'Ucraina, tanta paura per Sergio, il mio secondo fratello'

‘Ucraina, tanta paura per Sergio, il mio secondo fratello’

L'appello di Elisa: "Torna a casa da noi".

“Lui è Sergio, è il mio secondo fratello ed è ucraino. Seriy aveva appena 7 anni se la memoria non mi inganna quando venne per la prima volta in Italia con precisione in Sicilia nella mia famiglia. Allora una associazione umanitaria permetteva a dei bambini ucraini di essere ospitati in famiglie residenti in località di mare”, così scrive Elisa Martorana, sul suo profilo Facebook.

“Continuò ad essere nostro ospite tutti gli anni finché non rientro più nell’età che poteva essere gestita dalle convenzioni umanitarie – prosegue – il racconto -. A quei tempi non c’era internet né i social. Avevamo l’uno il telefono dell’altro un paio di volte l’anno si provava reciprocamente a metterci in contatto con qualche telefonata rapida, giusto per dirsi che si ci pensava e che si ci voleva bene. Arrivò finalmente l’era di Facebook ma all’inizio non si capiva bene ancora cosa farci. Un giorno però ci ritrovammo e così abbiamo ripreso i contatti per non lasciarci più!”.

“Serij ormai è un uomo, abbiamo pochi anni di differenza. È padre di una bellissima bambina bionda, quando nacque ricevemmo la sua foto su whatsapp in piena notte, proprio come fanno i parenti più stretti. Sergio tornò a presentarci la sua famiglia perché noi in realtà lo siamo! Da quando sono iniziati i bombardamenti siamo in tilt perché sotto quelle bombe c’è una parte del nostro cuore. Vorremmo avere i mezzi per prenderli e portali a casa qui in Italia”. E’ la storia di legami, di fortissimi rapporti che travalicano le frontiere. Non dimentichi un fratello. E hai paura per le bombe che lo minacciano, insieme agli altri.

“È incredibile – scrive Elisa – come la mia generazione, mio fratello, solo per essere nato in una nazione diversa fin da piccolo lotti per la sopravvivenza: radiazioni e guerra sempre un costante nella loro quotidianità. Sergio da un po’ di anni era sereno, come tutto il suo popolo: un lavoro, una casa, la famiglia, amici, ama viaggiare forse anche per cercare di recuperare gli anni dove l’unico viaggio era verso casa nostra in Sicilia. Adesso non so come chiudere questo racconto… Già da un po’ mio padre aveva detto a Serij che ciò che raccontavano i nostri media non faceva presagire buone cose, di prendere la sua famiglia e venire da noi, ma lui invece era positivo! Io so solo che vorrei mio fratello a casa con noi al sicuro… anche se per ora il concetto di sicuro è molto precario. Serij i love you, la tua seconda famiglia prega e ti aspetta!”. Parole di affetto e di paura, naturali quando temi che l’irreparabile cancelli una parte preziosa del tuo cuore. Ma è questo che fa la guerra.


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