PALERMO – La Sanità siciliana è ancora convalescente. E ai “malanni” ereditati dal governo Crocetta si aggiungono i problemi più recenti: da un rete ospedaliera non ancora del tutto pronta alle aziende commissariate da mesi.
I Lea: Sicilia bocciata o “rimandata”
La sufficienza è risicata. La Sicilia con un punteggio di 163 raggiunge a malapena la soglia minima fissata dal Ministero della Salute a 160 punti, rispetto ai livelli essenziali di assistenza offerti dalla sanità regionale. E’ questa la rilevazione più recente, frutto di una verifica dello scorso luglio, ma che riguarda i dati fino al 2017.
La regione migliora le prestazioni per quanto riguarda il tempo di raggiungimento dei soccorsi dalla chiamata, raggiungendo la soglia della sufficienza. Buono anche il dato sul trattamento a livello territoriale delle malattie croniche degli adulti. Mentre non si raggiungono risultati appropriati per quanto riguarda la prevenzione, i parti e l’assistenza ad anziani e disabili.
Insomma, la sanità siciliana ereditata dal governo Musumeci era malata. A dirlo, fuori dalla metafora, è il Comitato per i Livelli essenziali di assistenza (Lea) del ministero alla Sanità in un rapporto pubblicato pochi giorni fa sul sito del dicastero e riferito alle prestazioni sanitarie degli ospedali siciliani nel biennio 2016-2017. Ma la relazione del Ministero accenna anche ai “ritardi” del governo attualmente in carica.
Nell’Isola “boom” di parti cesarei
In Sicilia, vengono fatti troppi parti cesarei: quasi il doppio rispetto al previsto negli ospedali in cui si registrano meno di 1000 nascite all’anno e il 5% in più nelle strutture con più di 1000 parti all’anno. “Con riferimento alla verifica adempimenti – si legge inoltre sul sito del ministero della Sanità – i Tavoli hanno evidenziato il persistere del mancato adempimento (unico) relativo al percorso nascita dell’anno 2015 che non consente alla Regione Sicilia l’accesso alla relativa quota premiale del FSN e diverse criticità ancora presenti nella verifica adempimenti 2016”.
Prevenzione, disabili, posti letto: così non va
La Regione si colloca, poi, ad un livello “non accettabile” di residenti che ha fatto uno screening oncologico e quindi ad un basso livello di prevenzione delle malattie tumorali. In più, non sono ancora adeguati i dati che riguardano il numero dei posti letto rapportati ogni 1000 abitanti a disposizione di anziani non autosufficienti e ai disabili. Mentre il dato e quasi vicino alla sufficienza per ciò che riguarda le strutture semiresidenziali per i disabili.
Le difficoltà finanziarie
Il ministero presenta anche un commento ai bilanci del sistema sanitario regionale. “Con riferimento allo Stato Patrimoniale 2017, – scrive il Ministero – i Tavoli hanno rilevato con preoccupazione, che rispetto all’anno 2016, in cui si era registrato un miglioramento delle rimesse regionali nei confronti del servizio sanitario regionale , grazie all’immissione di liquidità, al 31/12/2017 la situazione mostra nuovamente difficoltà della regione ad erogare con regolarità le risorse di propria spettanza al Ssr”. Da questo ne consegue il mancato rispetto delle percentuali di trasferimento risorse e il conseguente ritardo nei tempi di pagamento.
Ma il rapporto si occupa anche delle riforme di cui il settore della sanità avrebbe bisogno e che la Regione aveva proposto di attuare. Il 31 ottobre 2017, infatti, l’allora assessore uscente Baldo Gucciardi adottò un decreto per migliorare le prestazioni assistenziali sanitarie della Sicilia e così il comitato ministeriale ha valutato quanti degli impegni presi dal predecessore sono stati onorati dall’assessorato oggi guidato da Ruggero Razza. Insomma, se il giudizio è per la maggior parte il consuntivo sul sistema sanitario regionale targato Crocetta-Gucciardi, sotto la lente degli ispettori ministeriali sono andati anche i primi mesi di gestione dei problemi della sanità regionale da parte del governo Musumeci.
In particolare i commissari ministeriali hanno riscontrato che per quanto sia stata proposta al Ministero non è ancora stata varata la Rete ospedaliera. Così manca pure il piano di fabbisogno di personale. Inoltre non è pervenuto ai commissari il documento unico di programmazione dell’offerta territoriale, che classifichi le strutture residenziali e semiresidenziali secondo i livelli di intensità e le diverse tipologie di utenti, né i protocolli d’intesa con le Università di Catania, Messina e Palermo. Infine mancano alcuni dati relativi alle strutture private. Insomma, i malanni arrivano dal passato. Ma la Sanità siciliana non è ancora guarita.