Un flop il “ritorno” di Cuffaro | Utile spauracchio per Orlando - Live Sicilia

Un flop il “ritorno” di Cuffaro | Utile spauracchio per Orlando

Era stato indicato dal sindaco come una “minaccia”. Ma il Cantiere popolare dei fedelissimi dell’ex governatore è fuori da Sala delle Lapidi.

Amministrative
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PALERMO – E dire che su quel timore era stata basata una buona parte della campagna elettorale del sindaco vincente Leoluca Orlando. Il ruolo dell’ex presidente Totò Cuffaro, tornato secondo gli avversari pienamente nell’agone politico, avrebbe potuto sovvertire le sorti di questa campagna elettorale, indirizzare il voto verso la “palude”, come ha detto l’abile Orlando.

Alla fine, scopri che quella paura valeva appena il quattro per cento. Una quota che non consentirà ai cuffariani lealisti (ossia quelli che non hanno optato per altri lidi, compresi quelli delle liste di Orlando) nemmeno di accedere a Sala delle Lapidi. La paura valeva il 4,2 per cento, per essere precisi

Eppure, si è gridato a lungo “al lupo, al lupo”. Contro quella presenza che doveva essere ingombrante, e alla fine si è rivelata così discreta da essere politicamente insignificante. Quello dei cuffariani alle ultime amministrative è stato un flop. Onestamente ammesso, in fondo, da Saverio Romano, che a Livesicilia ha detto: “Ci aspettavano certamente qualcosa di più”.

E in effetti, se si proprio si deve parlare di un impegno in prima persona di Totò Cuffaro nella competizione elettorale, bisognerebbe anche ammettere che questo intervento ha provocato, semmai, solo guai ai “cuffariani” e probabilmente allo stesso Ferrandelli. E nel primo caso parlano i numeri. Il Cantiere popolare, in occasione delle elezioni amministrative del 2012, infatti, aveva ottenuto il 6,18 per cento. Quasi due punti in più del “Cantiere” di oggi, con Cuffaro nuovamente – questo lo spauracchio agitato da Orlando – “operativo”. Un partito che alla Regionali, poi, pochi mesi dopo avrebbe ottenuto un risultato di poco inferiore al sei per cento, ma che nel collegio di Palermo è riuscito a conquistare il 7,5 per cento dei consensi. E con questi, due seggi a Sala d’Ercole.

Oggi, come detto, il Cantiere popolare dei minacciosissimi cuffariani, si è fermato poco sopra il quattro per cento. Che, giusto per misurare le cose con una unità di misura qualsiasi, rappresenta poco più della metà dei voti ottenuti dalla lista “Per Palermo con Fabrizio” messa su da Marianna Caronia. Lo stesso risultato, voto più, voto meno, ottenuto dalla lista a sostegno di Orlando voluta e guidata dal solo Totò Lentini.

Era questa la minaccia rappresentata dai cuffariani. Che si è rivelata inesistente, nonostante gli allarmi lanciati dagli ambienti vicini a Orlando. E che lo stesso sindaco (ri)eletto ha tirato fuori persino ieri, nella conferenza stampa della festa: “L’elezione – ha dichiarato Orlando – ha fatto chiarezza. Le liste cuffariane non hanno ottenuto il 5 per cento. Qualcuno non ha capito che il mondo è cambiato. Noi siamo gli innovatori”. Probabilmente, però, il mondo era cambiato già da un po’. Ed era cambiato anche nei giorni in cui si urlava “al lupo, al lupo”, o all’”uomo nero” del Cantiere popolare.

E così, la minaccia inesistente ha fatto pure da “spunto” per l’orgogliosa affermazione di una vittoria non solo politica, ma “sociale”, etica, morale. Una vittoria contro un avversario che valeva la bellezza di 4 punti percentuali. E che non è riuscito a portare a Sala delle Lapidi nemmeno i candidati più vicini all’ex governatore: da Vito Raso a Nino Sirchia. Insomma, se c’è stato un ritorno di Cuffaro sulla scena politica palermitana, questo si è risolto in un flop. Altro destino per tanti ex “cuffariani”, uomini con esperienze nell’Udc dell’ex presidente e persino nei partiti centristi più marcatamente legati all’uomo politico di Raffadali. Eletti, alcuni di questi, nelle liste di Orlando, con una pioggia di voti. Ma quello, si intende, è solo il “lato buono” del cuffarismo.


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