Il commissario dello Stato per la Regione siciliana Carmelo Aronica (nella foto) ha impugnato tre articoli del ddl “‘Norme stralciate dal titolo Disposizioni in materia di contabilità e di patto di stabilità regionale” approvato, il 28 dicembre scorso, dopo lo stralcio della norma sull’esercizio provvisorio.
Il commissario, in particolare, è intervenuto sugli articoli che riguardano il Credito d’imposta (70 milioni previsti nel ddl), la Formazione professionale (20 milioni da versare nel Fondo di garanzia) e le agevolazioni per la “ricomposizione finanziaria” (una serie di esenzioni e riduzioni in favore di acquirenti di terreni agricoli). Insomma, dopo aver di fatto “neutralizzato”, una settimana fa, il “piano triennale di assunzioni” previsto dal governo e poi dalle commissioni dell’Ars, ecco un’altra “mutilazione” dolorosa. E il motivo è lo stesso di quello che costrinse l’Assemblea a produrre in una sola giornata una nuova norma che garantisse quantomeno la proroga dei contratti dei precari: mancanza di copertura finanziaria (con conseguente violazione dell’articolo 81 della Costituzione).
I 70 milioni per il Credito d’imposta erano stati stanziati per consentire di accedere alle agevolazioni a tutti quei soggetti che erano rimasti fuori dai finanziamenti elargiti attraverso il “click day”. Ma secondo il Commissario Aronica, il capitolo di bilancio individuato per sostenere l’intervento non era sufficiente. Si trattava di un Fondo indisponibile costituito da una quota d’avanzo di amministrazione per l’anno 2000. Soldi di cui la Regione è creditrice, ma che non ha finora riscosso. Ed è proprio sul punto che interviene il Commissario, definendo quei soldi come “residui di incerto titolo e dubbia riscossione”, e qualificando la scelta di quel capitolo di bilancio per il finanziamento del Credito d’imposta come un “artificio contabile privo di attendibilità riguardo all’effettiva esistenza di mezzi finanziari”.
Riguardo ai soldi per il Fondo di garanzia dei lavoratori della Formazione professionale, il Commissario spiega come la modifica voluta nel ddl impugnato, di fatto esclude il limite temporale di un anno scandito dalla legge finanziaria attraverso la quale il Fondo stesso trova copertura. “Il previsto venir meno della quantificazione annuale dello stanziamento – scrive Aronica – e, si ripete, della correalata indicazione dei mezzi con cui far fronte agli oneri previsti, consentirebbe l’iscrizione diretta nel bilancio di nuove e maggiori spese prive di specifica e puntuale copertura”. Violando così, anche in questo caso, due commi dell’articolo 81 della Costituzione.
Sull’ultimo punto, quello riguardante le agevolazioni per le ricomposizioni fondiarie, il Commissario sottolinea come le minori entrate previste da queste agevolazioni (100 mila euro l’anno) siano state calcolate in maniera del tutto arbitraria, e in una cifra assai distante da quella registrata, con lo stesso intervento, negli anni passati. E nessun chiarimento in merito si troverebbe nella relazione tecnica presentata dal governo. Anche in questo caso, quindi, ecco la violazione dell’articolo 81 e l’impugnazione dell’articolo.
Al di là degli aspetti puramente tecnici, adesso, la questione rischia di diventare più marcatamente “politica”. E per la verità, già nella seduta del 28 dicembre, i parlamentari avevano dimostrato in qualche modo di temere l’intervento del Commissario. Non a caso, il ddl sull’esercizio provvisorio, inizialmente unico, è stato “spacchettato” in due: uno contenente le norme per le proroghe dei contratti (legate alla durata stessa dell’esercizio provvisorio) e un altro contenente tutto il resto, dalle modifiche alla legge 104, alle deroghe al patto di stabilità, alle incompatibilità all’interno degli enti locali. E, appunto, anche gli interventi legati al Credito d’imposta e alla Formazione professionale. Tema, quest’ultimo, particolarmente spinoso, che coinvolge migliaia di lavoratori.
L’Ars ha già annunciato un ricorso alla Consulta sull’impugnativa del ddl sulle stabilizzazioni, spiegando che, in fondo, il Commissario in quel caso non avesse toccato l’impianto della legge, ma avesse sollevato dubbi solo sulla copertura finanziaria. Scena replicata oggi. Anche su questa impugnativa, l’Ars proporrà ricorso?