Gentile Direttore,
Abbia pazienza se ogni tanto la coinvolgo nelle mie ‘pensate’ ma mi smarrisco e ho bisogno del suo aiuto.
Da qualche giorno impazza sui social il video di questo amabile topino che graziosamente rosicchia resti di rifiuti nel cestino gettacarte, giusto di fronte il Teatro Massimo. Converrà direttore che si tratta di uno dei monumenti che rappresentano una vera eccellenza della nostra città al di là dei meriti del Sindaco attuale, così come di quelli che lo hanno preceduto.
Un po’ come il percorso arabo-normanno patrimonio dell’umanità.
Ho seguito le cronache di questo piccolo episodio di quotidiano sudiciume e mi sono convinto che si è trattato di una geniale operazione di pubblicità per esaltare la bellezza del nostro teatro dell’opera. Pensi direttore, il Teatro Massimo ripreso in tutto il mondo grazie ad un topino. Ho provato anch’io tenerezza e ammirazione per questo “topino star” per niente disturbato di essere fotografato e ripreso mentre consumava il suo pasto. Ci deve essere abituato, chissà da quanto tempo, indisturbato, va in quel posticino a prendere un boccone. Le cronache lo hanno trattato come una vera star e nonostante una recente ricerca abbia svelato che gli italiani temono buio e topi (più della perdita del lavoro), l’episodio è stato registrato solo come un coup de théâtre del mitico topino. Per il resto tutto a posto. La raccolta dei rifiuti va bene e Rap è un’azienda in salute. Conti in ordine pure al Comune dove fortunatamente sono finiti i tempi del rischio dissesto paventato dall’attuale Sindaco per la precedente amministrazione e per la verità, anche da qualcun altro che aveva più volte parlato di un debito del Comune di 500 milioni.. Allora eravamo però in un’altra epoca, quella del Sindaco inadeguato che poi però ‘inaspettatamente’ lasciò un avanzo di gestione di 5 milioni e ottocentomila euro. Ma come è possibile si chiesero i più avveduti? Ed il debito di 500 milioni è mai esistito? No, direttore, mai esistito!! Misteri della comunicazione e della psicologia sociale. Però, io li capisco, è successo anche a me. Io ormai la penso come loro, come lui e gli adepti della sua setta. Siamo in tanti, direttore, ci sono giornalisti, magistrati, il PD con tutte le sue articolazioni, compresi i fuoriusciti ( si sì incredibile ma è così) ed abbiamo anche adesioni di illustri rappresentanti di Forza Italia, e badi bene, pezzi grossi mica mezze calzette. Ci siamo tutti convinti che siamo dei fortunati a vivere in una città dove tutto funziona, che è amministrata in maniera straordinaria e dove esiste un sindaco illuminato e illuminante. Tempo fa ha detto: ”Palermo ha saputo trasformarsi attraverso un percorso di riappropriazione identitaria, a partire da ciò che più profondamente la caratterizza ovvero Il Mediterraneo dei popoli e il Mediterraneo come orizzonte. Palermo è stata per secoli crocevia di diverse culture, luogo d’incontro e di scontro il cui risultato è un armonico sincretismo tra occidente e medioriente.” Non è bellissima questa frase ho detto ad un mio amico? Diego, mi ha risposto: ma di cosa stai parlando? La città è un disastro e siamo al fallimento. Vabbè, dai, gli ho detto, però è una bella frase e la città è davvero divenuta una casbah. Il mio amico è psicologo e si è preoccupato per me. Lui è da molto tempo convinto che a Palermo ci sia una sorta di suggestione collettiva, che porta anche persone intelligenti ad uniformarsi a giudizi che sarebbero impossibili con la semplice osservazione di dati oggettivi.
Sa, direttore, un po’ quello che è successo all’ignaro soggetto che fu sottoposto all’esperimento di Asch.
Solomon Asch era uno psicologo polacco e, per dimostrare la sua tesi, aveva formato un gruppo di soggetti che erano tutti suoi complici tranne uno. A ciascuno di loro mostrava delle linee disegnate in due fogli diversi. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea che come lunghezza era corrispondente nei due fogli. I complici rispondevano in maniera concorde e palesemente errata. Il soggetto sottoposto all’esperimento che doveva rispondere per ultimo o penultimo, rispondeva anche lui in maniera scorretta, conformandosi alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui.
L’assunto di base dell’esperimento consiste nel fatto che l’essere membro di un gruppo ( ed un po’, aggiungo io, nel nostro caso, sentirsi appagati sotto forme diverse, di appartenere a quel gruppo) è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona.
Ogni tanto fortunatamente accade, però, che qualcuno si rende conto che la linea indicata dagli altri non è per niente uguale, si accorge di essere preso per i fondelli, si sottrae alla pressione del gruppo e dichiara ciò che vede realmente e non ciò che sentiva di “dover” dire. Mi hanno girato ieri su whatsapp un post di una signora che è sempre stata una sfegatata appartenente al ‘gruppo’ e che su Facebook ha scritto: No, non mi piace. Non mi piace lo sbrodolamento della città fantastica, wow, moderna, i diritti per tutti! mentre viverci è un inferno…. Non mi rompete le palle con trionfalismi, non ci casco più …non mi parlate di carta dei diritti se i diritti sono questo schifo ,questo disprezzo e questo schiavismo. Che le devo dire, direttore, sarà stata la fobia dei topi che secondo il centro studi Coop è notevolmente aumentata, certo è che la signora pare si sia accorta che a Palermo oltre al topino star c’è anche il topone superstar, nel senso, naturalmente, di grosso topo.