Un mare di morti - Live Sicilia

Un mare di morti

(di Francesco Terracina ANSA) 250, forse di più, fanno naufragio a 39 miglia dalla costa di Lampedusa quando sono circa le due della notte tra Martedì e mercoledì. La Guardia costiera ne salva 48, un peschereccio ne prende a bordo 3: tra loro due donne, una incinta all'ottavo mese.
Cronache della tragedia
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(di Francesco Terracina ANSA) 250, forse di più, fanno naufragio a 39 miglia dalla costa di Lampedusa quando sono circa le due della notte tra Martedì e mercoledì. La Guardia costiera ne salva 48, un peschereccio ne prende a bordo 3: tra loro due donne, una incinta all’ottavo mese. Gli altri sono ancora lì, corpi sbattuti tra le onde che raggiungono 4 metri. Non doveva finire così la storia di questi profughi partiti dal porto libico di Zuwarah. Il mare era l’ultima tappa di un viaggio cominciato dall’Africa sub-sahariana e durato mesi, se non anni. E invece la loro barca, un legno di 13 metri, non ha retto. Quando a bordo hanno visto il mare gonfiarsi, gli immigrati hanno capito che era finita. Da un telefono satellitare hanno chiamato le autorità di Malta – competente per i soccorsi in quell’area – che hanno comunicato l’emergenza ai colleghi italiani. Due motovedette della Guardia costiera sono subito salpate, mentre l’area veniva monitorata da elicotteri e aerei. Giunti sul posto, gli uomini della Capitaneria di porto hanno tentato di ”agganciare” la carretta senza più governo, che già imbarcava acqua, lanciando una cima. A bordo il peso si è squilibrato, la barca si è piegata su un fianco e rovesciata. Così si è compiuta la tragedia.

La sommaria dinamica è quella ricostruita dai sopravvissuti, arrivati intorno alle 11 di ieri, su due mootovedette, al molo Favaloro di Lampedusa, dove sono stati avvolti in coperte termiche e alcuni accompagnati al poliambulatorio dell’isola. Il racconto dei soccorritori è ancora più agghiacciante: ”Uomini, donne e bambini cadevano dalla barca e andavano giù come piombo. Un inferno. Alcuni sopravvissuti li abbiamo presi per i capelli”. Non è servito lanciare zattere e salvagenti in acqua, tutto è accaduto in un attimo. Da quanto si apprende, le indicazioni riferite dai naufraghi ai maltesi sarebbero state sommariamente girate alle autorità italiane. Il contenuto delle comunicazioni non avrebbe lasciato presagire che si trattava di una emergenza così grave. Solo quando i soccorritori sono arrivati sul posto hanno visto che lo scafo aveva una falla. Le ricerche di altri sopravvissuti sono state sospese ieri con il buio, dopo che sono andate avanti per tutto il giorno, con l’ausilio della nave ”Flaminia”.

Le speranze di trovare vivo qualcuno sono al lumicino. Il racconto fatto dall’equipaggio di un elicottero della Guardia di finanza dà la dimensione della sciagura: ”Abbiamo visto decine di corpi galleggiare a gruppi, e comparandone le dimensioni abbiamo capito che in mare c’erano anche bambini. Speravamo che qualcuno agitasse una mano. Non è accaduto”. Però è successo che poco prima delle 14 arrivasse in porto un peschereccio di Mazara del Vallo, il ”Cartagine”. A bordo aveva tre sopravvissuti, salvati nel buio. Il comandante, Francesco Rifiorito, ha raccontato di aver ricevuto l’allarme dalla Guardia costiera intorno alle due, quando stava effettuando una battuta di pesca a dieci miglia dal luogo del disastro. Ha tirato su le reti e invertito la rotta. ”Non si vedeva nulla – ricorda – si sentivano solo urla. Sono state le grida a guidarci in un punto dove abbiamo lanciato le cime alle quali tre naufraghi si sono aggrappati. Un altro comandante guarda sconsolato il mare: è Antonio Morana, che a Lampedusa guida la Capitaneria di porto. Di gente ne ha salvata. ”Non si fa – dice – Non si mandano queste persone a morire cosi”’. E azzarda l’ipotesi che ormai i mercanti di uomini abbiano ridotto a zero i loro rischi: su queste barche, spiega, vengono installati dei Gps, programmati su una rotta. I migranti vengono stipati sulle carrette e spinti in mare, in balia delle onde, senza nessun marinaio; al suo posto uno strumento che gracchia.


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