CATANIA – E’ ormai da sei anni che vive con il dolore che suo nipote ha saltato il fosso e ha tradito la famiglia. Sebastiano Laudani, 90 anni suonati, è ritenuto il patriarca dei Mussi I Ficurinia. Ai domiciliari da qualche anno per motivi di salute, diverse pagine, delle quasi tremila dell’ordinanza dell’inchiesta I Vicerè, è dedicata a lui. Mercoledì scorso i carabinieri gli hanno notificato la misura (arresti a casa) e qualcuno, sicuramente, gli avrà comunicato che ad inchiodarlo è stato lo “sbirro” di suo nipote, Giuseppe Laudani.
“Bastardo, miserabile, schifoso, sbirro e carabiniere”, sono tantissimi gli insulti che il “patriarca” riserva al pentito durante i colloqui in carcere con la nuora Maria Scuderi e i nipoti. Conversazioni tutte intercettate dai carabinieri nel 2010. E proprio la Scuderi lo ammonisce: “Tu avevi un debole per questo ragazzo”. E ricorda al suocero che lei stessa lo aveva avvertito “sei anni prima”. Le rivelazioni sono bollate come “fangate”. E queste “fangate” – leggendo i verbali di Pippo Laudani – riguardano ogni componente della famiglia, anche il nonno che lo aveva “benedetto” reggente nonostante la giovane età. Il pentito scarica accuse su accuse. La linea del nonno sarebbe sempre quella: “di ammazzare tutti”. Insomma sarebbe un guerrafondaio il patriarca. E il collaboratore avvisa i magistrati di non lasciarsi influenzare dall’età. Nonostante gli ottant’anni (all’epoca delle dichiarazioni, oggi sono novanta ndr) avrebbe la mente di un “ragazzo”. E meno male che i nipoti sono liberi e riescono a “filtrare” le intenzioni, perchè se fossero stati tutti in carcere gli altri componenti della famiglia, i semplici “affiliati” avrebbero eseguito – senza intermediari – gli ordini di Ianu Laudani. E le direttive sarebbero state sanguinarie. Questo a dire del nipote pentito.
Sebastiano Laudani dal carcere di Secondigliano, in provincia di Napoli, si teneva informato di quanto accadeva alla “famiglia”. E non poteva fare a meno di commentare anche i vari blitz che si susseguivano. Monta su tutte le furie quando viene a sapere che il nipote Sebastiano Laudani (il piccolo) era stato “beccato” insieme a un esponente dei Santapaola. “L’inconveniente” non doveva ripetersi secondo il capomafia perchè quella è la “razza più cornuta e infame della terra”. “Inetti” – è l’epiteto che riserva alla famiglia di Cosa nostra catanese. Famiglia che in realtà a periodi alterni è stata alleata dei Mussi. Dopo la maxi operazione Iblis, Sebastiano Laudani torna a parlare dei Santapaola: il patriarca manifesta il suo disprezzo apertamente non ritenendoli all’altezza della sua caratura criminale. Sono “scopini”, afferma. Spazzini è la traduzione offerta dai giudici. Il “parrinu”, così definisce il capomafia Nitto Santapaola, inoltre avrebbe progettato di uccidere il reggente dei Laudani. E il piano sarebbe dovuto essere concretizzato attraverso un carabiniere. Poi Santapaola aveva desistito per paura delle rappresaglie dei figli del patriarca.