Uccise la figlia 12enne, lo psichiatra:| “Russo voleva punire la moglie” - Live Sicilia

Uccise la figlia 12enne, lo psichiatra:| “Russo voleva punire la moglie”

Sentito in aula Gaetano Sisalli, perito nominato dal gip.

Corte d'Assise
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CATANIA – La cena che precede il delitto, trascorsa in un clima di serenità, dimostrerebbe l’assenza di qualsiasi screzio psicotico in Roberto Russo, imputato per l’omicidio della figlia dodicenne, uccisa nel sonno nell’agosto del 2014 a San Giovanni La Punta. A dirlo in aula è lo psichiatra Gaetano Sisalli, perito nominato dal gip per valutare la capacità d’intendere e di volere dell’uomo. Incalzato dalle domande dei giudici della Corte d’Assise di Catania, che hanno sottoposto al professionista i rilievi del consulente della difesa, Sisalli ricostruisce il contenuto della perizia. E in riferimento a quell’ultima cena trascorsa in famiglia dice: “Non ci sono momenti di aggressività. Nessun delirio persecutorio in corso. Se così fosse stato, lo avrebbe dato a vedere quella sera. Non si rileva nulla, né prima né dopo”.

Insieme allo psichiatra c’è anche la psicologa che lo ha assistito nelle fasi di somministrazione ed elaborazione dei test a Russo. Per entrambi non si sarebbero registrate incoerenze ed i punteggi sarebbero tutti nella media, considerate anche le condizioni psicologiche in cui l’uomo si trovava, detenuto in attesa di giudizio. L’unica scala che avrebbe fornito un dato di poco superiore alla media sarebbe stata quella della paranoia, ma anche in questo caso, secondo lo psichiatra, non sarebbero emersi valori incoerenti. “Non sono state rilevate situazioni deliranti – ha spiegato Gaetano Sisalli – L’aumento della sospettosità è coerente con la situazione in cui si trova e con quanto successo prima che commettesse il reato”.

Per lo psichiatra l’assenza di patologie sarebbe evidenziata non solo da quanto accaduto la sera precedente al delitto, ma anche da quello che è stato rilevato dopo. “Dopo la commissione del reato – spiega alla Corte – abbiamo rilevato solo uno stato depressivo. Se una persona inizia a delirare, lo screzio psicotico, se breve, dura almeno una settimana. Non ci sono elementi in questo senso. Lo screzio psicotico che dura 20 minuti è una fantasia. Il nostro paziente dice che voleva punire la moglie. Lo dice anche alla cognata”.

Ma per la consulente della difesa la somministrazione di farmaci a Roberto Russo, al suo arrivo in ospedale, sarebbe sintomatica di una situazione psicotica in corso. Non così per Sisalli, che ha spiegato in aula come la dose somministrata fosse in linea con quanto previsto dai protocolli ospedalieri nei casi di tentato suicidio. “Il collega – ha detto ancora il teste – ha somministrato una dose molto bassa e solo in via precauzionale. Era necessario prevenire ulteriori gesti autolesivi”.

Proprio lo psichiatra dell’ospedale Cannizzaro, il primo a visitare l’imputato dopo l’omicidio, sarà sentito, come richiesto dal legale della difesa Mario Brancato, nella prossima udienza fissata per 30 marzo. Nessuna opposizione è stata avanzata dal pubblico ministero Agata Santonocito e dal difensore di parte civile Giuseppe Lo Faro.

 

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