Turista stuprata a Palermo: "Rapporto consensuale". La reazione delle mogli - Live Sicilia

Turista stuprata a Palermo: “Rapporto consensuale”. La reazione delle mogli

La difesa di Agostino e Giuseppe Romano
VIOLENZA SESSUALE
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PALERMO – Si sono difesi respingendo con fermezza l’accusa di avere violentato la turista canadese.

L’arresto di Agostino e Giuseppe Romano è avvenuto nei primi giorni del marzo scorso. I due indagati hanno risposto al giudice per le indagini preliminari, parlando di rapporto consensuale. Nel corso di un lungo interrogatorio di garanzia hanno fornito la loro versione dei fatti.

La tesi dei due indagati

Agostino Romano, inserviente della ditta appaltatrice del servizio di pulizie al Policlinico, ha detto di avere incontrato la donna quando era andata a fare visita al fidanzato ricoverato per i postumi di un incidente stradale. Circostanza confermata dalla vittima. Ciò che non coincide fra accusa e difesa è la successiva dinamica dei fatti.

Nel racconto di Agostino Romano sarebbe stata la canadese a chiedergli un appuntamento alla fine del turno di lavoro. Insieme avrebbero prima mangiato e poi comprato una scatola di preservativi a un distributore automatico. Circostanza quest’ultima confermata dalla ricevuta cartacea (le immagini video della farmacia erano state cancellate). La turista ha detto di essere stata in moto con Romano dalle 21:30 alle 22. I profilattici sono stati acquistati 47 minuti dopo la 21.

La versione della turista

Sempre la turista avrebbe espresso a Romano il desiderio di fumare una canna ed è per questo che l’uomo avrebbe chiamato il cugino Giuseppe. Una volta a casa avrebbero avuto un rapporto consensuale.

Il pubblico ministero Giulia Amodeo, dopo che nei giorni scorsi il tribunale del riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione avanzata dai due indagati, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo di eseguire un incidente probatorio per cristallizzare la prova ed evitare che i ricordi della donna possano affievolirsi.

Gli avvocati Pietro Capizzi e Rosalia Zarcone sottolineano diverse incongruenze nel resoconto della vittima. La donna ha spiegato che, al risveglio dopo gli abusi, aveva raccolto in un sacchetto diversi preservativi e la bottiglia di Sambuca bevuta la sera prima. Di entrambe le cose, però, non c’è traccia. I carabinieri hanno trovato il blister di un profilattico e una scatola vuoti.

Ed ancora la turista ha raccontato dei forti dolori anali conseguenti al rapporto ma, dicono i legali, il referto medico esclude lesioni. Perché avrebbe dovuto inventarsi una storia simile? Secondo la difesa, potrebbe essere stata assalita dai sensi di colpa per questo ne avrebbe parlato con il fidanzato.

Gli altri elementi contestati

Non convince neppure il fatto che, così sostiene la difesa, la vittima dica di avere un vuoto di memoria. Ricorda soltanto di avere rifiutato il bacio di uno dei due arrestati e poi il blackout. Dalle analisi del sangue non è emersa la presenza della cosiddetta “droga dello stupro”, ma tracce di alcol e cannabis di cui la canadese sarebbe consumatrice abituale. Nulla che giustificherebbe la perdita della memoria.

Agli atti dell’inchiesta ci sono anche le intercettazioni delle mogli dei due indagati. Prima li volevano morti: “Quell’etta sangu (esclamazione dispregiativa palermitana per augurare la morte) di tuo marito ha telefonato al quel butta sangue di mio marito”. Poi li difendevano: “Tuo marito secondo me quando quella gli si buttò nell’ascensore ha capito che si poteva fare. E così chiamò suo cugino”, diceva una delle donne ipotizzando come si sarebbe svolta la serata degli abusi.

“La sella del motore è veramente piccola. È talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non capirono più niente”, affermava l’altra donna parlando del passaggio in scooter dato alla vittima dai due. Per le mogli non si potrebbe parlare di violenza. “Sti ragazzi erano puliti, non avevano neanche un graffio”, aggiungevano sostenendo che se fosse stato uno stupro la vittima si sarebbe difesa lasciando segni sugli aggressori.

Secondo le donne, dovrebbero essere acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza dell’ascensore: “Lui queste cose le deve dire all’avvocato perché negli ascensori ci sono le telecamere. Lo state vedendo che lei si sta buttando di sopra. Ci sono un sacco di cose che fanno male a noi, però sono utili per la difesa”.

“I mongoloidi hanno capito che questa non capiva niente”, aggiungeva una delle due. Secondo l’accusa, queste parole confermerebbero che i Romano avrebbero approfittato dello stato di inferiorità psichica della canadese. Di diverso avviso la difesa: il significato sarebbe stato fuorviato visto che si faceva esclusivamente riferimento al fatto che la canadese non parlasse l’italiano.


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