Una telecamera spiava i movimenti. Quando, allo sportello, si digitava il pin l’occhio elettronico captava ogni numero impresso sul tastierino. Poi era un gioco da ragazzi clonare bancomat e carte di credito. Questa mattina il tribunale ha condannato quattro presunti responsabili del raggiro, che tra il 2001 e il 2003, avrebbe ripulito i conti bancari di tantissimi ignari consumatori. Due le assoluzioni.
Cinque anni di reclusione sono stati inflitti a Lorenzo Margarone e Paolo Reitano, quattro anni e nove mesi a Luca Massimo Iemolo, sei mesi a Martino Scornavacca. Assoluzione piena, per non aver commesso il fatto, per i fratelli Salvatore e Rosario Di Dio, difesi dagli avvocati Walter Rapisarda e Guido Ziccone. I due imputati, gestori di una stazione di servizio Agip a Ramacca risultati del tutto estranei ai fatti, sono fratelli di Agostino Di Dio, considerato il cervello dell’organizzazione e già condannato in primo grado col rito abbreviato. Era proprio nel rifornimento di Agostino Di Dio, l’Agip di Aci Sant’Antonio, sull’autostrada Catania-Messina, che l’occhio elettronico entrava in azione. La telecamera spiava gli utenti del bancomat carpendo i numeri del pin, che successivamente venivano utilizzati per attivare le carte di credito generate attraverso un apposito programma. Dal 2001 al 2003 sono stati numerosi gli utenti che si sono visti risucchiare milioni di vecchie lire per acquisti mai effettuati.
di Clelia Coppone