Tutti i sogni del volo di Alice | "Mia figlia vive negli altri" - Live Sicilia

Tutti i sogni del volo di Alice | “Mia figlia vive negli altri”

La caduta da cavallo. Un lutto che diventa speranza per altri. Una mamma coraggiosa racconta.

PALERMO – Il sogno di Alice non è mai finito. Ora che il suo cuore vive altrove, come se avesse cambiato indirizzo, è sempre il suo bellissimo cuore. Una caduta da cavallo ha portato via Alice Costantini, a soli ventidue anni. Pensiamo proprio così: ‘portata via’, perché quando mancano gli abbracci e gli sguardi è come se non ci fosse più niente. Ma forse è solo un difetto della nostra vista che sceglie la dimensione della lontananza per ciò che non scorgiamo più. Eppure Alice era troppo viva per essere morta davvero. Alice è ancora vivissima Infatti, risplende adesso, qui, nello sguardo di sua madre Rosa che dice: “Abbiamo donato i suoi organi, lei sopravvive in altre persone a cui ha dato speranza”.

Rosa Cillari è una signora che non si è lasciata sopraffare dal dolore per la perdita di una figlia. Ha accettato di chiacchierare, al tavolino da caffè di un centro commerciale, sulla strada che conduce i vacanzieri al mare, per un solo motivo: “Voglio che la cultura della donazione si diffonda sempre di più. Non è una scelta facile, chi meglio di me può saperlo…”.

E ci sono incroci che fanno pensare a una connessione universale di affetti, lutti e speranze. Rosa, che lavora all’aeroporto, era di servizio quando c’è stato movimento per il trasporto degli organi di Martina Bologna, la ragazza travolta da un’onda anomala nel mare di Isola. I genitori di Martina e la mamma di Alice, sconosciuti fra di loro, uniti dall’identico sentimento di altruismo e per essersi sfiorati, inconsapevolmente.

Com’è Alice, portata via in un giorno di novembre dell’anno scorso? Rosa narra di sua figlia con le parole, con le pupille e con le mani. “Una persona vera, come la pensava la diceva, piena di premure e di amore per il prossimo, innamorata dei suoi cavalli e degli animali. Era una piccola campionessa di equitazione, nella specialità dell’endurance. Aveva progetti e non finire. Voleva aprire una pensione per i cavalli vecchi, per prendersene cura. Mia figlia? Praticamente San Francesco… come se fosse stata in contatto con gli angeli”.

Un sorriso sfiora le labbra di Rosa. “Alice diceva: ‘i miei cavalli sono i miei figli’. Aveva fretta, come se il tempo non dovesse bastarle mai. Ripeteva sempre: ‘Mamma, quando sono a cavallo io volo senza le ali’”. Rosa è una donna forte, coraggiosa e luminosa. Sorseggia un bicchiere d’acqua. E racconta: “Sì, mia figlia continua a vivere negli altri. Io non conosco, ovviamente, l’identità dei riceventi, ma il centro trapianti comunica alcune informazioni generiche. So che il cuore di mia figlia batte nel petto di una giovane mamma, per esempio. Vorrei incontrarli? Solo se fosse una loro idea, io ho rispetto e non li cercherei mai. Alice era una ragazza risoluta. Aveva già un lavoro a tempo indeterminato, a ventidue anni. La sua idea fissa era quella di raccogliere soldi per la sua pensione. Abbiamo pregato tanto, ho pregato fino allo sfinimento perché si alzasse da quel letto d’ospedale, perché Dio ci regalasse la sua resurrezione. Ora quella resurrezione che abbiamo invocato è un regalo per gli altri. Forse era anche questo il suo compito”.

Alice nelle foto che arrivano dalla risacca dolce dei social, come conchiglie da conservare, da prendere con sé e non abbandonare mai più, mostra tutta la meraviglia della sua anima. Una ragazza che sprigiona frammenti di una indefinibile bellezza.

Sua madre racconta: “Scegliere la donazione degli organi è un’emozione lacerante. Credo che lei l’avrebbe condivisa. Ricordo che, da ragazzina, tornò da scuola turbata e commossa: si era parlato di consenso alla donazione, aveva un opuscolo. Non ne parlammo più, ma sono convinta che lei avrebbe voluto così. Se dico qualcosa della nostra storia, è perché vorrei sensibilizzare tutti sull’argomento. Donare la vita è il più grande gesto d’amore che c’è”.

Rosa adesso si alza, come si alzano tutti, nonostante il peso. Nel centro commerciale qualcuno osserva con curiosità questa signora con due minuscole lacrime nascoste male dalle ciglia. Un caffè, un bicchiere d’acqua, un tavolino. La madre va via nella calca dei gitanti che comprano e poi si spostano verso il mare. “So solo che ci rivedremo”, sussurra.

Ci rivedremo. Qui e ora, nella gratitudine delle persone ignote che hanno ricevuto il dono. Domani, forse, chissà, sopra una spiaggia di polvere bianca, tra angeli e cavalli. Quando, per volare, non ci sarà bisogno di ali.

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