Una lunga lista di nomi. Una lista quasi interminabile. Sono 1850 i detenuti morti in carcere dal 2000 ad oggi, ben 100 sono deceduti nei primi sei mesi del 2011. I Radicali di Catania stamattina hanno scandito, proprio di fronte al carcere di Piazza Lanza, questo lungo elenco di nomi per chiedere un miglioramento della situazione carceraria e un’amnistia, che il movimento ha definito, “per la Repubblica”.
“Chiediamo un’amnistia – spiega il segretario radicale Gianmarco Ciccarelli – che consenta allo Stato di interrompere la violazione permanente del diritto interno e internazionale, visto che la Corte Europea per i Diritti Umani ha condannato nel 2009 l’Italia, superando così questa condizione di delinquente professionale”.
A morire di carcere non sono solo i detenuti. Ben 88 agenti di polizia penitenziaria si sono tolti la vita durante l’ultimo decennio. Troppo stress, troppo poco personale, troppe condizioni insostenibili. Nella black list della ‘mattanza’ c’è anche la direttrice del carcere di Sulmona che si tolse la vita tempo addietro. Scoppia il carcere di Piazza Lanza e d’estate la struttura, obsoleta e situata quasi al centro della città, si trasforma in un enorme forno. Un forno che sfora sempre la capienza regolamentare e che per l’80% ospita detenuti in attesa di giudizio.
“Vi è una incongruenza – prosegue Ciccarelli – fra i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, che attesta una capienza regolamentare di 361 posti e le informazioni fornite dalla direzione del carcere che ha indicato una capienza di 155 posti e una capienza tollerabile di 221. Che attendibilità hanno i dati del Ministero?”.
Adesso i detenuti sono quasi 591 e Piazza Lanza rimane un caso aperto. Come ancora aperto è il caso di Carmelo Castro, il ragazzo diciannovenne suicidatosi in circostanze misteriose in cella. Anche i reclusi catanesi hanno aderito alla protesta radicale e molti di loro hanno, per qualche giorni, fatto uno sciopero della fame con 46 loro familiari.
Sul caso di Carmelo Castro e di Francesco Cardella, il detenuto di Palermo che ha perso due figlie piccole andate a trovarlo in un penitenziario calabrese per un colloquio mai svolto, il segretario radicale etneo ha commentato: “Sono storie drammatiche. Sul caso Castro ci sono diversi lati oscuri, come il fatto che lui abbia mangiato prima di suicidarsi. Per il detenuto palermitano immagino la difficoltà dei colloqui, che spesso saltano per veri e propri cavilli e spesso i familiari sono sottoposti a ogni tipo di controllo. Il trasferimento a Palermo sarebbe il minimo”.