PALERMO – Uno spaccato desolante. La burocrazia regionale, all’epoca dell’affare dell’impianto fotovoltaico di Monreale, faceva acqua da tutte le parti. E, secondo, la Procura di Palermo, sarebbe diventato il contesto ideale per la corruzione dei funzionari pubblici. Sarà l’eventuale processo – i pm Tartaglia a Battinieri hanno appena concluso le indagini – a stabilire se siano state davvero pagate o meno tangenti, ma la burocrazia siciliana uscirebbe le ossa rotte dalla lettura di alcuni passaggi delle intercettazioni.
“San Salvatore”, si autodefiniva Salvatore Grippi, il vigile urbano di Palermo incaricato, sostiene l’accusa, dagli imprenditori toscani Luciano e Francesco Meoni di velocizzare il sistema con le mazzette. Grippi si compiaceva del suo ruolo: “Niente succede in Sicilia che non ci sia dietro san Salvatore”. Gli imprenditori si fidavano di dei suoi metodi, tanto da dirgli che “se in questo scenario tu ci dici che c’è da fare una cortesia a qualcuno… perché è normale che possano servire… sono tattiche propedeutiche ad una facilizzazione”. Grippi non sapeva ancora “la cortesia che loro faranno che… costo avrà”, ma era ottimista sui tempi: “… già la prossima settimana ci dovrebbe essere il progetto con tutte le autorizzazioni pronte… quando una imbocca la strada giusta tutte le porte sono aperte”.
La conferenza di servizi per il via libera al progetto di Monreale era stata convocata e ”ora tutti i parenti vorranno i soldi”, dicevano i due interlocutori. Che ridendo, aggiungevano, “gli possiamo dire se ci fanno uno sconto”. Ad incassare il denaro sarebbe stato, almeno secondo l’ipotesi della Procura, il solo Salvador Vittorioso, dipendente dell’assessorato regionale all’Agricoltura e foreste. Resta il dubbio su chi fossero i destinatari dei 150 mila euro scovati nelle tasche di due faccendieri bloccati sulla nave Napoli-Palermo.
All’assessore all’Industria dell’epoca, Pippo Gianni, e al dirigente Martino Russo sarebbero stati regalati due televisori. Un regalo natalizio, dicono gli investigatori. Luciano Meoni chiedeva consigli a Grippi: “… lo faccio uguale a tutti e due, oppure faccio a uno il 46 pollici e all’altro il 42 pollici… allora faccio il 46 pollici all’assessore, e all’altro faccio un 40 pollici”. Alla fine cambiò idea: “… forse sarebbe meglio farlo uguale anche per il nostro amico… che è bravino.. non vorrei mortificarlo, tanto la differenza e di circa 500… 700 euro”. I televisori furono spediti con un corriere espresso. Uno all’indirizzo siracusano della moglie di Pippo Gianni, consegnato l’8 gennaio 2009, e l’altro nell’abitazione di Russo, a Messina.
In quei giorni era stato approvato il piano energetico regionale. Per accedere alle agevolazioni previste bisognava dimostrare che il progetto di Monreale fosse sperimentale. E l’escamotage messo in atto sarebbe uno dei principali esempi di come si possa aggirare i paletti imposti dalla burocrazia. Un ruolo decisivo in tal senso avrebbe avuto Francesca Marcenò, dirigente del servizio Risorse minerarie ed energetiche. A doversi pronunciare era il Cnr di Messina. Grippi alzò il telefono e chiamò un ingegnere. Che all’inizio era piuttosto rigido: “…guardi… questa dichiarazione di asseverazione, io non la posso fare… ho già chiesto al dipartimento di Roma e non ho il là…. non sono io a poter fare un’asseverazione di questo genere…”. Poi, però, cambiò idea dopo avere saputo che la richiesta dell’assessorato all’Industria era stata avanzata da “…Marcenò… ah benissimo.. la conosco molto bene la dottoressa Marcenò… vediamo ora se posso… la chiamo anche in giornata, va bene e glielo chiedo….”. Infine i due, l’ingenere e la Marcenò, ebbero modo di parlare al telefono: “…allora professore… io ho visto la lettera… quello che m’interessa è una vostra dichiarazione in qualità di ente di ricerca… circa… non me lo potete dire carattere sperimentale come gli altri? come le altre asseverazioni che ho…?”. “…mah si! in fin dei conti… allora facciamo così… gentilmente faccia così… dia alla persona che è davanti…la sua variazione… io gliela faccio fare subito”.
Nel frattempo, però, bisognava sistemare altre faccende in altri uffici. Grippi, ad esempio, chiedeva a Russo di intervenire presso l’assessorato ai Lavori pubblici, perché c’erano degli intoppi sul parere dal Genio civile: “…..è stato chiesto se può intervenire… il capo di gabinetto….qualcuno a far si che si faccia leva sul Genio civile. Perchè praticamente… mi fai sapere? Perché? evidentemente, evidentemente casca l’asino.…”. Russo alla fine sarebbe riuscito a sistemare le cose: “…. tieni presente che questi mi stanno facendo la cortesia a me, qua non c’entro niente io tu lo sai… glielo dici che abbiamo parlato con l’assessore… di ricordarglielo all’assessore, eventualmente…”.
Per completare il quadro delle autorizzazione serviva pure il nulla osta della Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali. “Il bambino” lo chiamava Marchesi. Anche su questo fronte fondamentale sarebbe stato l’intervento di Russo, il quale aveva saputo che “la pratica è stata sistemata”. I ritardi erano dovuti al rimpasto voluto dall’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Meoni chiedeva notizie anche sul Genio civile e Russo rispondeva: “… sono pronti, sono già pronti, aspettano solo questo pezzo di carta…”. “Martino come ti posizioni tu ora, c’è un rimpasto, c’è qualcosa, rimani sempre all’industria, come fai?”. “… sì… sì non ti preoccupare, non è questo il problema… tranquillo… guarda, io sto seguendo la cosa giornalmente, quindi, non l’abbandono… va bene”.
Una miriade di passaggi burocratici che avrebbe finito per peggiorare le cose, favorendo le corsie preferenziali illecite. E così non sorprendono le parole di stupore con cui il presidente dell’autorità per l’energia elettrica ed il gas commentava l’insolita velocità dell’approvazione del progetto di Monreale. Che, secondo il racconto di Marchesi, avrebbe detto: “… come avete fatto, avete pagato? mi ha detto. Giuro, ha detto… come avete fatto… solo due anni, ma siete stati bravissimi mi ha detto… pensa te”.
Non è un caso allora che nell’aprile 2011 i consulenti dell’allora assessore all’Energia, Giosuè Marino, incaricati di verificare le procedure concludessero in maniera impietosa la loro relazione: “Lo scenario che emerge dalla verifica sull’attività degli uffici prima dell’ex Dipartimento dell’Industria oggi del Dipartimento dell’Energia è più che allarmante. L’attività di verifica ha fatto emergere un contesto generale di disordine organizzativo caratterizzato da imprecisioni, lacunosità, incongruenze, ritardi, inerzie che sembrano stridere con i principi di semplificazione, imparzialità, trasparenza a cui si ispira il procedimento unico”. A firmarla erano Lucio Guarino, Giovanni Riggio, e Alberto Tinnirello.