Truffe, mafia, omicidi |La scalata dei Cursoti Milanesi - Live Sicilia

Truffe, mafia, omicidi |La scalata dei Cursoti Milanesi

Ecco chi sono i Cursoti Milanesi, famiglia al centro di uno speciale curato dal mensile "S".

IL CLAN CHE HA SCONVOLTO CATANIA
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La copertina del mensile "S" disponibile in tutte le edicole che contiene uno speciale sui Cursoti Milanesi

CATANIA – Li potremmo chiamare gli “scissionisti” di Cosa nostra. O anche gli “emigrati” della mafia catanese. Sono i Cursoti Milanesi, il clan che ha portato Catania negli scranni del Senato per “l’invito” ai commercianti di abbassare le saracinesche nel giorno dei funerali di un ragazzino, figlio di Carmelo Ruscica, Bananedda, e nipote di Giuseppe Ruscica, Banana, due “vicini” alla cosca che nel quartiere di San Leone ha gestito, e gestisce, lo spaccio di stupefacenti. I Ruscica sono dei “pesci piccoli” a livello criminale, i “capi” dei Cursoti Milanesi, quelli attuali, sono altri. Ma il nome di “Banana” è uno di quelli che fa “scrusciu” (rumore, ndr) nel quartiere. Il mensile “S” in edicola dedica uno speciale a questa famiglia che fa tremare ancora oggi Catania. Nel 2013 finiscono al centro della retata “Indipendenza”, che oggi li vede alla sbarra con altri 40 imputati nel processo di primo grado che è alle battute finali. Per comprendere il potere dei “milanesi” è necessario andare a ritroso nel tempo, in particolare agli anni ’70 quando a Catania i maggiori esponenti criminali della criminalità organizzata, che operavano anche al Nord Italia, decisero di “consorziarsi” per contrastare lo strapotere della famiglia di Cosa Nostra capeggiata da Benedetto Santapaola. Nitto e suo fratello Nino (Ninu u Pazzu) ordinarono una serie di omicidi: furono “eliminati” alcuni criminali che avevano avuto la “colpa” di rapinare ed estorcere alcuni imprenditori che avevano la “protezione di Cosa nostra catanese”. La cupola degli avversari di Santapaola era composta da Santo Mazzei (U Carcagnusu), Giuseppe Garozzo (U Maritatu), Antonio Miano (Nuccio) e Luigi Miano (Jimmy). I summit avvenivano nel rione ‘u cursu, da qui il loro nome i Cursoti. La cosca aveva cellule criminali anche a Milano e Torino. Come capo del clan fu scelto, Corrado Manfredi. Gli investigatori del tempo descrivono Manfredi come un “personaggio non di altissimo spessore criminale ma capace di dare forma al gruppo criminale”. Nei due decenni ’70 e ’80 i Cursoti sono i protagonisti delle colonne di molti quotidiani del Nord Italia: le città italiane sono macchiate da numerosi omicidi. I gruppi di fuoco dei Cursoti furono chiamati gli “indiani”. I sicari, dotati di una spregiudicatezza inaudita, hanno ucciso a Catania, Torino e Milano. Il 15 gennaio del 1982 il bersaglio fu Manfredi: fu freddato all’albergo Canova di Milano. L’omicidio creò dei delle tensioni tra i boss che ambivano a diventare il nuovo capomafia. A quel punto il “consorzio criminale” si sgretolò e nacquero tre gruppi criminali operanti ancora oggi. I “Carcagnusi” capeggiati da Santo Mazzei, i “Cursoti” con la leadership di Giuseppe Garozzo e i “Milanesi” con i boss Antonio “Nuccio” Miano e il fratello Luigi “Jimmy” Miano. Continua a leggere sul mensile “S” in edicola.


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