Un ramoscello d'ulivo per Alajmo |Biondo, Orlando e la nuova virata - Live Sicilia

Un ramoscello d’ulivo per Alajmo |Biondo, Orlando e la nuova virata

Leoluca Orlando e Roberto Alajmo

Il sindaco tende la mano al direttore. Cda e soci dovranno assicurare un futuro al teatro.

PALERMO – Un ramoscello d’ulivo, “nascosto” fra le righe di una lettera inviata alla Regione e al cda, ma che segna una nuova, decisa virata (dopo quella sulla Ztl di Palermo ndr) rispetto alle ultime settimane e fa intravedere la possibilità di una riconciliazione dopo una rottura che ha destato scalpore a livello nazionale. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando tenta la ricucitura con il direttore dello Stabile Roberto Alajmo, indicato in quel ruolo dallo stesso Professore.

Un rapporto all’apparenza solidissimo, almeno fino a quando il primo cittadino non ha chiesto un piano di tagli da 1,2 milioni di euro l’anno per il triennio, puntando il dito contro la gestione dei conti e parlando in un comunicato stampa del Biondo come di un’isola “infelice”. Una sortita per nulla gradita ad Alajmo, sentitosi sfiduciato e che per questo ha presentato le proprie dimissioni. L’interessato per il momento non commenta, ma chi gli sta accanto parla di una persona stanca, stressata, che si è sentita mandata in guerra e non supportata.

Del resto risollevare il Biondo era un’impresa improba: debiti con le banche, spettacoli al minimo, reputazione in picchiata e tagli ai trasferimenti dei soci. Il comune di Palermo, tra il 2008 e il 2009, ha cancellato 2,8 milioni, la Provincia è sparita con i suoi 700 mila euro, il che ha costretto a ricorrere a continui debiti e interessi; eppure Alajmo ha coinvolto Emma Dante, rimesso in piedi la scuola, puntato su nuove produzioni tanto che, diffusasi la notizia delle dimissioni, il mondo della cultura, a livello nazionale, si è schierato al suo fianco.

Una levata di scudi che potrebbe avere influito sulla scelta del sindaco, che si trova con un’altra grana: sostituire Alajmo, in un momento del genere, sarebbe complicato visto che guidare lo Stabile sarebbe un suicidio, dato un cartellone è più in bilico che mai. Ecco perché le diplomazie in queste settimane hanno lavorato alacremente per tentare la ricucitura. Del resto, a Orlando non conviene avere un Teatro azzoppato alla vigilia di una campagna elettorale che si annuncia infuocata.

La giornata di oggi sarà decisiva: alle 11.30 il cda dovrà discutere del piano di risanamento, che però non arriverà mai agli 1,2 milioni chiesti da Orlando ma si fermerà sotto il mezzo milione; alle 18 l’assemblea dei soci che dovrà dettare la linea. Soltanto al termine della giornata si capirà se Alajmo resterà o meno al suo posto: l’unica possibilità è che cambino le condizioni dettate da Orlando, ossia che si riveda il taglio da 1,2 milioni che i tecnici definiscono impossibile su un bilancio da 6 milioni, specie in un 2016 in cui quasi tutto è già stato speso. L’unica ipotesi sarebbero i licenziamenti, ma anche quelli hanno un costo non indifferente e segnerebbero la fine del Teatro. La Regione dal canto suo dovrà battere un colpo: gli ispettori annunciati non sono mai arrivati e del resto l’ente conta due consiglieri di amministrazione su cinque e per giunta un revisore dei conti. Insomma, avrebbe tutti gli strumenti per passare ai raggi X lo Stabile, se lo volesse.

Orlando, nella lettera di ieri, chiedi di tagliare le spese e di puntare sui prepensionamenti, evitando i licenziamenti, parla di un piano “sotto la direzione di Roberto Alajmo” e chiede alla Regione di versare la sua quota, visto che quella comunale è stata sbloccata con l’approvazione del bilancio. Infine punta alla nuova candidatura di Teatro Nazionale e a realizzare sinergie nazionali, regionali o locali, alla ricerca di nuovo fondi: un modo per uscire dall’angolo, riallacciare con Alajmo e rilanciare lo Stabile la cui sopravvivenza è sempre più simbolicamente determinante per una città che nel 2018 ospiterà Manifesta e che si candida a capitale italiana della cultura.


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