Anche lui è finito nella rete. Poco dopo le 16 Filippo La Rosa non ha opposto resistenza e si è consegnato agli uomini della Dia di Palermo. Latitante dal 1993, La Rosa, 45 anni, è considerato il reggente del mandamento di Ciaculli, alle porte di Palermo, feudo della storica famiglia mafiosa dei Greco. Proprio per il “papa” – soprannome attribuito a Michele Greco – ha compiuto diversi omicidi fra cui quello di Giovanni Fici, nel 1988, per cui ha subito una condanna all’ergastolo. Secondo i pentiti avrebbe fatto parte del “gruppo di fuoco” della famiglia di Cacuulli che ha imperversato durante la seconda guerra di mafia all’inizio degli anni ’80.
Gli investigatori, coordinati dal pm Marzia Sabella della Dda di Palermo, sono intervenuti quando sono stati certi della presenza del latitante in un terreno di proprietà della sua famiglia a Ciaculli. In un box, nascosto da un vasto agrumeto, il boss avrebbe trascorso l’ultimo periodo della sua latitanza. La Rosa era stato coinvolto, con il boss stragista di Brancaccio Giuseppe Graviano, nelle indagini sull’omicidio del barone Antonio D’Onufrio, freddato a Ciaculli nel 1989. La Cassazione ha però annullato la sentenza e i due imputati sono stati scagionati.
Anche lui è finito nella rete. Poco dopo le 16 Filippo La Rosa non ha opposto resistenza e si è consegnato agli uomini della Dia di Palermo. Latitante dal 1993, La Rosa, 45 anni, è considerato il reggente del mandamento di Ciaculli, alle porte di Palermo, feudo della storica famiglia mafiosa dei Greco. Proprio per il “papa” – soprannome attribuito a Michele Greco – ha compito diversi omicidi fra cui quello di Giovanni Fici, nel 1988 per cui ha subito una condanna all’ergastolo. Secondo i pentiti avrebbe fatto parte del “gruppo di fuoco” della famiglia di Caiculli che ha imperversato durante la seconda guerra di mafia all’inizio degli anni ’80.
Gli investigatori, coordinati dal pm Marzia Sabella della Dda di Palermo, sono intervenuti quando sono stati certi della presenza del latitante in un terreno di proprietà della sua famiglia a Ciaculli. In un box, nascosto da un vasto agrumeto, il boss avrebbe trascorso l’ultimo periodo della sua latitanza. La Rosa era stato coinvolto, con il boss stragista di Brancaccio Giuseppe Graviano, nelle indagini sull’omicidio del barone Antonio D’Onufrio, freddato a Ciaculli nel 1989. La Cassazione ha però annullato la sentenza e i due imputati sono stati scagionati.