CATANIA – Il racconto cruento omicidio di Letizia Consoli approda in un’aula di giustizia. Si è aperta l’udienza preliminare davanti al Gup Giovanni Cariolo che deciderà se accogliere la richiesta della pm Giovannella Scaminaci di rinviare a giudizio Zakaria Ismaini con l’accusa di omicidio pluriaggravato e tentato occultamento di cadavere. Era il 7 febbraio 2015 quando in un bungalow della playa furono avvistate delle fiamme: durante l’intervento dei vigili del fuoco per domare il rogo arrivò la segnalazione da parte di alcuni pescatori di un corpo tra le onde del mare catanese. Era solo l’inizio dell’orrore: la donna presentava segni di violenza e sulla sabbia era evidente la traccia del trascinamento dalla casa di legno alla battigia.
La Squadra Mobile e la Scientifica per due giorni hanno setacciato palmo a palmo quel tratto di litorale catanese: alla fine hanno trovato quello che gli inquirenti ritengono l’arma del delitto. Per la polizia Ismaini prima avrebbe seviziato la cinquantenne e poi l’avrebbe colpita con un bastone spezzato. Un pezzo di trave pieno di tracce ematiche e biologiche analizzate al microscopio nei laboratori della Scientifica di Palermo. Sono bastati due giorni alla Squadra Mobile per arrivare al nome del 32enne nato a Casablanca: davanti al pm e poi al Gip per la convalida del fermo Ismaini confessa. “Ha detto che è stato un raptus” – raccontano gli investigatori durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’indagine sull’omicidio. In quei giorni i poliziotti hanno lavorato parallelamente per arrivare all’identità della donna. E’ stato il figlio a riconoscerla: ha guardato la madre sdraiata nel letto del reparto di medicina legale dell’ospedale Garibaldi di Catania dove è stata effettuata l’autopsia.
Le intercettazioni avviate poche ore dopo il delitto, i contatti telefonici tra il marocchino e la vittima, le immagini di video sorveglianza degli stabilimenti balneari vicini alla scena del crimine, il tentativo di fuga di Ismaini che fa scattare il decreto di fermo, le tracce biologiche, l’arma del delitto e poi la confessione rappresentano il cuore del materiale probatorio rappresentato dalla pm Giovannella Scaminaci al Gup durante l’udienza preliminare. Il difensore del marocchino ha chiesto il rito ordinario con richieste istruttorie integrative alle consulenze tecniche già effettuate. Il Giudice per le Udienze Preliminari ha rinviato l’udienza per le repliche del pm e per la decisione, ma intanto ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile da parte del figlio di Letizia Consoli, Vincenzo Occhiato, e della nipote, assistiti dagli avvocati Giovanni Avila e Gianfranco Todaro.
In questi lunghi mesi di indagini da parte della polizia e della magistratura di Catania il figlio Vincenzo ha seguito con attenzione anche il lavoro di altre procure italiane: il nome di Zakaria Ismaini compare infatti nell’elenco dei sospettati di altre inchieste relative ad altri quattro omicidi commessi prima del delitto alla playa di Catania. Per uno di questi è stato emesso un decreto di fermo eseguito dai carabinieri pugliesi pochi giorni dopo l’omicidio di Letizia Consoli. La Squadra Mobile di Catania, infatti, quando ha chiesto l’autorizzazione per intercettare il telefono del marocchino ha scoperto che la sua utenza è già sotto controllo dalla Procura di Brindisi per l’omicidio di Cosimo Mastrogiovanni, ucciso il 13 novembre del 2014 a Latiano in Puglia. Il corpo carbonizzato fu rinvenuto all’interno di una villetta.
Pochi giorni dopo l’arresto di Ismaini sono state riaperte altre tre inchieste in Emilia Romagna, in particolare dalla Procura di Rimini. Gli inquirenti romagnoli riaprono il fascicolo sulla morte di Anna Maria Luna Stellato. La giovane fu trovata annegata il 14 luglio 2012 a Torre Pedrera. Zakaria era stato interrogato dopo il ritrovamento del cadavere, ma per lui era scattata soltanto una denuncia per omissione di soccorso. Quella maledetta estate del 2012 in Emilia Romagna ci sono altre due morti misteriose: tutte e due depennate come incidenti. Carlos Anselmo Pires Vieira, transessuale brasiliano di 58anni, regolarmente residente in Italia, fu ritrovato il 14 luglio in un’area verde vicina al centro di Rimini. Ismaini a quell’epoca viveva nella stessa città ospite di un transessuale. Vadim Piccione fu trovato senza vita nella notte tra il 7 e l’8 luglio del 2012 nel canale Marano di Riccione. Il caso fu chiuso come anneggamento. Ma oggi i sospetti ricadono su Zakaria perchè alcuni amici testimoniarono che quella sera Vadim che aveva partecipato ad una festa era stato visto avere una discussione proprio con un marocchino.
Una scia di sangue che dall’Emilia porterebbe prima in Puglia e poi a Catania. E sono tanti i fattori che accomunano i cinque delitti: l’annegamento, il fuoco, i profili facebook cancellati, l’omosessualità. L’ombra del serial killer è sempre più concreta. Il lavoro di investigatori e magistrati non è facile: dalla morte di Anna Maria Luna, Carlos e Vadim sono strascorsi già tre anni e trovare prove e tracce utili a inchiodare la mano assassina è davvero complicato dopo tanto tempo.