Qualcuno ha ammazzato Giuseppe Calascibetta. Non l’ultimo arrivato ma un capomandamento. Santa Maria del Gesù era il suo regno. “Incontrastato” dicono gli investigatori. Lo hanno freddato con quattro o cinque colpi di pistola alla testa mentre rientrava a casa. Era a bordo di una microcar, una Ligier. Non ha fatto in tempo a raggiungere il civico 36 di via Bagnera. E’ una stradina stretta di Belmonte Chiavelli, una borgata sovrastata dalla montagna che butta giu fango e detriti quando iniziano le piogge invernali. Calascibetta dal 2007 era un sorvegliato speciale. Da quando aveva lasciato il carcere per fine pena. Vi era rimasto dieci dei suoi sessant’anni di vita perchè coinvolto nelle vicende processuali della strage di via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.
Via Bagnera si è subito riempita dei parenti della vittima. Nessuna manifestazione fuori le righe mentre gli agenti della sezione Omicidi della Squadra Mobile hanno fatto i rilievi sul corpo martoriato dalle pallottole. Da domani il caso passa a chi si occupa di faccende di mafia. Perché di delitto di mafia si tratta. Forse di guerra, addirittura. Calascibetta era il capo di una zona colpita dagli arresti. Prima i Capizzi e gli Adelfio. Poi Giuseppe Lo Bocchiaro e Ino Corso. Santa Maria del Gesù annovera tra le sue fila anche uno dei recenti pentiti, Giuseppe Di Maio che di Lo Bocchiaro è genero. E’ stato lui a raccontare che Calascibetta si era fatto inizialmente da parte per motivi personali.
Strana affermazione per gli stessi investigatori. Non si passa il testimone in Cosa Nostra per faccende private. Di certo dopo i recenti arresti Calascibetta era tornato in piena attività. Qualcuno lo ha ammazzato. Si torna a sparare a a Palermo dopo gli omicidi di Romano e De Simone. Delitti ancora irrisolti di cui si parla poco persino negli ambienti mafiosi. Chissà se l’assassinio di un capo quale era Calascibetta provocherà una reazione diversa.