Uccise due rapinatori, sit-in di solidarietà per il gioielliere - Live Sicilia

Uccise due rapinatori, sit-in di solidarietà per Guido Gianni

L'orafo sta scontando una condanna definitiva a 12 anni, ma i suoi familiari chiedono la grazia.
LA MANIFESTAZIONE
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CATANIA – “Noi non ci rassegniamo, non ci possiamo rassegnare. Papà non se lo merita“. Aurora Gianni è la figlia di Guido Gianni, l’orafo di Nicolosi che il 18 febbraio 2008 sparò a due rapinatori e li uccise, e ne ferì un terzo. L’uomo è stato condannato in via definitiva, a maggio 2022, a 12 anni di carcere con l’accusa di duplice omicidio e tentato omicidio. Adesso, mentre una petizione su Change.org per chiedere la grazia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sfiora le 53mila firme, arriva anche una manifestazione in piazza: l’appuntamento è per le 20.15 del 14 luglio in piazza Nettuno, a Catania, per un momento di raccoglimento e, subito dopo, un volantinaggio per chiedere “Giustizia per Guido Gianni“.

La storia è tornata alla ribalta nazionale a giugno 2021, quando l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha usato i suoi canali social per promuovere la petizione ed è andato a trovare il gioielliere nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. “La difesa è sempre legittima”, dice Maria Angela Distefano, moglie di Guido Gianni, nel testo della petizione. La donna si trovava con il marito nel giorno in cui la loro vita è cambiata per sempre e quella di due uomini è stata interrotta: secondo quanto emerso dal processo, i malviventi sono entrati nella gioielleria e hanno incontrato per prima Maria Angela Distefano. Lei ha raccontato di una pistola puntata contro (poi risultata a salve, ma priva del tappo rosso), di un’aggressione e di minacce. Poco dopo arriva Guido Gianni, dal laboratorio in cui si trovava. Inizia una colluttazione. Gianni spara un colpo in aria e poi altri ai malviventi.

Davide Laudani e Sebastiano Catania, due dei tre rapinatori, vengono raggiunti da diversi colpi di Beretta calibro 9. Alcuni alle spalle. Laudani muore sul posto, Catania durante il trasferimento in ospedale. Fabio Pappalardo, terzo componente del commando, riesce a fuggire e se la cava con una ferita alla gamba. “Guido ha difeso me, la sua vita, quella di un cliente e la nostra attività commerciale – scrive la moglie nell’appello su Change.org – Ed è per questo che ritengo che non possa pagare per la malvagità dei suoi assalitori. Guido è un marito e padre modello, dedito alla famiglia e ligio al dovere. Non merita di stare in carcere, quel luogo non gli appartiene”.

“L’appuntamento del 14 luglio è un altro tentativo per sensibilizzare la cittadinanza sul tema della scarcerazione – aggiunge Aurora Gianni a LiveSicilia – Speriamo di riuscire a raccogliere ancora più adesioni. Quelle che sono arrivate sono già tantissime, ma siamo certi che molti altri vorranno firmare”. Per chiedere che l’uomo, 63 anni, possa tornare a casa con la sua famiglia. “Mio padre è una persona bella e buona, ma in carcere non può stare bene – prosegue la figlia – È debilitato e abbattuto, è molto dimagrito ed è sempre giù. Possiamo andarlo a trovare una volta a settimana, non possiamo toccarci e abbracciarci, né darci una carezza. È straziante per noi e per lui”. E conclude: “Ha solo tentato di difendersi, non è giusto che stia in carcere”.

Il prossimo giovedì, dopo un sit-in di un’ora in piazza Nettuno, a partire dalle 20.15, un gruppo di ciclisti e pattinatori si sposteranno in giro per il capoluogo etneo e distribuiranno volantini per sensibilizzare sulla storia del gioielliere di Nicolosi. L’obiettivo è, intanto, raggiungere le 75mila firme su Change.org e sperare che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si interessi alla storia.

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