chi abbia sbagliato di più, perché l’auto assoluzione non paga, non restituisce neanche una briciola del tempo che si è vissuti insieme, dei propositi e delle promesse fatte”.

E ancora: “Riconosco di aver dato in quest’avventura ed ho offerto le mie forze, le mie risorse, una parte considerevole della mia vita. Ma ho il grande rammarico di non aver dato abbastanza, non già perché non abbia voluto. Piuttosto, credo di non aver potuto dare abbastanza, ostacolato, impedito, non riconosciuto per i meriti personali, grandi o piccoli, utili o no, ma offerti e resi disponibili doverosamente. Pur avendo “voluto”, dunque, non ho “potuto”. Forse non ho “saputo” dare; ma questo non è un demerito che mi addosso per intero: il Movimento ha il dovere di accogliere e di valorizzare al meglio le risorse di chi ha chiamato al suo fianco se vuole obbedire al mandato del proprio statuto. Credo che qui abbia ancora molto da fare ed imparare, se ciò che ad oggi ne viene fuori è un’organizzazione che, pur al governo del Paese, va perdendo pezzi per strada, si sfalda, si svuota. (…). Nei prossimi tempi si definiranno scelte importanti per il Movimento che vedranno al centro Giuseppe Conte ed io lo avrei accompagnato volentieri lungo questa strada ma poiché sono convinto che per me non ci sia più tempo e spazio, pur avendo fatto di tutto per rimanere, è arrivato il momento di tirare giù la valigia e salutare. Buona fortuna a tutte/i”.

Un addio amaro e non spetta a chi scrive trarre il bilancio o distribuire torti o ragioni. Queste sono le prime parole – e sono parole di parte -, altre ne arriveranno. Possiamo solo dire che il commiato tra il ‘medico gentiluomo’, come è conosciuto, e la sua comunità di riferimento sarà forse inatteso per chi non ha seguito gli sviluppi di una vicenda che si è consumata tra sussurri e polemiche sottotraccia. A un certo punto, l’incontro tra la speranza rappresentata da un Movimento che si era proposto come nuovo, ricevendo un consenso monumentale che va riconosciuto, e un esponente qualificato e competente della società civile è naufragato. A ben guardare, una pessima notizia per entrambi.

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